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18 luglio 2005

DAMN CHEETAH - "Primal" (Kivel Records, 2003)

“Orfani di Bach” unitevi! Ok, sarò più chiaro… Siete come me ancora sepolti sotto pile di LP minori, tutti rigorosamente di fine ottanta, incisi da band che appartenevano allo stesso filone degli SKID ROW (quelli originali, non la bufala dell’era Solinger…)? Tutto hard rock americanissimo, solido e sculettante, suonato a duemila e cantato da VERI cantanti? Sentite come me la nostalgia per platter che unissero rock ad alto voltaggio, palle fumanti e ballatona strappalacrime di turno? Ebbene, ci siamo. A volte ritornano, diceva un altro reietto degli ‘80.
Annunciato più volte con titoli differenti (doveva chiamarsi “Love Thunder” ed essere già disponibile nel 2001, per fare un esempio) “Primal” dei DAMN CHEETAH è più di un ritorno a quelle sonorità. E’ praticamente sbucato fuori dal dimenticatoio di allora, con gli stessi suoni, la stessa produzione, gli stessi refrain… tutto! E c’è un motivo, anche se poco approfondito in altri siti in cui troverete informazioni sui DC. La band nasce all’indomani della separazione di Carl Fragnito (chitarra) e Anthony Fragnito (basso) dai BLACKLACE di Mary Ann Scandiffio (due album all’attivo sulla belga Mausoleum Records, ’84 e ‘85), vigoroso combo hard rock. Insieme al singer Les Brown (lo stesso Brown degli N.R.G., metal band che sentite sulla colonna sonora di “Transformers: The Movie”… il brano mi pare fosse “Instruments Of Destruction”) e al drummer Dante Renzi (ex Armed Forces) vengono a fine ottanta messi su i Damn Cheetah. Ora comincia il bello. Nel ’90 circa venni in possesso del loro demo tape, un three-tracks per la Total Music Management, datato 1988. Fin qui nulla di strano, se non fosse per la fantastica carica di energia e la grande padronanza degli strumenti, le ottime composizioni, i refrain azzeccatissimi, una ballata veramente bellissima e un cantante sempre e comunque stellare… Ovvero tutto quello che gli Skid Row sarebbero stati di lì ad un anno davanti agli occhi di mezzo mondo, grazie al favoloso debut album e ai video che mettevano in risalto le attrattive efebiche del bel Seb. Il fatto “strano” non è tanto risentirli nel 2003 (in fin dei conti non si sono mai sciolti ufficialmente), e neppure sentirli suonare lo stesso tipo di hard rock’n’roll con cui hanno iniziato (molti si ostinano a percorrere i propri sentieri all’infinito, no?) e in un millennio in cui cani e porci si riformano per due soldi tutto può accadere. La cosa buffa è sentire di seguito il demo di 15 anni fa (sigh!) e il CD di quest’anno e verificare come le due songs in comune, “Damn Cheetah” e Without Your Love”, siano praticamente identiche! Tanto da far pensare ad un semplice lavoro di re-editing o differente missaggio! E se i pezzi fossero stati già pronti allora per il debut? Rimane il dubbio che i ragazzi avrebbero potuto spaccare di brutto, con un debito appoggio discografico e promozionale ovviamente. Difatti il grande contratto allora sembrava vicino e spulciando tra locandine d’epoca si può notare che, ai tempi, erano mezze calzette poi esplose (i Goo Goo Dolls, insipidi punkettini poi convertitisi al rock FM dell’era grunge, NdA) a fare loro da supporto dal vivo, e NON viceversa… Molte altre ottime band hanno perso il treno nel passaggio ottanta-novanta e sono sparite nel nulla, o hanno optato per soluzioni musicali che garantissero loro lo stesso airplay pur cambiando genere (si va quindi dai TYKETTO ai TUFF ai WARRANT agli SWEDISH EROTICA ai DIRTY RHYTHM…; altri Skid Row “dei poveri” gli ultimi, che avrebbero comunque meritato molto di più).
Fatto sta che ora ci ritroviamo per le mani un testimone di un’America musicale che non c’è più, nel dubbio se sia solo il “disco che non c’era” o la Dea bendata che bussa con tre lustri di ritardo.
Il disco. Vi piacciono gli XYZ per la carica, ma con un po’ di classe? Apprezzate gli Skids per quell’equilibrio tra furia rock, piglio da stadio e melodia ruffiana? Vi mancano i rockers con gli stivali, stile CINDERELLA, ma anche Y&T e STEELHEART? Adorate i cantanti espressivi che quando serve si trasformano in screamers di razza? Eccovi serviti!
Qualche cenno sui singoli brani.
La title track fa sculettare come pochi, col suo 4/4 dal piglio stradaiolo (mai dimentico delle vocals aspre di scuola AC/DC, KIX e compagnia bella), coretto ruffiano e assolone “all’americana”. Un anthem da grandi audience!
Già la seconda “Maybe Tomorrow” sembra scritta da una penna più recente: freschissima party song avviata su un bell’acuto alla Bach. Trascinante e vitaminica, ma la classe c’è (sentire Les per credere) e non si sfocia mai nel glamour fine a se stesso.
“If You Like What You See” ricorda da vicino gli SKEW SISKIN (altri sopravvissuti del rock’n’roll a stelle e strisce più ruvido). Assolo spettacolare, appoggiato sulla sola linea di basso; e stimo parecchio queste decisioni, poiché: 1) fa molto “live” 2) è una questione di onestà: …hai una sola chitarra nella band? Allora perché registrarne quattordici una sopra l’altra sul disco e deludere dal vivo?
“Love Thunder” si apre su un acuto lancinante di Les, per proseguire su un tessuto saltellante e quasi funky: immaginate gli EXTREME di “Pornograffiti” con Sebastian Bach in forma strepitosa alla voce. Coro da stadio e campanaccio che fa tanto sleazy rock. E la chitarra? Letteralmente deragliante! Paura!
“Some Kinda Woman”: ovvero i GREAT WHITE con un cantante meno blues e più tagliente. Dalle cadenze WHITESNAKE era “Trouble”, ma più eighties.
“Without Your Love” è la classica ballata rubata agli Skids del debutto. In una parola: magnifica, per arrangiamenti, esecuzione generale e vocals in particolare. L’attacco arpeggiato con la voce “ululante” ricorda per un attimo “Mr. Cool” (chi ricorda i SISTER e la KILLER KANE BAND di Blackie Lawless? “Mr. Cool”, incisa da entrambe le formazioni, sarebbe poi diventata “Cries In The Night” su “The Last Command” degli W.A.S.P., NdA), ma cavolo se sono bei ricordi…
“Gimme Gimme” ha un incedere incazzato (voce) eppure effervescente (sezione ritmica), ponendosi esattamente a metà tra il primo e il secondo Skid Row. La voce raggiunge qui il vertice di altezza e cattiveria dell’album. Stacco centrale alla Cinderella e poi di nuovo giù con una colata di metallo contornato da cori corposi e ruffiani. Groove!
“King Of The Hill” è un episodio particolare, dal flavour western, sempre saltellante e veramente personale.
La finale “Tonight”, graziata dal delicato piano, è un brano molto class, con bei cori, batteria potente e chitarrone “aperte”, come si usava una volta. Nonostante il graffio finale con controcori intrecciati, atmosfera decisamente AOR, e compito svolto alla grande per armonia compositiva e sobrietà generale. Brillante come al solito il guitar solo.
Questo E’ il ROCK AND ROLL. Ora ridateci gli stadi, bastardi!

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