Stacco un po'
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Chiacchiere musicali, sfoghi personali e consigli non richiesti, tra metallari, rockettari e varia umanità. Borchie non necessarie.
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Avendo citato recentemente Sanremo e Spinal Tap ho provato ad unire le due cose. Possibile? Sì. Al posto di Sanremo mettete l'Eurovision Song Contest (edizione 2005), una manifestazione in cui non conta se proponi pop, folk o hard rock: non a caso ci sono stati andati anche i Lordi. Al posto degli Spinal Tap mettete un'altra band-farsa, che poi tanto farsa non è: i norvegesi Wig Wam, i cui membri hanno tutti un passato metal più o meno serio (anche negli Artch, che per i "defenders" sono un nome piuttosto valido). Curioso punto d'incontro tra Bon Jovi, Europe, Slade, Quiet Riot e tanto altro hair metal d'annata, questi pazzerelli offrono nel loro recente "Wig Wamania" una sorta di "tributo alla scena". Ogni brano del disco è praticamente identico a qualche hit altrui del passato (esempio: "Gonna Get You Someday" è "You Give Love A Bad Name" con lievi modifiche, "Kill My Rock'n'Roll" cita i Kiss più ottantosi e "Breaking All The Rules" ha lo stesso chorus di "I Love Rock'n'Roll" di Joan Jett, ma con un testo "true" degno dei Manowar!). Ancora più curioso notare che alla fin fine la band ha una sua identità, nonostante tutto.
Si frigge l'aria, viene da dire. Ma se la prerogativa della musica buona è esclusivamente inventare, non credo che tanti gruppi "seri" che girano ora abbiano di che vantarsi. E se il fine di certa musica è ancora divertire (metallari permettendo) direi che gli Wig Wam ci riescono alla grande.
Aspetto a questo punto di vedere i Necrodeath al Festivalbar, per capire se ci stiamo allineando agli standard europei...
Tardo glam rock o pre-glam metal? La carica power pop di inizio '80 poneva i Girl a metà tra i due generi. Ancora troppo leggeri per essere definiti "metal", decisamente fuori tempo massimo per rientrare nell'ondata di lustrini e paillettes della decade precedente. Nei loro due album non sempre hanno messo a segno colpi memorabili, ma "Hollywood Tease" è per me una canzone speciale, conosciuta solo successivamente come fan degli L.A. Guns (la riarrangiarono sul loro debutto dell'88). E infatti Phil Lewis sarà il loro cantante dopo lo scioglimento dei Girl, mentre il chitarrista Phil Collen riapparirà nei Def Leppard.
Uno vola negli States a cercare fortuna (e un po' ne troverà), l'altro rimane in terra d'Albione. Ma entrambi, dopo più di vent'anni, sono ancora saldi nelle rispettive bands. Tra alti e bassi, successi e delusioni. Vista la recente calata dei Leppard (ed il mio smisurato amore per la voce viziosa e sgraziata di Phil) mi pare d'obbligo rendere omaggio anche agli ennesimi sfortunelli dei funesti "periodi di transizione" del rock. Per la cronaca, il brano è l'opener di "Sheer Greed" (1980).
Dopo il 6-0 dell'Argentina sulla Serbia/Montenegro credo di aver visto tutto.
Mi preparo mentalmente a ridere degli yankees domani sera, "facendo" l'italiano medio che segue ventidue uomini in mutande in TV (mi riservo questo priviligio una volta ogni quattro anni. Sarò bisestile). Birra in mano, gretto e rumoroso, sarò il Gassman de "I Nuovi Mostri" per novanta minuti...
Cosa meglio dei Kiss quando si celebra il nulla, ma ad alto volume? Buona partita ai miei fantozziani colleghi con frittata di cipolle e rutto libero, ed in bocca al lupo all'Italia dei palloni gonfiati e scoppiati. Almeno questa, fatelo per il bene dello sport, vincetela... Poi ve ne potete anche tornare a casa a scommettere, fecondare veline, sbagliare congiuntivi, sperperare miliardi, vendere telefonini e (perché no?) partite. Ma schiacciateli di brutto, quei pagliacci.
Autocelebrazione, ma neanche più di tanto. Smanettando tra i video di YouTube ne ho trovato uno che rippai io stesso da videocassetta ai tempi gloriosi di WinMX (quando scambiare materiale interessante con altri maniaci di metallo vecchio poteva essere opera ardua, ed i file rari te li aggiudicavi solo dopo faticose sessioni di contrattazione stile figurine Panini). E' buffo ritrovare una cosa fatta anni fa sempre lì, sospesa nel mondo inesistente di Internet, riciclata, scambiata, parcheggiata, condivisa.
Forse chi tra voi ama i Tigertailz avrebbe preferito il classicone "Love Bomb Baby", ma cercate di capirmi: il possibile anagramma del mio nome (quello vero) non è solo "GV: etti di calunnia", ma anche "autovalutazione" (il buon Anton Maria Brandawer non mi ha mai rivealto da dove saltasse fuori la "z"). Avanzano delle lettere, ma le devolverò in beneficienza a bassista e chitarrista, così potranno tappare i buchi dei loro strumenti di groviera rosa...
Tanta lacca a tutti!
P.S.: Per gli amanti del last minute: aggiungo la locandina del Festival Lorca Rock (Spagna). E' dopodomani e ci sono gruppi da paura. Tigertailz compresi...
PC di nuovo in sesto. Soldi agli sgoccioli. Italia-Ghana 2-0. Calcio storico fiorentino nella bufera per la solita ragione (sai com'è: quando una trentina di pregiudicati pieni di steroidi si allenano un anno per prendersi a cazzotti con la scusa che "questo è lo spirito del calcio in costume" capita che poi lo facciano per davvero. Davanti a spettatori paganti.). Tutto regolare.
