BASTA TEOCRAZIA: fuori Dio dallo Stato e dalla Pubblica Istruzione!
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06 marzo 2006

Perché glam

"Perché ti piacciono quei parrucconi?". Me l'avranno chiesto mille volte. Che i "parrucconi" fossero vecchie volpi proto-punk (New York Dolls), meteore di metal ruffiano (Tuff) o rockstar al borotalco (Marc Bolan), poco cambiava. Il fil rouge del glam, dal rock al punk al metal, è lo stesso. Il travestitismo, l'ambiguità sessuale, l'ammiccamento continuo, l'eccesso on e off stage, la malcelata vena malinconica tipica del clown.
Chiaramente il glam era/è solo uno dei numerosi generi e sottogeneri musicali di mio interesse: non c'è motivo di sclerotizzarsi, con tanta buona musica in giro. E infatti ho il thrash, il death, il power metal (quello VERO: quindi storia antica) e poi via con altri generi: musica italiana, colonne sonore, hardcore, noise, qualcosa di stoner (praticamente solo i Kyuss...), punk, garage, surf, rock'n'roll, ecc. Ma una cosa non ha mai contraddetto l'altra: arricchirsi musicalmente era ed è più importante che combattere crociatine del cazzo contro generi non di mio gradimento. Esempio: la famosa "musica da discoteca", anch'essa con le sue mille sottoetichette. Quando hai quindici anni ti imbarchi in battaglie stile "metallaro vs discotecaro"; a trent'anni suonati te ne freghi e tiri diritto per la tua strada. Anche perché non esiste una musica "migliore di un'altra", ed il campanilismo giovanile fa spazio ad una maturità anche musicale. Anzi, ti capita di ritrovarti più critico nei confronti del metal, che conosci più di altri generi, che col pop o la disco. Io che già da ragazzo adoravo sia thrash che glam non capivo perché si dovesse stare da una parte e non dall'altra. Chiaro che lo capisca ancora meno oggi.
Sabato ho approfittato di una bella seratina low-cost allo Zero Circus: una convention glam nazionale con due band live e dj set a tema. Tra David Bowie, T-Rex, Rocky Horror Picture Show ed altre amenità ho passato una bella serata. Spensierata, allegra, carnascialesca. E c'era un po' di tutto nel pubblico: gente esteticamente normale (sarebbe ora di smettere di considerarlo un reato negli eventi metal: tutti a rifuggire le "uniformi" e poi appena vedi uno con jeans e maglione scatta l'ostracismo...), metallari tout-court di scuola teutonica, sciacquette minorenni agghindate stile Vixen, semplici capelloni. Era bello che tutti fossero lì semplicemente per divertirsi. "Divertirsi" dovrebbe essere una componente fondamentale di un ritrovo musicale. Purtroppo il "metallaro medio", musone, insofferente, crociato del nulla, il divertimento non sa spesso nemmeno cosa sia. Più facile criticare l'assolo ciccato, il giubbotto "non giusto", i suoni bruttini, la birra troppo calda, l'altro metallaro con la maglietta del gruppo sbagliato. Occhio, mi ci metto anch'io. Mi è facile riconoscere questo trend generale proprio perché ci sono cascato anch'io. Certo metal, o meglio, certa musica, ha però delle funzioni quasi terapeutiche, almeno nel mio caso. E con essa mi aiuto a tenermi su di umore, quando per indole personale tenderei a vedere solo quello che non mi va.
Poi leggo commenti di altri presunti "fratelli della fede", postati su un sito che non vale la pena riportare, proprio riguardo la serata di sabato. Commenti di un'acidità così gratuita che fanno venire voglia di "non essere" un metallaro, per non venir confuso con quella gentaglia. Frasi tipo "Ma ci sono ancora in giro quei froci?" o "Bene che si riuniscano ancora, così abbiamo qualcosa di cui ridere". E poi i "geni" si firmano citando canzoni dei Judas... No, dico: i Judas. Che faccio? Rispondo e faccio loro presente che mr. Halford (uno dei miei cantanti preferiti, tra l'altro) è un noto omosessuale che da trent'anni va in giro vestito come il poliziotto dei Village People? Cui prodest? Non ci arriverebbero, nemmeno a fargli un disegnino. Forse hanno quindici anni e sono ancora nella fase che io ho superato. Oppure sono destinati a riproporre vita natural durante lo stereotipo del "metallaro medio": un disadattato manesco e un po' destrorso (quindi macho fino al parossismo: nessuna concessione effemminata), un nerd che compensa le proprie frustrazioni con la "bravura" dei suoi idoli (dai Dream Theater al prog vero e proprio: in cerca di "vera musica", spesso trovando solo "finta tecnica"), un generico depresso che ha solo bisogno di un habitat che favorisca la sua negatività (bandendo ogni divertimento). Io non mi sento nessuno dei tre. Ho avuto momenti che calzavano queste tre pessime derive, ma sento di (e voglio) essere altro. Principalmente me stesso, con la mia voglia di sfogare tensione e rabbia nella (e con la) musica, ma anche con la voglia di vivere, di godere e (anche solo virtualmente) strafare che il glam ed il rock'n'roll in generale promuovono così bene, da così tanto tempo.
E poi che gusto ci sarà mai a fare gli sfigati col paraocchi a tutti costi non lo so proprio.
Rockate e siate felici, cazzo.
"We will bring you down!" (Sammi Curr)

