BASTA TEOCRAZIA: fuori Dio dallo Stato e dalla Pubblica Istruzione!
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28 febbraio 2007

Impressioni a caldo dalla fogna sanremese

Inizia Sanremo. Ed è subito il nulla. "Quasi" nulla.
Zero Assoluto. Appunto.
Mariangela. Una filastrocca. Voce anonima e parole vuote per un'artista nel cui palmares spicca un jingle su cui sculettavano le veline poco tempo fa (e noi imbecilli che scriviamo curricula per farci assumere alla Coop).
Premio "messaggio subliminale" al passaggio "Come quando fuori piove". Casomai qualcuno volesse giocarsela a scopa.
Francesco e Roby Facchinetti. Toccanti e veri. Come Rockfeller e Jose Luis Moreno.
Premio "esagerazione" al passaggio "La storia siamo noi". Più che storia era ricreazione.
Antonella Ruggiero. La prima canzone, per discontinua che sia, che pare parlare realmente di qualcosa ed è interpretata da una vera cantante. Ergo non piacerà a nessuno. Come farne una suoneria, d'altronde?
Premio "sapori mediterranei" al look: un panzerotto coi guanti.
Pquadro. Ancora reietti di "Amici". Sarà sempre troppo tardi quando faranno brillare gli studi del marito di Costanzo. Pathos alla Fabio Concato (sentito nei cessi di un autogrill), look da tronisti, refrain da "Ragazzi delle Ragazze" (ma Gianfranzo e Geppo avevano un'altra classe).
Premio "autocritica" al passaggio "Quanto fiato che ho sprecato".
Daniele Silvestri. Offre sempre qualcosa di buono. Almeno ritmicamente e con un fare un po' rap cerca di far dimenticare il resto delle cosiddette "canzoni". Filastrocca per filastrocca, se non altro distrugge liricamente ogni velleità dell'amorfa Mariangela.
Premio "frase in cui riconoscersi" al passaggio "Mi sono innamorato di una stronza".
Grandi Animali Marini. Un educato gruppetto rock come ce ne sono mille. Di cosa parli la canzone non l'ho capito. Soldatini?
Premio "impressionismo" al passaggio "Mi sento come un verme schiacciato da un trattore" e premio "clarinetto di Arbore" al passaggio "La tromba che ho comprato io non la so suonare".
Milva. Parole di Giorgio Faletti, capelli di "Poliziotto Superpiù", ritornello imbarazzante. Impossibile dire vere malignità su Milva. Ad essere cattivi con lei ci si ritroverebbe sistematicamente a chiedere la pena capitale per chiunque altro non abbia un millesimo del suo carisma. Che poi la canzone non lasci il segno è un altro discorso.
Jasmine. Un fungo che smentisce il luogo comune "pelle nera = voce spettacolare". Figlia d'arte. Come Gianluca Guidi.
Premio "consapevolezza" al passaggio "Sbagliare non può che farci bene a questa nostra età".
Simone Cristicchi. Non mi faceva impazzire quel poco che conoscevo ma è un artista che ha una sua personalità. E hai detto niente. Appena parte la canzone (andamento rap "ragionato") mi metto a leggerne il testo e rimango sorpreso. Adoro le parole. Non mi importa quanto retoriche possano suonare a qualcuno. Per me Sanremo inizia e finisce qui, con una bella storia, con argomenti che hanno senso, con durezza e sobrietà, stile e coraggio. Dieci e lode.
Includo le parole a fondo del post, così mi dite anche la vostra.
Marco Baroni. Difficile tornare alla "normalità" sanremese dopo un testo realmente bello. Baroni offre una rock ballad triste un po' standard, ma in giro c'è di peggio.
Nada. Sempre ultima, che io ricordi. Con una voce in bilico tra il black metal e Marianne Faithfull cerca di rendere più personale un brano che inizia come un incrocio tra il tema di "Flashdance" e una cosa qualunque dei Police ignobilmente cantilenanti. Comunque insopportabile il "Den den den den".
Premio "lungimiranza" al passaggio "Non so ballare niente". Fosse solo quello il problema.
Perdo entusiasmo e prendo in considerazione qualche libro. Dopo Cristicchi penso non ci sia più niente di interessante. Prima che io desista definitivamente hanno tempo di farsi vedere e sentire anche gli Scissor Sisters, gradevoli Bee Gees dei poveri con appena 30 anni di ritardo sul mondo, e Norah Jones (che pur non essendo artista eccelsa funge da memento professionale per i presunti talenti nostrani).
Spengo la TV, apro il libro e tutto mi sembra migliore.
Soprattutto la musica.

