BASTA TEOCRAZIA: fuori Dio dallo Stato e dalla Pubblica Istruzione!
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15 aprile 2008

Goodbye Lenin

Sappiamo come è andata. Per chi fosse stato distratto da qualche reality i risultati delle elezioni sono questi.
Amareggiato?
Certamente .
Sorpreso?
Relativamente.

Non mi stupisce più la noncuranza con cui gli italiani ("i" minuscola) affidano la cosa pubblica a un piazzista coi tacchi e i capelli di nylon. Sanno che è un bastardo mafioso, piduista, geneticamente predisposto alla corruzione, arrogante come un gerarca ed ignorante come un sasso. Lo sanno da 14 anni. E lo hanno eletto per la terza volta. Lo sanno anche quelli della (neo) opposizione. Anche loro da 14 anni. E in tre legislature non hanno fatto niente di quanto un ineleggibile come lui meritasse: l'antiBerlusconismo si è rivelato negli anni un mero argomento elettorale. Il conflitto d'interessi è lì, splendido splendente, per la terza volta. Rete 4 pure.

Se ci sono delle domande (ma molte di più sono le risposte, per chi le vuol sentire), esse sono essenzialmente due: come abbia fatto a trionfare ancora una coalizione di razzisti, post-fascisti e mafiosi e come abbia fatto a sparire nel nulla la sinistra*.

La prima è facile facile.

L'Italia delle urne è quella reale: prona ai sensazionalismi, furbega ("furbo una sega"), credulona, arrivista, superficiale, xenofoba, conservatrice, baciapile, banale.
Un italiano su due è così. L'italiano che vive al di sopra delle proprie possibilità, sballa in discoteca, si droga di fiction, si incazza con l'insegnante del figlio (bullo, figlio di bullo cresciuto a ideali paninari e puntate di "Drive-In"), si sganascia col Bagaglino, compra "made in Italy" fatto in Polonia, è davvero convinto che le radici culturali dell'Europa siano cristiane, schifa i cinesi ma ne tiene trenta in un tugurio a lavorare in nero, considera il mercato la panacea di tutti i mali, si sente libero (di essere infastidito dalla libertà altrui), legge i quotidiani solo se stampati su carta rosa e i libri solo se con titolo in rilievo, denigra chi gli sta sotto e lecca chi sta sopra, sgomma col gippone e lo parcheggia in doppia fila perché lui non può aspettare (e come si incazza se gli fai notare che non è proprio corretto), non fa e non vuole fattura, canta l'inno a squarciagola per farselo venire duro, ritiene il pensiero critico inutile e dannoso, ha più telefonini che parenti, la domenica va a messa e il lunedì a puttane, loda la meritocrazia ma è un raccomandato, confonde "mercato" con "monopolio", dice "tuning" e "briefing" senza sapere cosa significhino, dice "piuttosto che" sapendo cosa significa ma non come usarlo. Un italiano su due è convinto che alternanza significhi alternativa. E ha la memoria corta. Così corta che l'ICI tolta al 40% delle famiglie da Prodi, quando il provvedimento scatterà nel prossimo autunno, lo considererà un dono di Silvio.
Stereotipi o statistiche? Un italiano su due ha comunque ri-ri-votato Silvio, e dopo 14 fottuti anni non mi interessa più indagare. Non sono un filantropo. Né un etologo.

La seconda è difficile solo all'apparenza.
Le concause sono diverse e tutte più o meno evidenti. Eccone alcune, a mio modo di vedere.

- Campagna elettorale blanda e fuori centro: il mondo cambia e le "masse operaie" sono argomento consunto, necessario ma non sufficiente. La sicurezza sul lavoro è stata sopravvalutata, tanto da essere stato l'unico ritornello da sinistra. Assieme alla "necessità" di avere una terzo elemento accanto a due grandi schieramenti tra il moderato ed il trasformista. Vero, ma -ancora una volta- non basta. E non è un programma.

- Quadro dirigenziale da rinnovare.
Non perché l'età in sé sia un problema, ma per sottolineare una vitalità interna che, purtroppo, non c'è.

