BASTA TEOCRAZIA: fuori Dio dallo Stato e dalla Pubblica Istruzione!
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01 maggio 2009

Un ordinario caso di obsolescenza programmata

"Non comprarlo, non ti serve", si legge spesso sui muri. E sembra un avanzo demodé della scenografia di "Essi vivono", vista con gli occhi dei giusti.

Nell'era digitale il concetto andrebbe comunque rivisto e ricodificato: "aspetta a comprarlo, compralo a meno, effettua ricerche minuziose, non ti fidare, parti dal presupposto che sei carne da macello, aggregati per fasce di consumo e di casistica dei problemi riscontrati, fatti giustizia da solo".
Passata l'età dell'oro degli impianti stereo, delle lavatrici, dei televisori, delle automobili che duravano "una vita" (o almeno la longevità sensata che il loro alto costo presupponeva), tutto ciò che è digitale, ovvero tutto, viene oggi centellinato nella sua scala evoluzionistica, goccia a goccia, per il lubrico palato del consumatore medio. Che non sa, non vuole, non può rendersi conto del valore reale di ciò che acquista.

Per valore reale intendo una media, molto ragionevole, tra valore di mercato e valore d'uso. Il primo, deciso ed imposto dall'alto, frutto di studi di marketing, psicologia di massa e bieco comportamentismo (la pubblicità suona il campanello, il consumatore inizia a salivare). Il secondo, buon vecchio (bolscevico) concetto caduto in disuso, frutto del "quanto, come e a cosa ti serve?". Troppe domande tutte insieme per rimanere un'idea cool, nel caleidoscopio di cazzate globalizzate del terzo millennio.
Il prevalere del primo ha portato nel tempo al proliferare di merci altamente deperibili, anche quelle costose. Accorciando forzatamente il ciclo vitale del bene è caduta l'ultima legge capitalistica che avesse un senso, basata sulla diretta proporzionalità tra prezzo e qualità, prezzo e longevità.
Il prezzo è ormai subordinato a caratteristiche "altre", definitivamente extra (novità, funzionalità, design, esclusività e una non ben identificata coolness, frutto di snobismo e sfogo di frustrazioni personali attraverso la detenzione/esibizione di oggettistica varia. Esempio sovrano di coolness, il SUV: Socially Unsustainable Vehicle).

Capita quindi che tutto si rompa, appena fuori garanzia (perché la garanzia è ormai il vero ciclo vitale del bene materiale), e si debba procedere a ricomprarlo, in veste nuova, con nuove eccitanti caratteristiche, al miglior prezzo (ma solo per i prossimi venti minuti). E col cacchio che si ripara, perché finisci nel tunnel dei call center, delle assistenze farlocche, dei "le conviene acquistarne uno nuovo", dell'incapacità cronica di dire la verità per quella che è: "caro signore, lei deve acquistare, non possedere".

Il nuovo consumismo è basato sul permanente flusso di moneta virtuale, non sul possesso/godimento del bene materiale. Il nuovo consumismo è post-capitalistico e post-materialista. Non ha bisogno del bene materiale in sé, quanto del suo movimento perenne, a mezzo carta di plastica, di mano in mano, da produttore a consumatore a discarica e via di nuovo. Non ha nulla di trascendentale, ma il distacco dal gretto "oggetto" è tale da apparire persino mistico, a qualche "consumer whore" ben indottrinata.

In un'ottica pseudo-buddhista il consumatore che oggi voglia acquistare, che so, un hard disk esterno viene condotto per mano nel gratificante percorso iniziatico dell'escalation di capienza: ogni byte un tantra. Non importa dove arrivi giovedì, l'importante è il percorso che fai. Trecentocinquanta giga, cinquecento giga, un tera, due tera e alimentazione via USB, la realizzazione spirituale. La prova che la dottrina dell'impermanenza ha un suo senso tecnologico.
Credere è obbedire (e viaggiare un po' a vista, tanto per darsi l'illusione di fare ancora qualcosa). La carota ci ciondola invitante davanti agli occhi, basta camminare.

Ieri stavo per buttare la stampante (una laida Epson Stylus C48, che stampa già male di suo e consuma più inchiostro di una tipografia nel milanese). Aveva deciso di bloccarsi, con le lucine lampeggianti e un messaggio di errore divertente: "Parti all'interno della stampante sono alla fine del proprio ciclo di servizio. Consultare la documentazione della stampante".
Qualcosa è andato.
Rotto? Inceppato? Consumato? Scollegato? No. Quel linguaggio serafico serve a veicolare il concetto sopra espresso: "Gentile utente, il suo tempo è scaduto. Le abbiamo concesso di stampare, adesso faccia la sua parte. La chiami pure fidelizzazione forzata, ma in questo preciso istante Lei deve intendere che la stampante è da sostituire, a prescindere da ogni altra considerazione. Grazie per averci scelto.".

