Buon 2006
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Chiacchiere musicali, sfoghi personali e consigli non richiesti, tra metallari, rockettari e varia umanità. Borchie non necessarie.
Addio WinMX? Vince la RIAA? Sembra di sì
Potrebbe essere la fine di un'era. La rete P2P di WinMX non è più accessibile. I server della Peer Cache come pure il sito web della compagnia non sono più raggiungibili. La notte scorsa i server sono stati chiusi e gli utenti non sono più in grado di collegarsi alla rete. Sarebbe una grande perdita per la community P2P, ma in qualche modo le cose si aggiusterebbero. Gli utenti di WinMX potrebbero migrare verso altre reti e ce ne sono molte in grado di assorbire il carico. La FrontCode aveva nei giorni scorsi ricevuto una lettera di 'cessa e desisti' dalla RIAA che forte della sentenza Grokster minacciava gli sviluppatori del software di adire le vie legali se non avessero fermato il loro servizio P2P che secondo loro non era conforme alle direttive della Corte Suprema. Secondo altre indiscrezioni e voci di corridoio sembrerebbe che qualcosa si sia mosso invisibilmente durante questo tempo di inattività del team di sviluppo. Proprio quando iniziò il beta testing della versione 3.5x del software il whois sul dominio winmx.com informava che il proprietario era la FrontCode e che il sito era localizzato in Canada. Oggi invece il whois mostra che winmx.com è localizzato in Port Vila, Vanatu una piccola isola nel sud del Pacifico. Non è + registrato alla FrontCode ma ad un certo WinMX Technologies. Potrebbe allora trattarsi di un trasloco per proteggere le loro operazioni dalle controversie legali. Potrebbero prepararsi a lanciare un nuovo WinMX che sostituirà quello attuale con un nuovo protocollo. Quello però che è sicuro è che al momento la WinMX Peer Network è morta. Vedremo nei prossimi giorni come evolverà la cosa e se la notizia della fine di WinMX sarà definitivamente confermata oppure se assisteremo ad una sua rinascita. Notevole la preoccupazione in tutto il mondo.
Fonte: www.p2pforum.it
Anno: 2005
Autore: Carlo Cambi
Editore: Newton & Compton
Collana: Guide insolite
“Non c’è alcuno spleen da tagliatella o da cacio e pepe disperso in ciò che io, e una pattuglia di volenterosi mangioni, siamo andati cercando. Semmai c’è un intento di rivalutazione, di recupero e, sotto traccia, di verità riguardo alla nostra cucina”. Con queste parole Carlo Cambi, uno dei massimi critici enogastronomici d’Italia, ci introduce alla lettura di questa guida gastronomica volutamente non commerciale, vera e propria risposta a quel “festival delle pentole” che inonda le nostre case con numerosissime trasmissioni televisive. Carlo Cambi, invece, opta per l’autenticità della tradizione culinaria italiana e narra delle mille trattorie e osterie dove si possono gustare piatti genuini, dove in tavola c’è sostanza, quelle che servono il vino del posto, con modi magari un po’ spicci ma familiari e nelle quali si riscopre il rito e il piacere dello stare a tavola. Il cuore dell’Italia, l’area tosco-umbra-marchigiana, è quella più ricca di trattorie che fondano la loro cucina sul legame col territorio. Sono vere “locande” che hanno scelto la continuità rispetto al valore del cibo consolidato nel tempo. Sono le preferite dall’autore che ha scritto questo libro anche per contrapporsi alle rivisitazioni costosissime di pietanze popolari (di una “pasta e fagioli”, per esempio), o a certa “cucina di ricerca” dai prezzi stellari che si fa nei templi della nuova gastronomia. Nelle osterie di questa guida, invece, si torna a mangiare con consapevolezza. Capendo che la cucina d’Italia è regionale e sub-regionale, perché delle diversità territoriali ha fatto di necessità virtù e perché le ricette furono elaborate nel corso dei millenni nelle cucine di casa e non a corte, come in Francia. Una cucina il cui tempo veniva, e viene ancor oggi, scandito dall’agricoltura, che segue i percorsi agricoli e commerciali dei prodotti della terra e di quelli pescati dal mare. Sfogliando le pagine e gli indirizzi del libro ci addentriamo in queste belle trattorie d’Italia, scoprendo che anche nelle città del Nord ci sono posti dove la pasta non è completamente liscia e industriale ma fatta in casa, ci muoviamo tra i seicento tipi di salame e altrettanti di formaggi, le trecento varianti di pasta ripiene e i cento formati di pasta di grano duro. E non è che domestico significhi di basso profilo, anzi. Non è necessario essere delle stelle di prima grandezza ai fornelli per soddisfare l’appetito e questo dovrebbe poi essere il fine ultimo dell’oste, del “cuciniere”: mettersi al servizio di chi mangia, pensando al suo bene (oltre che al proprio guadagno).
Carlo Cambi
Adoro i randagi... :-)
STATE VIOLENCE, STATE CONTROL, cantavano i DISCHARGE...
E mentre il Cardinal Tonini, schiavo di Dio, redarguisce Chiambretti in diretta e cerca di raccogliere le sue pecore per proteggerle dai nudi televisivi e non, scorrono su altre reti le immagini del pestaggio notturno degli sbirri. Guai a toccare le OPERE. Sono così GRANDI che chi vive lì e non le vuole DEVE essere pestato.
In entrambi i casi, è "evidente", il fine giustifica i mezzi.
Abbiamo imparato davvero bene la lezione yankee sull'esportazione di democrazia.
HANNO SCELTO LA VIOLENZA
A Venaus la notte del 6 Dicembre le "forze dell'ordine" hanno brutalmente aggredito i presidianti che stavano riposando nelle tende e nelle baracche. Non c'è stata reazione. Ai sindaci veniva strappata la fascia tricolore, poi erano manganellate anche per loro. Con le ruspe hanno demolito le installazioni del presidio. (http://www.notavtorino.org/)
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