"Ti regalerò una rosa"
Ti regalerò una rosa
Una rosa rossa per dipingere ogni cosa
Una rosa per ogni tua lacrima da consolare
E una rosa per poterti amare
Ti regalerò una rosa
Una rosa bianca come fossi la mia sposa
Una rosa bianca che ti serva per dimenticare
Ogni piccolo dolore
Mi chiamo Antonio e sono matto
Sono nato nel '54
E vivo qui da quando ero bambino
Credevo di parlare col demonio
Così mi hanno chiuso quarant'anni dentro a un manicomio
Ti scrivo questa lettera perchè non so parlare
Perdona la calligrafia da prima elementare
E mi stupisco se provo ancora un'emozione
Ma la colpa è della mano che non smette di tremare
Io sono come un pianoforte con un tasto rotto
L'accordo dissonante di un'orchestra di ubriachi
E giorno e notte si assomigliano
Nella poca luce che trafigge i vetri opachi
Me la faccio ancora sotto perchè ho paura
Per la società dei sani siamo sempre stati spazzatura
Puzza di piscio e segatura
Questa è malattia mentale e non esiste cura
Ti regalerò una rosa
Una rosa rossa per dipingere ogni cosa
Una rosa per ogni tua lacrima da consolare
E una rosa per poterti amare
Ti regalerò una rosa
Una rosa bianca come fossi la mia sposa
Una rosa bianca che ti serva per dimenticare
Ogni piccolo dolore
I matti sono punti di domanda senza frase
Migliaia di astronavi che non tornano alla base
Sono dei pupazzi stesi ad asciugare al sole
I matti sono apostoli di un dio che non li vuole
Mi fabbrico la neve col polistirolo
La mia patologia è che son rimasto solo
Ora prendete un telescopio... misurate le distanze
E guardate tra me e voi... chi è più pericoloso?
Dentro ai padiglioni ci amavamo di nascosto
Ritagliando un angolo che fosse solo il nostro
Ricordo i pochi istanti in cui ci sentivamo vivi
Non come le cartelle cliniche stipate negli archivi
Dei miei ricordi sarai l'ultimo a sfumare
Eri come un angelo legato ad un termosifone
Nonostante tutto io ti aspetto ancora
E se chiudo gli occhi sento la tua mano che mi sfiora
Ti regalerò una rosa
Una rosa rossa per dipingere ogni cosa
Una rosa per ogni tua lacrima da consolare
E una rosa per poterti amare
Ti regalerò una rosa
Una rosa bianca come fossi la mia sposa
Una rosa bianca che ti serva per dimenticare
Ogni piccolo dolore
Mi chiamo Antonio e sto sul tetto
Cara Margherita son vent'anni che ti aspetto
I matti siamo noi quando nessuno ci capisce
Quando pure il tuo migliore amico ti tradisce
Ti lascio questa lettera, adesso devo andare
Perdona la calligrafia da prima elementare
E ti stupisci che io provi ancora un'emozione?
Sorprenditi di nuovo perchè Antonio sa volare.

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26 febbraio 2007

Ripensandoci bene bene...