Essendo l'ennesima volta (e con l'ennesima marca) che un sì misterioso evento pone fine a un bene assolutamente intonso, usato con criterio e moderazione, faccio quello che ogni consumatore post-buddhista dovrebbe considerare di fare almeno una volta nella vita: mi incazzo. Non voglio ricomprarla, non voglio più accettare supinamente la logica bastarda di questi magnati (magnaccia) della tecnologia.

Primo: perché è già assurdo di per sé che si producano millemila modelli di stampante, tutti assolutamente identici nella sostanza ma volatili nel tempo. Compra, cambia, getta.
Secondo: perché mi sono scassato le balle di comprare cartuccine minuscole di plastica con un dito di inchiostro e pagarle più di una penna stilografica. Che scrive meglio e almeno mi tiene allenati mano e cervello. Compra, cambia, getta.
Terzo: perché ogni volta che c'è una magagna la garanzia è "appena" finita, e non può essere sempre una combinazione. Essendo il classico "utente medio" mi sono posto dei questiti, che hanno trovato subito risposta. Vedere più avanti.
Quarto: perché ogni volta che la magagna porta a scontrarsi con assistenze e consulenze via mail, telefono o online c'è di che sbellicarsi, ma dalla rabbia.

Questa volta opto per l'assistenza via chat della Epson. "Risponde" tale Saverio, che in tre battute (copiate e incollate, quindi tanto valeva usare una pagina di F.A.Q., o un avatar di Second Life con il corpo di banchiere e la testa di sciacallo) mi spiega la situazione:
"Il messaggio che riceve, indica che i filtri di raccolta dell'inchiostro di scarto sono pieni. Ne viene quindi richiesta la sostituzione, occorre poi reimpostare il valore iniziale del contatore, operazione che è opportuno effettuare presso un Centro Assistenza Autorizzato Epson. Info indirizzi al link: http://www.epson.it/ecceteraeccetera. Ci teniamo a precisare che il contatore tiene conto del numero di stampe realizzato, dei cicl. i di pulizia, sostituzioni cartucce, ecc... Questa operazione rientra quindi nelle normali attività di manutenzione della stampante che è importante ottemperare per permettere alla macchina di mantenere la sua integrità nel tempo e garantire elevati standard qualitativi. L'operazione, per essere eseguita in sicurezza, richiede l'intervento di tecnici specializzati in quanto occorre smontare alcune parti della macchina."
"Ci sono dei tamponi interni che si riempiono dopo un certo volume di stampa per la quale la stampante e' progettata."
"Normali attività di manutenzione", tarate ad hoc, in modo che risultino necessarie abbastanza in là nel tempo da non essere coperte da garanzia, eseguibili solo tramite loro, a un costo più alto del valore della stampante da nuova.
Azzerare un counter e (forse, non necessariamente) ripulire un tamponcino da inchiostro intenzionalmente sprecato (vedi consumi assurdi, specie in fase di pulizia testine).
Non chiedere come pulire il tampone, o perché ti trascinano all'amo con tanta insolenza, quando vuoi solo nuotare libero nell'illusione di poter stampare a colori la mappa della tua prossima vacanza all'Ipercoop.
Compra, cambia, getta.

Inevitabile la chiosa ipocrita: "Grazie per aver usato il servizio EPSON e-talk. Siamo aperti dalle 9 alle 18 da lunedí a venerdì. Se vuole acquistare prodotti EPSON per favore chiami la nostra linea pre-sales al numero 800801101. La sessione si è conclusa."
Sì, è proprio un favore. Ma non voglio farlo alla Epson (o alla Canon, o a chiunque altro, e pare siano molti, adotti queste politiche scorrette ai limiti della truffa al consumatore).
Lo faccio a chi dovesse riscontrare questo tipo di problema con stampanti Epson, causato volontariamente dal produttore solo per fargli comprare un modello nuovo, con cartucce nuove e diverse, senza motivo e senza fornire vera assistenza su quella già acquistata:

1) Documentati (io l'ho fatto qui)

2) Scarica e installa SSC Service Utility, losco software "dalla parte del consumatore", che ti permette almeno di azzerare il maledetto counter e continuare a stampare, cosa altrimenti impossibile visto il blocco totale imposto dal produttore. Per magia la tua stampante riprenderà vita e (fate "ooooh" tutti in coro) stamperà come e meglio di prima. Appena la lucina verde e quella rossa smetteranno di lampeggiare capirai che sei stato preso per il culo.

