
"
Perché ti piacciono quei parrucconi?". Me l'avranno chiesto mille volte. Che i "parrucconi" fossero vecchie volpi proto-punk (
New York Dolls), meteore di metal ruffiano (
Tuff) o rockstar al borotalco (
Marc Bolan), poco cambiava. Il fil rouge del
glam, dal rock al punk al metal, è lo stesso. Il travestitismo, l'ambiguità sessuale, l'ammiccamento continuo, l'eccesso on e off stage, la malcelata vena malinconica tipica del clown.
Chiaramente il glam era/è solo uno dei numerosi generi e sottogeneri musicali di mio interesse: non c'è motivo di sclerotizzarsi, con tanta
buona musica in giro. E infatti ho il thrash, il death, il power metal (quello VERO: quindi storia antica) e poi via con altri generi: musica italiana, colonne sonore, hardcore, noise, qualcosa di stoner (praticamente solo i Kyuss...), punk, garage, surf, rock'n'roll, ecc. Ma una cosa non ha mai contraddetto l'altra:
arricchirsi musicalmente era ed è più importante che
combattere crociatine del cazzo contro generi non di mio gradimento. Esempio: la famosa "musica da discoteca", anch'essa con le sue mille sottoetichette. Quando hai
quindici anni ti imbarchi in battaglie stile "metallaro vs discotecaro"; a
trent'anni suonati te ne freghi e tiri diritto per la tua strada. Anche perché non esiste una musica "migliore di un'altra", ed il campanilismo giovanile fa spazio ad una maturità anche musicale. Anzi, ti capita di ritrovarti più critico nei confronti del metal, che conosci più di altri generi, che col pop o la disco. Io che già da ragazzo adoravo
sia thrash che glam non capivo perché si dovesse stare da una parte e non dall'altra. Chiaro che lo capisca ancora meno oggi.

Sabato ho approfittato di una bella seratina low-cost allo
Zero Circus: una
convention glam nazionale con due band live e dj set a tema. Tra
David Bowie,
T-Rex,
Rocky Horror Picture Show ed altre amenità ho passato una bella serata. Spensierata, allegra, carnascialesca. E c'era un po' di tutto nel pubblico: gente esteticamente normale (sarebbe ora di smettere di considerarlo un
reato negli eventi metal: tutti a rifuggire le "uniformi" e poi appena vedi uno con jeans e maglione scatta l'ostracismo...), metallari tout-court di scuola teutonica, sciacquette minorenni agghindate stile
Vixen, semplici capelloni. Era bello che tutti fossero lì semplicemente per divertirsi. "Divertirsi" dovrebbe essere una componente fondamentale di un ritrovo musicale. Purtroppo il "
metallaro medio",
musone,
insofferente,
crociato del nulla, il divertimento
non sa spesso nemmeno cosa sia. Più facile criticare l'assolo ciccato, il giubbotto "non giusto", i suoni bruttini, la birra troppo calda, l'altro metallaro con la maglietta del gruppo sbagliato. Occhio, mi ci metto anch'io. Mi è facile riconoscere questo trend generale proprio perché ci sono cascato anch'io. Certo metal, o meglio, certa musica, ha però delle funzioni quasi
terapeutiche, almeno nel mio caso. E con essa mi aiuto a tenermi su di umore, quando per indole personale tenderei a vedere solo quello che non mi va.

Poi leggo commenti di altri presunti "fratelli della fede", postati su un sito che non vale la pena riportare, proprio riguardo la serata di sabato. Commenti di un'acidità così gratuita che fanno venire voglia di "non essere" un metallaro, per non venir confuso con quella gentaglia. Frasi tipo "
Ma ci sono ancora in giro quei froci?" o "
Bene che si riuniscano ancora, così abbiamo qualcosa di cui ridere". E poi i "geni" si firmano citando canzoni dei
Judas... No, dico: i Judas. Che faccio? Rispondo e faccio loro presente che mr.
Halford (uno dei miei cantanti preferiti, tra l'altro) è un noto
omosessuale che da trent'anni va in giro vestito come il poliziotto dei Village People? Cui prodest? Non ci arriverebbero, nemmeno a fargli un disegnino. Forse hanno quindici anni e sono ancora nella fase che io ho superato. Oppure sono destinati a riproporre vita natural durante lo stereotipo del "metallaro medio": un
disadattato manesco e un po' destrorso (quindi macho fino al parossismo: nessuna concessione effemminata), un
nerd che compensa le proprie frustrazioni con la "bravura" dei suoi idoli (dai Dream Theater al prog vero e proprio: in cerca di "vera musica", spesso trovando solo "finta tecnica"), un generico
depresso che ha solo bisogno di un habitat che favorisca la sua negatività (bandendo ogni divertimento). Io non mi sento
nessuno dei tre. Ho avuto momenti che calzavano queste tre
pessime derive, ma sento di (e voglio) essere
altro. Principalmente me stesso, con la mia voglia di sfogare tensione e rabbia nella (e con la) musica, ma anche con la voglia di vivere, di godere e (anche solo virtualmente) strafare che il glam ed il rock'n'roll in generale promuovono così bene, da così tanto tempo.
E poi che gusto ci sarà mai a fare gli sfigati col paraocchi a tutti costi non lo so proprio.
Rockate e siate felici, cazzo.
"We will bring you down!" (Sammi Curr)
Etichette: metal