A maggio verranno in Italia i Faster Pussycat. In teoria sarei contento.
Passi per i supporting acts (gli Enuff 'Z' Nuff mi risultavano stucchevoli già ai loro tempi d'oro ed i Bullet Boys li considero un gruppo pressoché inutile, a meno che non siate Van Halen-dipendenti fino al parossismo): al solo sentir nominare i Pussycat dovrebbe scattare la molla che ti fa dire "ci sarò".
Ma siamo così sicuri che sia il concerto da non mancare? Avete presente cosa sono i Faster Pussycat "oggi"? Non per smorzare gli entusiasmi ma, dopo gli insistiti sforzi di seguire la scia della "musica giovane anni '90" ed i conseguenti (reiterati) fallimenti musicali di Taime Downe, è bene sapere cosa ci attende. Una ex glam band che cerca, con quindici anni di ritardo, di aggiornare la propria proposta musicale accodandosi all'oramai obsoleto Marilyn Manson: immagine nazi-lattex, make up in tono, basine elettroniche che sostengono riff innocui e senso del groove ridotto a zero. Sentire qui per credere. Roba che fa sembrare Murderdolls e Wednesday 13 dei geni del pentagramma.
Davvero possiamo sperare di trovarci di fronte i F.P. dei primi gloriosi albums o ci fa semplicemente comodo crederlo?
Non è "paura" dell'evoluzione musicale, la mia. Cambiare in meglio è sempre auspicabile, cambiare in modo così goffo ed anacronistico lo trovo semplicemente triste. Se voglio sentire roba alla Marilyn Manson ascolto lui; se voglio sentire un gruppo glam che coniuga perfettamente ritmi sintetici alla Ministry con piglio stradaiolo e potenza rock ascolto "Violent New Breed" dei defunti Shotgun Messiah (e si parla comunque del 1993...).
Non so perché dovrei andare a sentire i redimorti Pussycat. Ecco, questo non lo so.

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25 febbraio 2007

Gruppo Festa


Parte anche online l'attività del Gruppo Festa. Pancia, Mannu, Beppe, DJ Corazza e Noce si son dati al business della baldoria. Io non c'entro (sebbene, come si evince dalla foto, sia stato colto dagli obiettivi dei paparazzi a bivaccare tra la folla con una Moretti in mano al Carnival Party, prima organizzazione del G.F.) ma approvo e diffondo.

Tana delle Tigri ha detto sì.

Segue il comunicato del Mannu.

Ciao a tutti,

vi annuncio che all'indirizzo http://gruppofesta.forumfree.net/ potete trovare il "gruppofesta community", ovvero uno spazio dove è possibile ricevere informazioni sulle nostre feste, scambiarsi commenti sulle feste passate e discutere sulle nostre future e passate iniziative.

Lo spazio deve ancora assumere una propria forma e una propria "personalità" (considerate che è nato questa mattina) e questo potrà avvenire solo grazie a chi lo visiterà e lascerà le proprie impressioni nelle apposite sezioni. Al più presto, spero anche in giornata o al massimo domani, sarà possibile consultare e scaricare anche le foto delle nostre feste, compresa l'ultima.

Dunque... ci vediamo nel forum!

Fede

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22 febbraio 2007

Mercatino e concerti

Grazie a TJ Norris per la segnalazione:
Sabato 24 e Domenica 25 febbraio a Firenze torna la Fiera del Disco, la mostra mercato del disco usato e da collezione.
Dove: Saschall. Orario: dalle 10 alle 19.
Info> Tel.: 055 6503068 - Fax: 055 6503971 -
info@saschall.it
Rimane aperta la questione-concerto per sabato: chi va a vedere i Brujeria e gli Undertakers al Rock Planet di Pinarella di Cervia? Visto che non è proprio dietro l'angolo io mi rendo disponibile per "fare banda", ma da solo non mi muovo. Contattatemi per metterci d'accordo.
Chi invece stasera andasse a vedere i By The Grief all'Ambasciata di Marte sappia che il Risto, contrariamente a quanto da me supposto pochi post addietro, non fa più parte della band.
Per domani (venerdì 23) mi sembra possibile una visita al Cencio's: dalle 22:00 in poi Subhuman, Pistons e Corpse For Boiler in concerto. Illuminanti come sempre le parole del Buti (Subhuman e rattleSnake) nel suo comunicato:
"VUOI PASSARE UNA SERATA DAVVERO GIOVANE?
ALLEGRA E SPENSIERATA?
CON TANTA BELLA GENTE?
COCTEIL EN DRINC A FIUMI?
CAPACE RACCATTI ANCHE UNA FIA BRIAA?
…O UNA CORTELLATA?
IL TUTTO CON UN COMPLESSINO CHE FA ROCCHENROL?"