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12 Comments:

Anonymous Anonimo said...

Gentile signov Vendetta, in qualità di pvesidente del fan club di Buvzum, le comunico che bvucevemo la sua casa dopo le sue insensate, stevivi, ovvibili, dichiavazioni tevvovistiche contvo il nostvo unico dio metallo. Buon bagno di sangue a lei e ai suoi amichetti fvoci.

:P grande giangio, hai troppo ragione. Chiedevo giusto a dallas per quale motivo mi sono rifiutato in gioventù di andare al di là dei maiden quando c'erano i misfits e i ramones ad aspettarmi...menomale che poi ho recuperato!!!
bonaaaa
nick monroe

06 marzo, 2006 23:38  
Blogger JonVendetta said...

Grazie Nick (a proposito: ma quando diamine torni?)...
Tu, Dallas, Marchino (aka Blaster) e pochi altri che conosco sapete cosa rischiavate di perdervi, restando imbrigliati nell'illusione della "musica giusta". Meglio tardi che mai.
Hanoi Rocks, Hollywood Brats, Jobriath, Alice Cooper, New York Dolls, Stiv Bators, Cherry Bombz, Twisted Sister, W.A.S.P., Poison, Motley Crue, Pretty Boy Floyd, Quireboys... Quanti buoni, ottimi motivi ci sarebbero per piantarla col machismo da cavernicoli e cominciare a fare un po' di sana baldoria?
E se proprio NON possiamo fare a meno di pensare col pene, allora guardiamoci in giro: ci sono più pollastre a un concerto stile Bon Jovi o a uno dei Manilla Road? Ci siamo capiti. :-)

07 marzo, 2006 00:20  
Anonymous Anonimo said...

Come hai ragione Jon! Ricordo che dopo il concerto dei Cure che ho visto in estate a Taormina (chi mi conosce mi odia perché lo cito sempre, ma concerti come quelli ti segnano!) sono andato con la tipa con cui avevo seguito il concerto ad una festa "after stage". Musica dark come puoi immaginare. Solo che, pur amando questo genere musicale l'ho sempre coltivato in solitario, senza mai frequentare luoghi che i darkeggianti frequentano e quindi ignorando realtà ad essi collegati... Non so se hai visto un "dark" ballare, uno di quelli convinti della propria depressione per intenderci. Ti dico solo che quando la tipa mi chiese "perché non vieni a ballare con me?" le risposi più o meno che non volevo mischiarmi ad una mandria di zombie catatonici che protestavano ogni volta che il dj metteva qualcosa di meno oscuro... Non capisco perché chi ama un genere debba necessariamente combattere crociate contro altri: dark vs. punk, rock vs. pop, Gigi d'Alessio vs. musica... Perché se mi piacciono i Cure o i Black Tape for a Blue Girl qualcuno mi prende per matto se dico di ascoltare anche Ludovico Einaudi o, che so, Fabrizio de Andrè? Siamo sempre al solito discorso. Le etichette. Le categorie entro cui la gente ha bisogno di raffigurarsi per non avere paura di essere sola... Ok, mi sto allargando troppo. Se voglio scrivere un post ho pur sempre il mio blog!!
Ciao Jon!
Ps: sfogliando in radio il vecchio catalogo dei 45 giri ne avevo trovato uno degli Hanoi Rocks: peccato che ci fosse solo la copertina, il disco chissà che fine aveva fatto...