3) Non gioire: chiediti quante stampanti economiche hai buttato via in passato, causando danni evitabilissimi all'ambiente e al portafogli.

Vicino casa mia, anni fa, c'era una scritta su un muro: "Vi stanno sussumendo".
Non so se l'autore fosse un banchiere-sciacallo pentito o un sindacalista in vena di escursioni filosofiche, ma credo di aver finalmente capito cosa significasse.

Penso che la stamperò in formato A. Con cartucce compatibili.

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5 Comments:

Anonymous Laura said...

Come non darti ragione!! Fortunatamente non ho mai avuto questi problemi: prima stampante vissuta 6 anni e usata male (per mesi nulla e poi migliaia di pagine insieme) e seconda stampante che ancora sta lì e fa il suo lavoro da più di due anni!! Forse ho solo un grande culo!

01 maggio, 2009 16:06  
Blogger JonVendetta said...

Decisamente culo. :-)

07 maggio, 2009 11:52  
Anonymous Boris said...

Da qualche giorno ho avuto lo STESSO problema, sullo STESSO modello di stampante. Ho contattato il "Support Center Epson". Mi ha risposto lo STESSO Saverio con le STESSE frasi.
Sfortunatamente con il tool indicato (versione 4.30) non sono riuscito a mettere ad aggiustare la stampante :(

Qualche suggerimento ?

Ciao Boris

04 agosto, 2009 08:34  
Blogger JonVendetta said...

Il consiglio (tardivo, ma non controllavo il blog da mesi) è purtroppo di fare ciò che ho fatto io poche settimane fa: compra una Canon.
E incrocia le dita, perché temo che la prassi della Epson (e dei vari Saveri) sia molto diffusa.

12 ottobre, 2009 22:27  
Anonymous Anonimo said...

Ho risolto il problema sulla Stylus C62, dei lampeggianti che segnalano "fine ciclo", dopo aver letto i suggerimenti dei post.
I led verde -rosso lampeggiano perche i tamponi raccogli inchiostro sono colmi , da cambiare e il costo per sostituirli in un centro specializzato è superiorie del costo della stampante.
Per risolvere il problema e far funzionare ancora la stampante bisogna rimuovere i tamponi assorbenti. Se ne avete di ricambio non ci sono problemi , anzi, se qualcuno sa dove si possono acquistare questi tamponi assorbenti, gradirei l'indicazione.
La procedura è abbastanza semplice, e a costo zero, se si ha un minimo di manualità e poi di inventiva.
Procediamo:
1- Staccare i cavi di alimentazione
2- Lliberare la carcassa di plastica superiore (grigio chiaro) della stampante, con la parte inferiore (grigio scuro)che è unita da due linguette a pressione di plastica situate nella parte posteriore , due laterali, e due frontali.
3- levare i tamponi assorbenti che stanno sotto il raccoglitore fogli da stampare, per agevolare l'operazione si può rimuovere il raccoglitore fogli , svitando le due viti ( scomode) che stanno ai due lati.
4- Tra i (3) tamponi assorbenti ci sta un tubicino di plastica morbida bianco,è quello che serve a scaricare l'inchiostro della pulizia degli uggelli, il tubicino bisogna posizionarlo che scarichi fuori dalla stampante praticando un foro sulla carcassa di plastica del diametro del tubicino stesso e di quello che si vuole collegare se si vuol per allungarlo.
5- Si collega il tubicino scarica inchiostro ad un raccoglitore qualunque, in modo che scarichi l'inchiostro in modo sicuro ed ermetico, in una bottiglietta di plastica, in una vaschetta, ecc..ecc.. quel che avete a disposizione.
6- Per agevolare l'operazione ho innnescato il tubicino con uno più lungo, e l'ho fissato in maniera che non si sfili uno dall'altro.
Ho rimontato tutto quello che avevo rimosso, dopo aver fatto una pulizia generale dell'inchiostro residuo sparso sul raccoglitore porta tamponi con dell'alcool .
Ho provato a riattaccare i cavi di alimentazione, e tutto funziona a dovere.
Spero di essere stato abbastanza chiaro.
Ciao , e buon lavoro.
Gianchi

15 luglio, 2011 22:55  

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