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281 giorni dopo

"La democrazia funziona quando a decidere sono in due e uno è malato."
(Winston Churchill)

Prognosi riservatissima, immagino.

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19 febbraio 2007

Quattro gatti

Sono appena tornato dal Cencio's. C'erano i Kayser del buon vecchio Spice (ex voce degli Spiritual Beggars) e non volevo perdermeli. Headliners gli Ektomorf, inutile ma apparentemente apprezzata scopiazzatura dei Sepultura era "suoni di cacca/ritmi tribali/zero assoli/freno a mano tirato". Di contorno altre due band, una prog metal e un'altra spudoratamente simile ai Killswitch Engage. Poco importa, visto che i Kayser sono stati immensi nel pathos e nell'esecuzione. Ho scambiato quattro parole con loro al termine dell'esibizione e mi hanno confermato che saranno presenti al prossimo Evolution Festival, sebbene ad un'orario indecoroso.
Me ne sono comunque tornato a casa mogio: dieci anni fa un concerto come quello di stasera sarebbe stato tenuto al Flog o al Tenax, avrebbe avuto il giusto rilievo sui media specializzati e, anche solo grazie al passaparola, un'affluenza di almeno 300-400 persone. Invece eccoci al Cencio's, ex locale di punta ridotto ormai ad un passo dall'essere un centro sociale, con poca promozione, di domenica (scelta assurda) e una "folla" di circa 50 persone.
Ragionerò come un vecchio nostalgico, ma rimpiango i tempi in cui era normale avere sotto casa e con una certa regolarità nomi come Malmsteen, Morbid Angel, Obituary, Deicide, Helloween, Overkill, Kreator, Dismember, Annihilator, Carcass, Coroner. E c'era sempre una notevole presenza di pubblico.
Tempus fugit.

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15 febbraio 2007

Grind Guignol

Per chi volesse vedere i groovy grinders tedeschi MUCUPURULENT, con spalla i distruttivi DIARREA del mitico "Grinde", importante segnarsi la seguente data:
Sabato 31 marzo 2007 - ore 23.00
MUCUPURULENT
+2 MINUTA DREKA, G.O.E. & DIARREA
Live @ La Scintilla Occupata (MO)
Costo: € 3

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14 febbraio 2007

A volte ritornano

Pare che i BY THE GRIEF si siano decisi a rientrare in carreggiata.
Mi risulta che si esibiranno il 22 febbraio all'Ambasciata di Marte assieme ai Crowpath.
Bentornati!
Update: Nel frattempo mi è giunta copia del volantino, quindi confermo che la band del desaparecido Risto torna effettivamente sul palco.

