Altro black out temporaneo
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Chiacchiere musicali, sfoghi personali e consigli non richiesti, tra metallari, rockettari e varia umanità. Borchie non necessarie.
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Scrissi queste cose ai tempi di Hammerblow. Non vennero pubblicate allora, ma mi sono tornate in mente ragionando con degli amici riguardo al mio recente compleanno (stesso giorno della morte di Cliff).
Cliff Burton mi manca. Mi manca quel suono e mi manca la sua attitudine sopra e sotto al palco. In venti anni parecchie cose sono cambiate, e non sempre in meglio. Riposa in pace, Cliff.
CLIFFORD LEE BURTON
Castro Valley (CA), 10/02/1962 - Sweden, 27/09/1986
“Master Of Puppets” Tour, 27 settembre 1986 (tristemente è anche il mio compleanno, NdA). Ore 5:15 del mattino. Un tragico incidente al tour bus dei Metallica uccide il bassista Cliff Burton nel tragitto da Stoccolma a Copenhagen. Causa ufficiale: strada ghiacciata.
Al funerale (celebrato il 7 ottobre), dopo l’aspersione delle sue ceneri fu suonata “Orion” in suo onore; e allo stesso modo mi piace spesso ricordarlo e rituffarmi, come mille altre volte, in quei giorni così diversi: ascoltando la lunga strumentale estratta da “Master”, sua opera fondamentale insieme all’altrettanto intensa “(Anesthesia) Pulling Teeth” (da “Kill ‘Em All”).
E’ una cosa su cui batto sempre: è proprio nella musica che si ritrova il musicista. Ed è così che lo abbiamo conosciuto ed amato. Evitiamo l’ipocrisia dei facili elogi personali. Nessuno di noi lo ha mai conosciuto di persona, e ciò che ha composto e suonato è quella parte di lui che ci ha parlato. La musica ed il modo in cui la proponeva. Quell’approccio quasi Hendrixiano al basso in un contesto apparentemente contrastante: la furia cieca di una band ai tempi davvero estrema: violenta, veloce, rabbiosa. Quel suo tocco stralunato e a volte psichedelico, abbinato ad una conoscenza della teoria musicale decisamente superiore ai tre compagni. Quel basso così fuori moda: solo Lemmy poteva, e può, permettersi di imbracciare un Rickenbacker senza sembrare uscito da un album di ricordi. I pantaloni a zampa d’elefante, le t-shirt dei Misfits e dei Blue Oyster Cult e l’attitudine hippie in un combo che aveva unito la cattiveria dei Venom all’irriverenza punk dei GBH (cos’era “Motorbreath” se non una scheggia metal-punk improponibile fino ad allora nell’educato rifferama heavy, ancora legato alla NWOBHM? Nota: Tendenza condivisa, in misura minore, anche da altre bands dell’area newyorkese e dai suoi prime movers thrash, vedasi primi Overkill ed Anthrax. Tutto questo inconfutabilmente prima delle varie transizioni dal punk/hardcore al metal -T.S.O.L., D.R.I., Suicidal Tendencies e tutta la generazione “crossover”- o viceversa –Slayer-). I capelli lunghi come si portavano negli anni ’70, ostentati tranquillamente nei pacchiani e modaioli anni ’80 delle frange e delle lacche. Era un “outcast” persino nel suo stesso contesto.
Infine, ciò che più può essere rimpianto, il basso profilo. Il non essere una rockstar anche quando i risultati conseguiti potevano darne motivo. Certo, è facile fare due conti oggi vedendo dove sono arrivati gli altri tre (EX) “horsemen”: tra MTV, cofanetti, finte Woodstock, scandaletti, colonne sonore di film per pischelli, disintossicazioni, endorsement di occhiali da sole, ecc. i Metallica sono diventati il perfetto esempio di rock band istituzionalizzata e completamente integrata al sistema.
Troppo, troppo facile fare il paragone con il loro/nostro passato e vedere stridere la genuinità e l’onestà nell’era Cliff con il triste “timbrare il cartellino” negli ultimi quindici anni di carriera. Forse è solo una coincidenza che la ditta Hetfield e Soci abbia detto tutto quello che doveva dire nei primi tre album (quattro a voler essere magnanimi). Forse è un’altra coincidenza che tutte le dichiarazioni (nero su bianco) dell’epoca siano state poi contraddette, dimenticate, calpestate, proprio iniziando dalla scomparsa di Cliff. Chi ha più di venticinque anni si ricorderà dei Metallica che sbandieravano che non avrebbero MAI girato un videoclip, tanto per fare un esempio. Ed iniziarono proprio con la VHS “Cliff ’Em All”, con la scusa che non erano video “commerciali”, ma bootleg girati dai fans, raccolti per commemorare Cliff. Continuarono col video di “One”, che era stavolta sì un video commerciale, ma “artistico” e più lungo di quanto consentissero i tempi televisivi, quindi non votato a far cassetta… Poi arrivarono i mille singoli del black album con relativi clip e la saga dei cofanetti, delle videocassette, delle orchestre e tutte quelle pagliacciate su cui non valeva più neppure la pena di far polemica.
Ripeto, è facile pensare che tutto cambiò proprio dopo quel tragico evento. Ma sarebbe come sparare sulla Croce Rossa (nel caso fosse vero) o una vigliaccata (nel caso non lo fosse). Fatto sta che la storia ci lascia questo. Tre splendidi e fondamentali album, ricordi off stage per chi ha avuto la fortuna di esserci quando quattro sbarbatelli trasfiguravano il metal e oltrepassavano i limiti dell’ascoltabilità di allora, avviando la mostruosa macchina della morte chiamata “thrash” e spingendosi dove nessuno aveva mai osato prima.
Cliff era uno dei quattro ingranaggi di questa macchina. Come spesso accade, il basso non ha un rilievo eccessivo in una band metal. Ma è anche questo che affascina, è questo forse il “profilo basso” cui accennavo (ironia della sorte anche nella ripetizione).
La semplicità, l’efficacia e la personalità sono qualità che non si guadagnano con la fama o la spocchia del carrozzone del momento.
Attaccate lo stereo, sfilate l’ellepì di “Master” dalla sleeve e poggiatelo sul piatto.
Regolate a 33. Penultima traccia del lato B.
Spegnete la luce e pensate un attimo.
Pensate innanzitutto che non abbiamo bisogno di venerare nessuno. Nessuno è Dio sceso in terra. Nessun fighetto con uno strumento in mano dovrebbe meritare di esser considerato tale. E nessuno diventa automaticamente Dio neppure quando ci lascia. Rimane ciò che era.
Quello che era Cliff “Orion” ve lo può spiegare, nella sua semplice e sofferta bellezza. Se avete voglia di sentire.
“...There's somebody in that garage that hasn't been discovered that's better than you are.”(Cliff Burton)
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Ringrazio Ale per la seguente segnalazione:
All'indirizzo www.unioneamicidelcaneedelgatto.it è possibile partecipare alla petizione per impedire la chiusura del canile municipale di Sesto Fiorentino.
Spiego meglio per i non Fiorentini:
Il 26 settembre 2006 è stata emessa un'ordinanza dal comune di Sesto Fiorentino per lo smantellamento del canile.
Passando sopra al fatto che l'Unione Amici del Cane e del Gatto ha acquistato l'area dove è il canile, il problema sta nel fatto che non è stata indicata un'altra area dove spostare lo stesso.
Passando sopra al danno economico che l'associazione subisce, resta l'alone di pericolo dell'abbattimento delle povere bestie.
Stiamo parlando di 500 cani e 100 gatti.
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