"Regolare" anche il recente rammollimento dei Backyard Babies, che nel 1998 mi fecero innamorare col loro "Total 13" ed oggi invece bèlano innocui, meno elettrici che mai, in un disco appena uscito che non nomino giusto per non sprecare parole. Preferisco "ricordarmeli da vivi", come avrebbe detto il Mascetti di "Amici Miei". Ecco quindi "Highlights", dal succitato "Total 13". Sperando che presto rinsaviscano, inseriscano la marcia indietro e tornino ad essere ciò che erano. Perché, a dirla tutta, questa diffusa "sindrome degli Hellacopters" comincia davvero a rompermi i coglioni.
Mosca, 1989. Il Moscow Music Peace Festival vide diverse band avvicendarsi nell'allora semi-vergine (almeno da un punto di vista del rock occidentale) territorio russo. Bon Jovi, Ozzy Osbourne, Cinderella, Scorpions, Skid Row, Motley Crue e tanti altri dettero vita ad un evento che segnò i miei anni di liceo. Bandiere russe e americane che sventolavano insieme, una folla enorme, un concerto spettacolare e variopinto, segno (sebbene schiettamente commerciale, va detto) di un cambiamento e di un disgelo che oggi possono sembrare anacronistici, ma che allora in molti abbiamo vissuto credendoci. O sforzandoci di farlo.
Tom Keifer cantò e suonò con 39 di febbre e la sua fu comunque una prestazione memorabile. Grandi Cinderella, grande Videomusic (che nella sua "artigianalità" trasmetteva anche eventi come questo e in generale dava più spazio alla musica di quanto facciano i suoi corrispettivi edulcorati di oggi, dove tutti biascicano slang ma non hanno nulla da dire), grande 1989. E un cordiale vaffanculo a chi ha sempre bollato i Cinderella come "uno dei tanti gruppi di checche glam" senza neppure ascoltarli. Se lo avesse fatto si sarebbe reso conto di aver toppato alla grande.
Fino a lunedì passerò poco dal blog, causa PC che fa le bizze (la maledetta ventola della scheda madre che si muove meno di me). Perciò godetevi il fine settimana e a presto.
Se è vero che non avrei mai speso 60 euro per vedere i Guns al Gods, attorniati da quegli orrendi gruppi no-metal ("no" o "nu" la musica, purtroppo, non cambia), è altrettanto vero che forse avrei preso in considerazione la cosa sapendo di vedere on stage anche il buon Sebastian Bach. Pare che fosse ospite speciale, anche se non so cosa abbia fatto di preciso sul palco.
Mi accontento di riproporre un video che ha allietato più di un pomeriggio trascorso davanti al PC assieme a Bella Gente e SonicSpeak.
Skid Row dal vivo, all'apice della carriera (tour di "Slave To The Grind") e con il singolone "Monkey Business". Luogo di esibizione gli studi del Saturday Night Live, all'incirca nel 1991. E un po' mi prende il magone a pensarci. Essendomelo perso l'anno scorso all'Evolution Festival, l'unico modo che ho avuto di vedere Seb negli ultimi anni è stato in TV, in alcuni episodi di "Una Mamma Per Amica"... Prima o poi mi spunteranno le tette, lo so.
Visto che si parlava di gentil donzelle, eccone alcune che entrano ed escono, ma solo dal mio stereo, almeno due volte la settimana. Da "Outerlimits" (1989), le nipponiche Show-Ya.
Liberi di infamarle, ma io le adoro. E le preferisco sia alle Vixen che a Lee Aaron, se non altro perché ci "davano dentro". Prodotto di un'epoca, derivative e tutto quello che volete, ma se vi piace il metal melodico come quello che andava in classifica in quegli anni l'unica cosa che vi può restare indigesta qui è l'idioma, perché il resto c'è tutto.
Quando poi mr. Nick Monroe, nostro "agente in Giappone", vuole tradurci il testo... ;-)
Ho un attacco di buonismo. Sento il bisogno di qualcosa di "rassicurante". Ecco quindi uno dei momenti "buoni" del metallaro anni '80. Sulla scia di USA For Africa anche il mondo metal, su iniziativa di Ronnie James Dio, mise su un progettino di beneficenza ("Hear N' Aid") attorno ad un singolo ("Stars") che vide coinvolte varie personalità del panorama musicale di allora. Questa è la versione estesa del brano, con assolo-fiume e durata molto poco radiofonica di circa sette minuti.
Da sentire: nel mega assolo di chitarra a più mani, Yngwie che spazza via la concorrenza in 10 secondi netti, lo "zio" Rob Halford che canta il secondo ritornello una manciata di ottave più in alto dei colleghi, il tentativo di Eddie Ojeda di rivaleggiare tra dei guitar heroes (una simpatica 127 Rustica in mezzo a delle Formula 1).
Da vedere: l'espressione deficiente di Vince Neil nella carrellata di foto in chiusura, il ciuffo sbarazzino di Geoff Tate, la faccia da Topo Gigio di Dave Murray, il modo singolare di tenere il plettro di George Lynch, il cappellino di Paul Shortino (si perdoni l'infelice rima), il discutibile senso del colore di Kevin DuBrow, i baffi alla Village People di Claude Schnell, la mise alla candeggina di Don "Miami Vice" Dokken, l'occhio spiritato di Blackie Lawless e quello da "torno subito" di Chris Holmes.
Da capire: la presenza degli impresentabili Spinal Tap.