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12 febbraio 2007

Corpi e ultracorpi

Lo so, non scrivo quasi più.
D'altra parte è iniziato il semestre e ho classi non numerose: di più. Alla media di 25 zombie per aula sono alla seconda settimana di lezioni e non mi raccapezzo più. Sapevo che la quantità è spesso inversamente proporzionale alla qualità, ma qui si esaspera il concetto. Ho quasi un centinaio di baccelli (vuoti) che nell'arco della prima lezione, solitamente quella in cui si cerca di far bella figura, non hanno dimostrato il benché minimo entusiasmo. La domanda più intelligente che mi è stata rivolta è "Ma il libro va portato in classe?". La risposta è stata "Beh, fai tu, ma se ti chiedo di dare un'occhiata al grafico a pagina 43 ti tocca andare a casa a vedere.". Nessuna reazione. Come se avessi detto "Sono le 3 e un quarto" o "Bel tempo per i fagioli". Certa gente non capisce che la stai prendendo per il culo nemmeno in mondovisione.
Oggi ho provato a pensare di essere altrove, o quantomeno di avere davanti altra gente. Niente. Vedo 25 sedie con adagiati altrettanti baccelli. Fossero ultracorpi sarei almeno certo che, prima o poi, qualcosa ne verrà fuori.
Sempre America, sempre corpi (ma senza ultra), una scheggia di passato catodico mi si è conficcata in un occhio. Ragionavo con chi di competenza, cioè tra me e me, di vecchie serie TV e mi sono soffermato su "Ralph Supermaxieroe". Titolo scemo, rifatevela con Merdaset. Mi chiedevo quanti anni avesse oggi e che fine avesse fatto la corvina Connie Sellecca, parte del cast, e l'ho ritrovata qui. Promuove una linea di prodotti per la pelle, fantasiosamente battezzata "Sellecca Solution". Classe 1955, la mora dall'occhietto malandrino nasconde un segreto molto "nostrano": di origine italiana, il suo vero nome è Concetta Sellecchia. Concetta. Già pare meno attraente, vero?
Nel tempo libero, ovvero tra le 2 e le 3 di notte, cerco di fare qualcosa per il Combo. Dobbiamo chiudere il CD nel più breve tempo possibile e c'è ancora tanto da fare. Per ora abbiamo raggiunto il piccolo obiettivo di avere più visibilità su MySpace: se cercate tra i gruppi metal italiani, ordinati per riproduzioni, ci trovate in quinta pagina, intenti a dare l'assalto a Extrema, Death SS e Luca Turilli. Mica male per una band che ancora non ha inciso niente. :-)

