Donne finte e drammi veri
"Finto". Parola che uso spesso quando parlo di Sanremo.
Dopo i finti suicidi dell'era Baudiana (uno dei punti più vergognosamente bassi toccati dalla Rai) arriva un dramma vero. Tullio De Piscopo (che musicalmente non mi dice niente, ma da oggi lo guarderò con occhio diverso) viene avvertito della morte di sua madre mezz'ora prima di andare sul palco coi Ragazzi di Scampia. Gestione dell'accadimento: Tullio si esibisce regolarmente e non viene detto nulla a nessuno per non turbare i ragazzi, ad eccezione di un "Ha le sue buone ragioni, credetemi" (Panariello) quando il percussionista non va al microfono a pezzo finito e scappa off-stage.
Onore ad un comportamento esemplare di uomo e musicista, nonché all'organizzazione, che ha evitato oculatamente i facili pietismi. Pietismi non evitati dal trombato Ron, che aveva buone ragioni per reclamizzarsi (fondi per la ricerca su una malattia che ha ucciso un suo caro amico), ma solo in parte. Quanto sarà buono uno, a fare beneficienza col suo album, che è lo STESSO che ha già venduto in edicola -IVA più bassa che nei normali negozi...- e ben PRIMA di Sanremo? Puzzicchia di bruciato.
Per il resto i passaggi alla finale della sezione donne (le "quote rosa", voi capite) danno un'idea dei criteri di selezione: passano il già sottolineato finto femminismo dell'insipida Tatangelo ed il finto ribellismo a bocca larga di Dolcenera. Rimpiango la Jo Squillo di "Siamo donne" e le Lipstick di "Che donne saremo". Finte per finte, hanno almeno l'alibi del passato remoto.
2 Comments:
Sinceramente quando si parla di Sanremo io non so che dire, mai guardato.
O meglio, guardato in tempi remoti per sapere cos'era. Ma sono anni ormai che non lo cao di striscio.....
Tranquillo. Anche quest'anno non ti sei perso nulla. Faccio volentieri da osservatorio umano per eventi inutili... :-)
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