SHATTERED - "Behind The Wall" (Demo, 2004)
Già cover band dei PANTERA, i padovani SHATTERED danno alla luce il presente demo dopo l’omaggio ai “cowboys” dato alle stampe un anno orsono (i cui quattro brani in mp3 sono scaricabili sul loro sito).
La loro gavetta inizia nel 2000 e le cover servono per trovare affiatamento, calcare i palchi e dare poi origine a qualcosa di consapevolmente proprio; trafila giusta, aggiungo io, per evitare le asfittiche nicchie in cui di solito ci si ritrova limitandosi a riproporre materiale altrui.
Eccoci quindi al demo della “prova del nove”, degnamente superata: gli SHATTERED sono decisamente preferibili sulle proprie composizioni, cucite loro addosso per valorizzare le personalità dei componenti.
La registrazione/produzione è buona e regala chiarezza ed onore ad una thrash band sufficientemente moderna, ben preparata, sicuramente meno forzata che in alcune passaggi del precedente CD.
Le coordinate musicali sono canonicamente thrash/speed: PANTERA, ovviamente, ma anche MACHINE HEAD, EXHORDER, qualche nome della “nuova ondata” di modern thrash americano ed altri acts che hanno reso questo sottogenere uno dei fermenti estremi più longevi nel panorama metal.
L’iniziale “KFM” mostra subito una band che palesa le sue origini, e quindi il rifferama compatto di DIMEBAG DARRELL così come le vocals ruvide alla PHIL ANSELMO.
Più dinamica “Insane”, rullo compressore dalle improvvise accelerazioni e condita da puntuali iniezioni solistiche, incastonate tra linee vocali declamatorie e quasi hardcore. Buona coesione di gruppo e ottima la struttura bilanciata del brano.
“Extreme Violence” funzionerebbe benissimo, se non sopraggiungesse una frazione di clean vocals che rivelano uno stile ancora troppo acerbo per funzionare a dovere. Peccato, perché il brano brilla ancora una volta per composizione, con un’ottimo stacco finale meditato ed un costantemente brillante lavoro di basso e batteria.
Un arpeggio di maniera introduce “I’m Your Father”, troppo Panteriana per passare “inosservata”. Mid tempo spezzato e convulso. Soddisfacente, “citazioni” a parte, nella sua durata; meno convincente quando, come sopra, le linee vocali toccano versanti puliti. Se non altro il buon IAN ha a disposizione una gamma vocale che va oltre gli attuali rutti a go-go di ANSELMO; deve solo, a mio parere, lavorare maggiormente sul pulito. Echi di metal più canonico risuonano nei fill e nella sezione conclusiva.
Chiude il lavoro “Heavy Damages”, inaugurata da un ottimo riffone (più batteria a piatti aperti) che, giuro, pare la versione metal di “Green Machine” (KYUSS). Strano il refrain, molto corale ma poco incisivo (pare un controsenso). Da rivedere l’assemblaggio generale, che penalizza le brusche sferzate thrash, quasi fuori contesto. Il rientro dopo l’assolo di chitarra è un po’ slegato, ma è un’inezia nel complesso di un brano con idee davvero niente male.
Di consigli da dare ne ho pochi, o meglio, poco originali.
Per la band nel complesso: continuate a lavorare sui brani vostri, poiché la strada è quella giusta e la personalità non vi manca (occhio agli arrangiamenti, perché la vera differenza tra le band underground ed i professionisti sta spesso più lì che nell’originalità musicale della proposta).
Per le chitarre: non male i soli ma qualche pecca esecutiva qua e là c’è: “ripulire” un paio di sincronismi mancati ed il gioco è fatto.
Per il singer in particolare: ridurre o rivedere un briciolo le parti pulite e forse smussare qualche spigolo nei tratti più aspri (un termine di paragone per calibrare la tua voce in tali frangenti può essere CHRISTIAN RUDES, singer dei deathsters floridiani SOLSTICE; se hai modo di sentire il loro debut omonimo del ’92 fammi sapere se ci ho preso…).
Rimane un’oggettiva buona impressione per un lavoro ben riuscito, che rischiava di risentire delle influenze da cover band e invece lascia presagire ottimi sviluppi. Complimenti infine per l’ottimo artwork, a cura di Nicola Coin. In bocca al lupo e a prestissimo.
Per contattarli: http://www.shattered.it/ e info@shattered.it.
Etichette: Archivio Hammerblow, giornalismo, metal
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