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04 febbraio 2007

Intervista per La Casa Dei Sognatori

Chi l'avrebbe detto che qualcuno sentisse il bisogno di intervistarmi? Ringrazio Aldo de La Casa Dei Sognatori e posto il botta e risposta anche qui:
1) Solita domanda per rompere il ghiaccio: qual è il primo libro che ricordi di aver letto in vita tua?
"Cipì", di Mario Lodi, come la maggior parte dei miei coetanei.
2) Fin qui abbiamo chiesto a diversi blogger laureati o laureandi di esporre la propria opinione sull’universo scolastico italiano. Ci pare interessante poter leggere il parere, una volta tanto, di un "professore". Che idea ti sei fatto, in questi anni, al riguardo?
Premettendo che ciascuno deve commentare e giudicare solo ciò che ha vissuto, ho una visione complessiva della Scuola italiana solo parzialmente negativa (sarò un bastian contrario). Le lacune sotto gli occhi di tutti sono innegabili, è vero: mancanza di collegamento tra mondo dell'istruzione e mondo lavorativo in primis. Ma quanto ciò sia imputabile "solo" alla scuola è tutto da dimostrare: cosa fanno le imprese per contestualizzare e modellare laureati in cerca di occupazione? L'esempio dell'Italia post legge Biagi è tremendamente illuminante: niente. Qualunque occasione è buona per scaricare addosso alla scuola l'ipocrisia, la mancanza di coraggio e talvolta di intelligenza imprenditoriale di chi il lavoro lo dovrebbe "dare", non "prendere". Alternative ce ne sono, ma si tira sempre il ballo il famigerato "modello americano", che non mi è mai piaciuto. Per esperienza personale, insegnando a studenti universitari americani, ti giuro che non cambierei mai uno studente di livello medio basso ma nostrano con uno di livello medio-alto formato secondo i loro schemi. Non è patriottismo il mio (termine e concetto che mi ripugna): concepisci che un universitario non sappia scrivere correttamente nella lingua che parla? Ebbene, gli americani sono così. Da ragazzo credevo che le "gare di spelling" che tanto spesso apparivano nelle serie TV statunitensi fossero poco più di eventi pseudo-folkloristici per rafforzare i legami familiari nel contesto scolastico. Mi sbagliavo di grosso e dopo quattro anni di insegnamento te lo vergo a sangue: la maggior parte di loro commette errori di sintassi, di ortografia, di grammatica che qua sarebbero inconcepibili alle scuole medie. Per non parlare della loro miserrima "cultura generale", che non servirà nell'immediato del colloquio lavorativo, ma è sintomo di una superficialità della formazione che fa anteporre il risultato all'idea, l'uso al valore, il vantaggio alla conoscenza. Perfetto riflesso di un DNA culturale che non sono il primo a criticare. Spero vivamente di non essere neppure l'ultimo.
3) Tuttavia, fino a qualche anno fa eri uno studente anche tu. Qual è l’autore che hai mal digerito sui banchi di scuola o d'università? E c'è un testo (il classico "polpettone") che speri di non rivedere mai più in vita tua?
Alle medie "Il piccolo principe" fu duro da digerire: lo trovavo petulante e forzato. Al liceo ricordo di aver odiato "La suora giovane" di Arpino. Anche "Senilità" di Svevo mi deluse: ricordo che la prima cosa che dissi appena finito il libro fu "Ma questo è un romanzetto rosa sulle frustrazioni della mezza età". Per me era quello il problema. Mi fu replicato che era quello il bello del libro. Non so. Rileggendolo ora magari lo troverei geniale, essendo arrivato a 33 anni... Sui testi universitari sono sincero: non mi ricordo nemmeno un titolo. Ero già rassegnato al'idea che leggere fosse in quel contesto una cosa "da fare" e "da usare". Ecco perché ho scoperto la gioia reale della lettura solo in separata sede. Non fraintendermi: non invoco modelli disciplinari che rendano la lettura "bella", "divertente" o altro. Il culto dell'entertainment, mi si chiami pure snob, è dilagante quanto abusato. Esiste il leggere per sapere (chiamiamolo "informativo"), il leggere per imparare ("formativo") e il leggere per il puro gusto dell'esperienza in sé, aldilà dei contenuti (affine sì all'entertainment, ma totalmente scollegato dall'istruzione). Ragiono per schemi ma sono convinto di quello che dico. E' un po' come nella vita: ci sono cose che devi sapere, altre che devi fare ed altre ancora che ti ripagano per la rottura delle precedenti due... Mischiare le carte in tavola non porta necessariamente risultati migliori.
