Struzzo mio malgrado
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Confesso già da ora che mi asterrò dall'assistere alla pantomima del Prodi-Berlusconi. Colpa dell'infelice quanto prevedibile scelta dei moderatori (il minculpoppiano Clemente J. Mimun ed il servo Bruno Vespa)? No. Non solo, almeno. Il perché è presto detto: voglio uscire da una logica comunicativa che sta portando la politica dal vecchio modello del dopoguerra (tribune in "politichese" stretto, linguisticamente e concettualmente lontane dai cittadini) al nuovo modello dell'entertainment autoreferenziale (tele-pollai in "qualunquese" stretto, linguisticamente e concettualmente lontani dalla realtà).
Stiamo diventando americani anche in questo e ciò non è cosa buona. Non voglio pensare che il prossimo presidente sia scelto in base a una bagarre catodica in cui tutto conterà tranne i fatti. Uno yankee può anche andare fiero di un sistema in cui un Nixon perde le elezioni perché suda durante il dibattito televisivo, o un Bush perché guarda l'orologio impaziente. Io no. Anche se Bush e Nixon non sono certo dei miei idoli di gioventù.
Faccio la mia "scelta di campo". Solo che io la chiamo e continuerò a chiamarla "presa di posizione". Tutto è iniziato dalla metafora calcistica e ad essa per prima devo ribellarmi, per riacquistare senso e valore della politica.
Metto la testa sotto terra e tra Prodi e Berlusconi scommetto su me stesso.
Buon masochismo e a risentirci mercoledì.
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