- Stupido frazionamento. Dissidenti come Turigliatto, ma non solo, hanno reso il post-comunismo una barzelletta, un'automobilina che viaggia contromano a fari spenti.
Da uno a tre, gli orfani del PCI hanno perso l'ennesima occasione di raccogliere almeno le briciole lasciate da Berlusconi, "ma anche" da Veltroni. Anzi, soprattutto da Veltroni. Che ha pigiato sul pedale del voto utile fino alla nausea. Utile a cancellare la sinistra e a far comunque perdere il (chiamiamolo) centrosinistra.

- Squadra elettorale improvvisata. Come altro definire l'inspiegabile e tardivo apparentamento coi Verdi, in particolar modo con Pecoraro Scanio (per giunta inquisito dell'ultim'ora)? Punti in comune: il no al nucleare, forse. Magari anche la TAV. E poi?
Un ambo che puntava alla quantità, e l'ha mancata miseramente.

- Fisionomia culturale regionale e nazionale che ha favorito altri elementi politici.
Un operaio toscano vota comunista perché "è comunista", che le cose vadano bene o male. Un operaio lombardo vota comunista finché gli conviene, poi vota Lega. Perché è "lombardo", non comunista.
Lo stesso dicasi, e stavolta su scala nazionale, per chi ha continuato a credere nella giustizia (fiscale e non solo) e si è visto disilluso: dalla sinistra è passato a Di Pietro, fosse anche solo per dare un "voto utile" ed antiBerlusconiano ma senza appoggiare direttamente Veltroni. Ecco motivato anche il mio voto disgiunto nel caso della Camera.

- Due anni di (non)governo, di accuse da tutte le parti e di timori reverenziali trasformatisi in inerzia. Bruttino come curriculum.
Se gli "altri" vedevano la sinistra come una serpe in seno è anche vero che non è stata lei a far fallire l'armata Brancaleone di Prodi: è stato un certo Mastella (la memoria è corta anche qui). E' lecito anzi pensare che la sinistra semplicemente non abbia "fatto abbastanza", in quella coalizione. L'avesse fatta crollare lei, avrebbe almeno dato prova di esistere. Niente. Nessuno dei punti importanti, firmati anche dalla feccia Mastelliana e centrista, è stato veramente affrontato. La foto più recente che si aveva della sinistra era quindi sbiadita, inoffensiva, grigia.

Dopo il 3 e mezzo raccattato diamoci dei compiti a casa: ripartire da zero, ripassare i fondamentali, scendere in strada (guardando oltre la propria kefia), capire se, come e perché l'eredità della sinistra debba essere rielaborata. Queste sono le priorità. Lo sono in quanto non c'è altra via per rientrare in Parlamento al prossimo giro.
Ammesso che lo si voglia davvero fare e che esista ancora un Parlamento, tra cinque anni di repubblica "presidenziale".

* Una delle prime chicche regalate oggi dal Berlusca è che "la sinistra in Parlamento c'è, e si chiama PD". Inguaribile cazzaro maccartista.
Da bravo Don Chisciotte, senza i suoi mulini a vento, è costretto a immaginarseli.

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11 Comments:

Anonymous Anonimo said...

Caro Jon, come la penso su queste cose lo sai, e nonostante tutto continui a sopportarmi...! Spero che un giorno tu ti possa candidare al parlamento così da darmi un buon motivo per tornare a mettere una crocetta su quei lenzuoli ripiegati, che tanto incidono sui costi della politica. Naturalmente, porterò con me una troupe televisiva per filmare il mio voto e dimostrare così che io gli impegni li rispetto... cribbio!

16 aprile, 2008 09:08  
Blogger Benbow....I suppose? said...

Io non mi pronuncio sennò con Jon finiamo a rasoiate! :-)
Però esprimo sentite e rispettose condoglianze.

16 aprile, 2008 10:38  
Anonymous Anonimo said...

Concordo.. caro Jon.. e mi pare pure lucida la tua analisi...
Ha detto bene Mieli ieri sera: dal 94 l'italia è sempre stata di destra, le due volte che ha vinto la pseudo-sinistra l'ha fatto con un cattolico e soprattutto perchè di la non si sono messi d'accordo: FI e LEGA separati..ecc.
Convinciamoci che l'italia è questa.. mediocremente forzitaliota

16 aprile, 2008 11:52  
Anonymous Anonimo said...