4) Nel tuo blog ti occupi spesso di un genere musicale, l'heavy metal, notoriamente snobbato dalla massa e dai critici a la page. Lo stesso accade sempre più spesso in ambito letterario. Ci sono dei libri che, a tuo parere, meriterebbero di uscire dal semi-anonimato per godere così di una maggiore esposizione?
Il metal è il segno evidente della sindrome di Peter Pan da cui sono afflitto. Tentando un improbabile ma curioso parallelo direi che il "metal" della letteratura lo si trova in due settori: la fantascienza, spesso snobbata dai puristi, e la letteratura per ragazzi, ghettizzata per motivi abbastanza ovvii ma sbagliati. Sono ambiti in cui pare prevalere la fantasia, lo sgancio dalla razionalità e dal serioso squallore dell'adulto borghese o imborghesito. Invece trovi classici minori di autori stranoti, che sono a tutti gli effetti dei romanzi di fantascienza o testi rivolti ai ragazzi solo nelle intenzioni, avendo sottotesti più che validi e diversi livelli di lettura (come degli ipotetici "Simpsons" della letteratura). Orwell, Huxley e London possono servirti per entrare nella fantascienza dalla porta principale, ma poi in stanze attigue ci trovi Matheson, Herbert e Wyndham, di solito relegati nel "circuito chiuso" degli Urania-dipendenti. Allo stesso modo puoi partire da Calvino e K. Jerome per ritrovarti tra i libri illustrati del Dr. Seuss (non dimenticherò mai "Lorax, storia di un nano che parlò invano"). Basta strappare quel fastidioso ed accademico velo di Maya che ci viene imposto come separazione del "noto" dal "meno noto", del "socialmente accettato" dal "prodotto di genere". Quando le intenzioni narrative sono affini il lettore incuriosito non dovrebbe tentennare, ma esplorare e giudicare da sé. Poi, intendiamoci, dipende anche da come tira il vento: un giorno vedi sullo scaffale del supermercato "Storia di una gabbianella e del gatto che le insegnò a volare" di Sepúlveda e senti che devi comprarlo perché "se è lì è bello, e poi ne parlano tutti", ma vai in libreria e ignori "Il superstite" di Cassola perché non ne hai mai sentito parlare "e quindi perché buttare dei soldi?" (come se i libri costassero molto, altra comoda leggenda metropolitana). Anche il settore dei "comici", etichetta applicata come marchio d'infamia, ha le sue chicche. Chiaramente non mi riferisco ai libri "un tanto al chilo" per i fans di Zelig, ma allo stralunato futurismo pop di Mark Leyner ("Mio cugino il mio gastroenterologo"), del primo Luttazzi ("Adenoidi"), di Rezza ("Son[n]o") e di Bergonzoni ("E' già mercoledì e io no"), per quanto negli ultimi due casi la componente mimica sia essenziale e difficilmente riproducibile su carta.
5) Ci sembra che il genere umoristico ti sia particolarmente congeniale: autori come Luttazzi e Bergonzoni rientrano tra gli scrittori "di genere" da te amati. Negli ultimi anni, come già rilevato da Daniele Tarlazzi, si è assistito ad un’invasione di testi scritti da comici del piccolo schermo: ritieni interessanti anche quelli o preferisci rivolgerti altrove?
I grandi numeri mi fanno pensare che il mercato tagli e cucia quei libri su misura, "instant books" che vivono di rendita e durano come una farfalla. Qua e là ho trovato prodotti che sono riusciti a sopravvivere alla cornice televisiva che dava loro il senso originario, ma il motivo è solido: Luttazzi e Bergonzoni nascono prima come artisti, poi come "comici visti in TV". Hanno una sensibilità, un acume, una genialità di stile e contenuti che esula (e non è neppure richiesta) dai format televisivi, sempre pron(t)i alla banalizzazione. La differenza è netta: la ciurma di Zelig sforna libretti prefabbricati, scritti poi da chi non si sa, che devono rinnovare un sorriso già vecchio e forzato dalla logica dell'applauso registrato, del farsesco "aspetta che ti racconto una barzelletta" (e già il sorriso muore); Luttazzi e Bergonzoni inventano, raccontano e "poi", Sue Emittenze permettendo, te lo vengono a sintetizzare in TV. I primi scaldano una minestra che già sapeva di dado, i secondi servono un'aragosta fumante su un vassoio d'argento, ma al ristorante ci devi andare tu. Oppure ti accontenti del "doggy bag" televisivo. Non è un problema recente, comunque. Che il ruolo cinematografico/televisivo precedesse o no la carriera da scrittore, illustri precedenti storici testimoniano la non perfetta continuità qualitativa tra schermo e carta stampata. Penso a Villaggio e Marenco. "Fantozzi" ha un suo senso tutt'oggi, sia come libro che come film; le invenzioni di Marenco invece, simpaticamente naif sullo schermo, sono oggi assolutamente illeggibili.