07 marzo, 2006 01:35  
Anonymous Anonimo said...

Jon, anche se Sabato non c'ero ho moralmente rockeggiato con te !

07 marzo, 2006 03:33  
Anonymous Anonimo said...

giangio, torno a fine settembre. Ho cercato la roba che mi avevi detto, ma per ora né dischi né macchina...

07 marzo, 2006 10:00  
Anonymous Anonimo said...

Sono contenta che la pensiate così, anche perchè sabato ero vestita più o meno come una "paninara":maglione rosa e enorme di 10 anni fa (se la roba è buona non si butta, mamma docet) e pantaloni!Inizialmente mi sentivo un po' fuori luogo ma poi...l'importante era la musica!

08 marzo, 2006 09:39  
Blogger One In A Million said...

Jon cosa ne pensi, a proposito di glam, del film "velvet goldmine"?

09 marzo, 2006 12:27  
Blogger JonVendetta said...

Per Marco:
Non posso che essere d'accordo. Anch'io spesso e volentieri mi sento a disagio tra i miei simili. Non perché voglia eccellere o differenziarmi a tutti i costi, ma perché rifiuto la logica del branco e non tollero che essa si riproponga anche in ambienti dove si dovrebbe essere tutto tranne che ciechi conformisti. Nel mio caso si potrebbe traslare il topos del "ballare" a quello del "pogare", ma la sostanza rimane la medesima (se gli altri lo fanno non è che "devo" farlo anch'io). Per la cronaca, l'ultima volta che ho pogato correva l'anno 1991 (credo), al Clash Of The Titans.
P.S.: Scommetto un caffè che il 45 giri degli Hanoi Rocks era "Up Around The Band"...

Per Bella Gente:
La prossima volta datti malato e vieni a rockeggiare!

Per Nick Monroe:
Fa niente, ma torna sano e salvo. Pare che i concerti in quel di Firenze siano tornati ad essere (pochi ma) buoni...

Per Laura:
Infatti... L'importante è la musica!

09 marzo, 2006 12:34  
Blogger JonVendetta said...

Per One In A Million:
Ho visto "Velvet Goldmine" due o tre volte. E' molto carino, anche se in bilico tra videoclip, documentario e quadro naif. Tutto questo a scapito della narrazione, che ha ovviamente ritmi altalenanti. Non mi è piaciuto molto come il regista si è giocato il finale: il tema del "riciclaggio anni '80" sa troppo di messa in scena, benché siano chiari i riferimenti ai Bowie e Buster Poindexter più plasticoni. Visivamente è un bel caleidoscopio di lustrini e paillettes, le musiche sono quasi sempre eccellenti e la cosa che mi è rimasta più impressa è la metafora del dualismo della musica: l'anima rock e ribelle (macho) e quella effemminata e romantica (un po' gay, via). Dualismo (o doppia personalità artistica) ben rappresentato dalla love story tra il simil Iggy Pop da una parte e il simil David Bowie dall'altra.

09 marzo, 2006 12:44  
Blogger One In A Million said...

Mi ritrovo abbastanza col tuo parere, devo dire che quel film mi ha aperto gli occhi sul mondo glam, che a causa della mia età (sigh!) non ho vissuto in prima persona, ma che come tante correnti e generi che ora apprezzo, sono dovuta andarmeli a riscoprire attraverso dischi, libri, film...e chi più ne ha più ne metta! Velvet goldmine mi ha entusiasmata..tutte quelle paillettes, luccichii, lustrini..della colonna sonora, particolarmente belle a mio parere "20th century boy" e "baby's on fire".

09 marzo, 2006 17:59  
Blogger JonVendetta said...

Già che ci sono: per "20th Century Boy" prova a sentire la versione dei Bang Gang (gruppo glam metal di fine '80)! Insieme all'anthem "Pedal To The Metal" (leggere il testo e godere...) è la cosa migliore del loro album "Love Sells"! ;-)

09 marzo, 2006 23:46  
Blogger One In A Million said...

Sarà presto fatto..tnx!!

10 marzo, 2006 08:38  

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