Pessimismo e fastidio
giuliab

16 aprile, 2008 20:55  
Anonymous Anonimo said...

Il dramma è che tutti i politici sono invidiosi del berlusca e vorrebbero avere il suo potere, ma non ci riescono, e pensano ad usare l'antiberlusconismo come unico punto utile dei loro programmi, pensando che se loro lo odiano anche tutti gli altri italiani dovrebbero odiarlo. E questo non fa che rafforzare la posizione del berlusca, visto che è dimostrabile come denigrare una cosa porti la cosa stessa ad essere maggiormente desiderata da altri. Lo spirito di contraddizione è proprio del popolo italiano.
Tutti i politici al muro e in fila, un colpo di barrett e almeno 100 li fai di filotto, risparmiamo sui proiettili...

16 aprile, 2008 21:53  
Blogger JonVendetta said...

Guarda, io sto bene così, non mi sento di invidiarlo e commisero chi lo fa: chi lo invidia in realtà lo vota, perché in cuor suo stima il ceffo e vorrebbe essere come lui (impossibilitato ad esserlo, gli basta essere suo suddito).
Non ho bisogno di una linea di partito per odiarlo: per quello basto io... :-)
L'antiberlusconismo in sé non è un problema; lo diventa quando è l'unico punto programmatico e il solo collante di coalizioni improbabili. Vedi ultimo governo, con dentro chierichetti e mafiosi. I primi hanno messo il chiavistello a un programma precedentemente firmato, i secondi hanno dato il colpo di grazia. E la sinistra è stata a guardare: tante chiacchiere, zero attributi. Questo non mi è andato giù: aver contribuito a far vincere (e di pochissimo) una coalizione in cui poi non hanno contato un benemerito.
Ritrovare unità e palle. Questo ci vuole.

17 aprile, 2008 03:31  
Anonymous Anonimo said...

Gli italiani sono italiani e la tua analisi è corretta! Meritiamo il Berlusca, Vasco e la Chiesa. Si sapeva che avrebbe vinto, perchè siamo italiani. Vorrei cambiare nazionalità.. magari prima o poi ci riuscirò.
NON fiero di essere italiano.

17 aprile, 2008 14:24  
Blogger Uriel said...

L'italiano che vive al di sopra delle proprie possibilità, sballa in discoteca, si droga di fiction, si incazza con l'insegnante del figlio (bullo, figlio di bullo cresciuto a ideali paninari e puntate di "Drive-In"), si sganascia col Bagaglino, compra "made in Italy" fatto in Polonia, è davvero convinto che le radici culturali dell'Europa siano cristiane, schifa i cinesi ma ne tiene trenta in un tugurio a lavorare in nero
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E tu volevi pure il loro voto. Meglio senza, eh?

Continua pure ad insultare , la gente vota per la gente che la insulta. E' risaputo. Lo dicono gli intellettuali, no?

Pippa Bacca a tutti.

Uriel

18 aprile, 2008 14:17  
Blogger JonVendetta said...

L'hai detto, ciccio. "Meglio senza".
Come i loro politicanti, neppure loro mi rappresentano, né mi sento in alcun modo ad essi apparentato.
Quanto agli insulti, lo hai visto da te chi ha vinto.

18 aprile, 2008 14:24  
Anonymous Anonimo said...

Caro Vendetta,
per tirarti su ti consiglio di ascoltare l'ultimo del profetico Caparezza dove a un certo punto si sente la voce di Nicholas Cage, nella parte di un muratore, che dice al telefono:
"Pronto, ma hai visto che schifo, te l'avevo detto che questi bastardi vincevano...vaffanculo!" tutututu....
Cambiando argomento quando puoi per favore lascia qualche commento sul mio nuovo blog radiometal.it

JC

18 aprile, 2008 20:50  
Anonymous Anonimo said...

...e dopo l'Italia, anche Roma "Caput Mundi" si è convertita al nuovo verbo della politica italica... in attesa di ascoltare i discorsi di Alemanno dal balcone di Piazza Venezia, auspico la ricomparsa dell'aquila imperiale sui merli della Torre di Arnolfo... amen!

28 aprile, 2008 23:53  

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