6) Tra i tuoi libri preferiti figura "Il superstite" di Cassola. E la nostra amica Valeria ha definito Carlo Cassola uno dei pochi autori in grado di "riuscire a trasmettere emozioni come dolcezza, stupore, riflessione, pace e, soprattutto infondere nel lettore dei saggi insegnamenti di vita". Concordi con questa interpretazione?
Concordo, per quanto la parola "insegnamenti" mi metta sempre paura (scherzo). Dovessi darti una motivazione per scegliere un libro di Cassola da leggere (che so, "Tempi memorabili") ti direi la spontaneità. Non è facile narrare storie semplici, cucite su personaggi semplici, profumate di emozioni semplici... e non essere banali. C'è solo un modo per farlo: essere spontanei, essere ciò che si racconta. Per me Cassola "è" quello che ha scritto. Ha la leggerezza, l'ingenuità, la capacità di stupirsi che anche tutti noi sappiamo di aver avuto, quindi è naturale ritrovarcisi e sentirsi "salvi". Chi come Fausto, chi come Anna. Credo di aver constatato una simile e sorprendente capacità di "dipingere a parole semplici" solo in Pratolini.
7) Ami il rock e il cinema di tensione; una visione "ingenua", nonché stereotipata, è solita tracciare una terza linea, che conduce direttamente alla letteratura "nera". Tuttavia, nella tua lista dei libri amati figura soltanto "Io sono leggenda" di Matheson, almeno tra quelli di stampo thrilling/horror. Sappiamo già che Stephen King non lo stimi granché. Ti chiediamo comunque un parere su questi scrittori: E. A. Poe, H. P. Lovecraft e Clive Barker.
Poe e Lovecraft rimangono dei classici, per carità. Non li cito mai perché ho letto relativamente poco e mi piacciono sì, ma non mi fanno impazzire. Preferisco Polidori, Bulgakov o la Shelley. Barker prometteva bene ma l'ho perso di vista dopo l'esplosione della splatter generation, che ha partorito cose buone e meno buone. Alla fin fine ho idee troppo parziali su tutti per poterti dare giudizi fondati, sorry.
8) I componenti di una boy-band stanno per svaligiare la tua preziosissima biblioteca privata, e a meno di commettere un omicidio, puoi portare in salvo soltanto cinque libri. Su quali testi cadrebbe la tua scelta?
Se una boy-band entra in casa mia spero sia solo per chiedere da che parte si esce, ma glissiamo...
Se posso essere banale opto per:
1) "La notte del drive-in" (Joe Lansdale)
2) "E Johnny prese il fucile" (Dalton Trumbo)
3) "Alta fedeltà" (Nick Hornby)
4) "Fame" (Knut Hamsun)
5) "Come eliminare fisicamente una boy band, farla franca e salvare cinque libri, questo incluso" (Jon Vendetta - Zelig Editore)

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Palla al centro

Filippo Raciti è morto.
La diagnosi redatta dal dottore Giuseppe Ragazzi parla di ''trauma addominale e fratture multiple del fegato, compatibili con un colpo contundente di importante adeguatezza lesiva''.
Massacrato, altro che bomba carta.
Il calcio c'entra poco. Chiudi lo stadio e le bestie vanno in discoteca; chiudi la discoteca e vanno a manifestare in piazza.
Non si muovono mai da sole.
Non puoi eliminare una bestia, se non eliminando tutto il branco. Questo è il problema.

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Municipal Waste e un manipolo d'intellettuali

So che quando inizia la parte vocale non si capisce niente. E' un bootlegaccio, ergo ignorate il problema e concentratevi sul macello che i Municipal Waste riescono a portare sopra e sotto al palco. Puro delirio!

Thrash or be thrashed!

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03 febbraio 2007

A luglio tutti al cinema...

Peccato che piccole ma simpatiche trovate come lo "stuck between a rock and a hard place" si perdano nella traduzione.

Speriamo non ci siano anche nel lungometraggio improvvisati doppiatori analfabeti stile famiglia Totti...

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