Se questi sono uomini
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Chiacchiere musicali, sfoghi personali e consigli non richiesti, tra metallari, rockettari e varia umanità. Borchie non necessarie.
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Etichette: metal
Troppo, troppo caldo. Non mi veniva in mente altro video, coi neuroni in pappa e la pelle appiccicosa come carta moschicida.
Gli W.A.S.P. sono da sempre uno dei miei gruppi preferiti. Nonostante le attuali chiappe flaccide di Blackie Lawless ed il livello medio/basso degli ultimi lavori (i primi due album rimangono insuperati, a più di vent'anni). Che dire. Notevole la gara degli armadilli...
Etichette: metal
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Era lo slogan delle scarpe da ginnastica Antonini. Anni ottanta, testimonial Enrico Montesano. Ma non penso che il pelato permaloso avesse quelle, ai piedi. Forse Zidane stava solo canticchiando tra sé e sé "Use Your Head" degli Overkill. O forse ha fatto un salto a Pamplona pochi giorni fa e si è entusiasmato al punto di voler giocare a cornate. Con la differenza che il rosso l'ha visto dopo, non prima. Chissà. Rimane la figura PATETICA di un campione mondiale alla sua ultima partita, davanti al mondo intero. Disquisire su tipologia e gravità della provocazione subita è assolutamente fuori luogo: con questa reazione l'unica qualità mondiale dell'ex gobbo che ricorderemo è la STUPIDITA'. Peccato: mi piaceva come giocavi, ZinZinZanZan, ma ora so che tipo sei.
Adieu, BAMBOCCIO.
P.S.: Il fatto che l'opinione pubblica francese ti difenda rafforza lo stereotipo che mi ero costruito circa i tuoi connazionali: qualche buon film, qualche pensatore illuminato, ma tanta tanta spocchia.
UPDATE del 12/07/2006 - Fairplay di famiglia: la stampa riporta oggi che la madre di Zidane ha proposto di castrare Materazzi. Allora ce l'ha davvero, la mamma stronza.
Ci siamo. Caldo. Troppo caldo. Pioggia (calda pure quella). Ancora caldo. Quarantotto ore su un lavoretto di grafica "strano forte". Mastella continua a dare il meglio di sé. Follini spinge a sinistra (prima o poi qualcuno se ne accorgerà, pensa lui). Io insisto coi miei progetti di eliminazione fisica di mia madre (sembro Stewie Griffin ma ci guadagno con gli anni). Escono quotidiani come "Il Firenze" (tutto il mondo è Milano: "il Giorgio", "il Gino"...). Dormo poco e soprattutto male. Sudo come se non ci fosse un domani e penso sia sempre giugno (chi è lo scellerato che ha detto che il tempo vola quando ci si diverte?). Leggo cose brutte, il più delle quali scritte da me. Credo ancora nel rock come sopravvivenza a se stessi. Penso che domani (o "da grande") farò qualcosa degno di nota (anche un fa diesis). Faccio sesso con donne vergognosamente procaci (poi mi sveglio e l'unica cosa reale è, nuovamente, il sudore). Aspetto momenti che non arrivano mai. L'unica cosa certa è che "ci siamo". Un Jon Vendetta sempre più italiota, sempre più dimentico dell'astio anticlericale che lo contraddistingue nel suo condominio dell'intolleranza, sempre più futile e legato alle contingenze è qui, mutande indosso, ad attendere come tutti il gran finale. La grande finale. Domani ventidue miliardari in mutande (buffa analogia) rincorreranno un troiaio di cuoio decidendo le sorti del mondo. Quello del pallone. Nell'immagine a lato un breve sunto del desiderio maximo per l'italiano medio, in cui puntualmente mi riconosco, nonostante le passate velleità intellettualoidi. Fateci caso: in realtà vi ci riconoscete anche voi e cambia solo l'avversario.
E siccome sappiamo tutti come ci siamo arrivati, in finale, la miglior dedica che posso fare è il video degli sfortunati Crashdïet.
E' un miracolo: godiamocelo.
P.S.: Forse riesco a farmi portare per vie traverse la tanto sospirata t-shirt dei Crashdïet direttamente dalla Svezia. Peccato che, nel caso, arriverà a novembre, quando l'estate sarà ormai solo un ricordo.