BASTA TEOCRAZIA: fuori Dio dallo Stato e dalla Pubblica Istruzione!
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23 marzo 2006

Terrazze in fiamme

No. Non mi riferisco alle violenze per le strade francesi di questi giorni (mi si "consenta": se avessimo avuto lo stesso slancio noi, al momento della legge Biagi, forse oggi non avremmo il mercato del lavoro che abbiamo -la "tratta dei flessibili"-).
E' un titolino buttato là, per celebrare la semina appena conclusasi: oltre ai già collaudati peperoncini calabresi quest'anno ho seminato anche tre tipi di peperoncino più voluminosi (una treccia comprata non so dove, ma dai colori smaglianti) e soprattutto due specie acquistate appositamente per testare la soglia di sopportazione umana in fatto di piccantezza.
La prima è semplicemente "forte": tipo "Patty", rotondi, gialli o verdi, forse destinati ad essere farciti (questo si vedrà).
La seconda è la vera sfida: tipo "Habanero rosso". Per dare un'idea della minaccia che rappresenta per il palato, riporto alcuni valori della Scala di Scoville*: 40-50 volte più forte di un Jalapeño! Speriamo bene...

Habanero 100,000 - 350,000
African birdseye (noto anche come "piripiri", "pilipili", "African Devil") 100,000 - 225,000
Jamaican hot 100,000 - 200,000
Cayenna della Carolina 100,000 - 125,000
Tabiche 85,000 - 115,000
Chiltepin 50,000 - 100,000
Rocoto 50,000 - 100,000
Pequin 40,000 - 58,000
Super chile 40,000 - 50,000
Santaka 40,000 - 50,000
Cayenna 30,000 - 50,000
Tabasco 30,000 - 50,000
Serrano 5,000 - 23,000
Hot wax 5,000 - 10,000
Chipotle 5,000 - 10,000
Jalapeño 2,500 - 8,000

* Scala di misura della piccantezza di un peperoncino, dal nome dal suo ideatore, Wilbur Scoville, che sviluppò il SOT (Scoville Organoleptic Test) nel 1912.

15 Comments:

Anonymous Anonimo said...

Mmm, non conoscevo ancora questa tua condivisibilissima passione per il piccante! Hai mai provato in maniera impropria la salsa Harissa? Dove per impropria si intenda spalmata su una fetta di pane come se fosse Nutella...

23 marzo, 2006 16:16  
Blogger JonVendetta said...

Diamine, no! Senti, perché non si fa un'uscitina a quattro per mangiare cosine genuine e piccanti?

23 marzo, 2006 16:19  
Blogger JonVendetta said...

Ops. Vedi? Ho sbagliato "Marco"...
Non che non voglia mangiare con te (hahaha), ma è geograficamente improbabile...
Marco "2", where are you? :-)
Che figura...

23 marzo, 2006 16:30  
Anonymous Anonimo said...

No problema Jon! Ma se ti trovi dalle parti della Sicilia orientale butta un riff (meglio di un fischio) sulla mia mail e organizziamo una grand bouffe con peperoncini infuocati cresciuti al caldo della mia terra...
:)

23 marzo, 2006 18:50  
Anonymous Anonimo said...

Ma soprattutto vieni amngiare una granita come si deve... :D

23 marzo, 2006 23:29  
Blogger JonVendetta said...

....E infatti c'è una piccola gelateria, in centro, di gestione sicula! Ergo so di cosa siete capaci voialtri quando il caldo si fa insopportabile! Granita alla fragola con panna o semplice granita al caffè sono le due varianti che preferisco.
Basta solo che non comincino a fioccare noci, derivati della mandorla e frutta candita in ogni piatto e per il resto sono con voi! :-)

24 marzo, 2006 01:49  
Anonymous Anonimo said...

Vero Phy, in estate quella "vera granita siciliana" che ho preso a Firenze era piuttosto discutibile! Lo so, prendere una granita a Firenze è come chiedere i pizzoccheri a Trapani ma volevo vedere fino a che punto poteva spingersi il mio masochismo!

24 marzo, 2006 01:49  
Blogger JonVendetta said...

Ops.
Spero non fosse la stessa gelateria...

24 marzo, 2006 01:53  
Blogger JonVendetta said...

E comunque in tema di cibo "massacrato" cito solo due casi esteri: un piatto (no scodella: piatto piano!) di spaghetti scotti e sciapi, sommersi da uno strato di funghi-carne-parmesan-varie-ed-eventuali "gustato" in una casa inglese e la pazzesca rosticciana con lo zucchero (!) in un ristorante newyorkese. Ecco perché, se scelgo io, quando sono via prediligo la cucina del luogo. E' assurdo andare altrove e soffrire davanti ai propri piatti reinterpretati...
Se c'è una cosa che mi fa incazzare sono gli italiani all'estero: tutti a cercare pizza e caffè, come se al mondo non ci fosse altro e sapendo che saranno delusi. Indice di provincialismo e anche di meccanica stupidità...

24 marzo, 2006 02:00  
Anonymous Anonimo said...

Non saprei, spero di no! C'è da dire che in estate sia io che Phystyle volevamo mangiare a Firenze quell'eccezionale quarto di bue che voi vi ostinate a chiamare "bistecca", la bistecca alla fiorentina. Ma facendo quattro conti in tasca, in conclusione di un viaggio da profughi, sia noi che i nostri compagni di viaggio abbiamo optato per qualcosa di più economico, un piatto di gnocchi a due euro... Per fortuna mi sono rifatto qualche settimana più tardi in Umbria tra chianine arrosto e porchette!
Come dicevo anche nel commento di prima a me piace provare le reinterpretazioni dei piatti della mia terra per puro masochismo... Ricordo infine uno strano episodio a Parigi: gita scolastica, ristorante assegnato dal tour operator. Il primo giorno il cibo servito era pessimo ma il secondo giorno la qualità era incredibilmente migliorata! Cos'era successo? Avevamo scambiato quattro chiacchiere con il proprietario, originario di Favara in provincia di Agrigento...

24 marzo, 2006 10:11  
Blogger JonVendetta said...

Haha! Comunque mi raccomando: l'esempio di pizza e caffè non era assolutamente rivolto a voi! Era una digressione scaturita dal "mangio locale perché mi fido poco". :-)
Io e Laura siamo riusciti a trovare cose ottime da mangiare pressoché ovunque: "anche" a Londra, pensa te!
Le chiacchiere col proprietario franco-siculo confermano che ovunque vai... "è tutto un magna-magna". Se sei fortunato.
O sbaglio? ;-)

24 marzo, 2006 10:23  
Anonymous Anonimo said...

riguardo il discorso della flessibilità, anche lì bisognerebbe discuterne...è ovvio ce la flessibilità fa comodo solo agli altamente specializzati. Inoltre, c'è flessibilità e flessibilità. Bloccarla tout court non avrebbe senso.
Poi, come potremmo fare noi dei movimenti di piazza come in Francia, quando se 600 studenti fanno un pò casino, si urla alla sommossa? Davvero non abbiamo ancora capito che anche le manifestazioni agitate sono un segno della democrazia, un segno del fatto che la gente protesta per qualcosa e che la politica ne deve tener conto?
Spero in un futuro di più pace sociale.

24 marzo, 2006 11:42  
Blogger JonVendetta said...

Infatti una cosa è la flessibilità "alla tedesca", concepibile in un mercato del lavoro dove la mobilità non sia una condanna a morte (o dove almeno lo sia meno che qui).
La flessibilità come ISTITUZIONALIZZAZIONE DEL PRECARIATO, DEL MOBBING e come vergognoso escamotage per ALTERARE TENDENZIOSAMENTE LE PERCENTUALI DI OCCUPAZIONE A FINI POLITICI (perché a questo serve, oltre che a favorire i datori di lavoro) non va. E' immorale. Oltretuto impoverisce le aziende stesse, a lungo andare, poiché non hanno interesse alcuno ad investire nella formazione professionale di personale "un tanto al chilo". Il perfetto esempio di questa condizione è il settore dei call center.

24 marzo, 2006 13:37  
Anonymous Anonimo said...

Infatti.
Nella mia modesta idea, il lavoro temporaneo è necessario a causa della ciclicità dell'economia, però dobbiamo cambiare i connotati del mercato del lavoro, riformare radicalmente il modo di pensare, studiare alternative etcetc..
Ma questo, si sa, è faticoso.

24 marzo, 2006 14:23  
Blogger JonVendetta said...

In questo senso una delle proposte di Prodi non era da scartare: detassare il contratto a tempo indeterminato e appesantire quello determinato, in modo da bilanciare vantaggi e svantaggi per le aziende, ma favorendo i lavoratori. Può essere semplicistico, ma in linea teorica non fa una piega. E costringere certe aziende che ci marciano a non avvalersi di più di una prestabilita quota di precari.
Il fisco è sempre la chiave. Come per il problema del lavoro in nero: rimarrà insolubile se non si colpisce duramente l'evasione fiscale, anziché legalizzarla...

24 marzo, 2006 14:49  

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