FORCE OF EVIL - "Force Of Evil" (Diamond, 2003)
Direttamente dalla “coda” discografica del 2003 ecco spuntare fuori all’alba del nuovo anno una chicca di metal danese della miglior fattura. Dispiace che il CD sia rimasto giocoforza fuori dalle poll, perché il valore intrinseco dell’album e la caratura dei personaggi coinvolti ne avrebbero fatto un protagonista assoluto delle somme tirate pochi mesi fa.
C’è poco da aggiungere alla lista dei membri che un aficionado di metal classico non sappia già (o immagini per sentito dire). Per dovere di cronaca però vale un ripassino: Martin Steene, vocalist degli IRON FIRE; le asce (assolute protagoniste!) Shermann/Denner, singolarmente o in coppia sinonimo di MERCYFUL FATE, FATE, KING DIAMOND, GUTRIX, BRATS e (purtroppo…) ZOSER MEZ (stesso discorso per il drummer Holm); Hal Patino, basso di KING DIAMOND e MALTESE FALCON.
Confesso di aver scoperto questo progetto solo grazie al fiuto del buon Agnar (complice il verace commento “Vendetta, questo deve essere un disco veramente “tallo”: guarda il logo!”), nonostante la band risulti attiva con l’attuale line-up già da fine 2002. Mea culpa.
Ad ogni modo tutti i fans di metallo europeo tradizionale, non necessariamente power, dovrebbero correre al negozio più vicino, o rivolgersi al mailorder più conveniente, vista l’etichetta non proprio colossale, e accaparrarsi una copia di questo debutto. In caso doveste farvi travolgere dall’entusiasmo e voleste saggiare la caratura live del gruppo basterà aspettare l’imminente distribuzione dalle nostre parti del DVD che i FORCE OF EVIL hanno schedulato per allietarci la Pasqua: il titolo è “Evil Comes... Alive” e dovrebbe già essere in circolazione.
Sound, produzione ed arrangiamenti canonicamente analogici ed “ottantosi” ci regalano quarantasette minuti di classico metallo incandescente, forte di un gran bassista (colpevolmente sottovalutato in passato), di un singer grintoso e spesso entusiasmante, infine di una coppia di asce in cui non esistono un solista e un comprimario, ma due veri e parimenti degni cavalli di razza della sei corde: sfido chiunque a dire che Denner esce a testa bassa accanto al più celebre Shermann.
Cavalcate, epicità a tratti oscura (debitrice di certe atmosfere à-la MERCYFUL FATE), approccio vocale maschio che va dall’hard rock al metal vero e proprio di JUDAS, SAVATAGE di Oliva, HERETIC di Mike Howe e METAL CHURCH di David Wayne, intrecci chitarristici (su ritmiche e soli) degni della più vera e sanguigna scuola TRUE metal, e tanto altro ancora. Cosa chiedere di più nel terzo millennio a un genere dato per morto? Il sottobosco regge, non importa se i suoi abitanti sono tutti adagiati sugli “anta”: l’importante è la qualità/credibilità del prodotto finale. E i nomi illustri una volta tanto non servono solo a far bella figura di sé nel booklet (ammetto che l’adesivo “MERCYFUL FATE/KING DIAMOND members” mi aveva fatto temere l’ennesima bufala).
Guida alle tracks? Sapete che vi dico? Nada. Scroccatelo, scaricatelo, fatevelo prestare, ma poi trovate una maledetta maniera di comprarvelo e pagare pegno in nome del Dio Metallo. Ascoltatelo tutto d’un fiato e troverete tutto ciò che, una volta, era prerogativa di un album metal: potenza, grinta, crudezza, semplicità.
Vi pongo delle condizioni. Alcuni “se”.
Se:
1) Se il riff iniziale di “Under The Blade”, con la sua ingenua arroganza alla SAXON non vi trascina.
2) Se la prima trasognante, poi tesa e greve “Eternity” non spalanca in voi quel portone nostalgico che si affaccia sui SANCTUARY tetri di “Into The Mirror Black”
3) Se non siete più in grado di apprezzare delle chitarre il cui ruggito esce dal plettro di chi le suona, e non dalle montagne di rack dietro cui si nascondono molti “funamboli”.
4) Se un titolo come “Eye Of The Storm” vi sembra datato e imbarazzante (e ciò vi impedisce quindi di saggiare un esemplare prototipo di perfezione metallica in fatto di esecuzione ed arrangiamenti).
5) Se gli attacchi in doppia cassa di “The Calling” e “Hell On Earth” vi deludono perché non sopraggiunge subito una voce da castrato con magniloquenza hollywoodiana.
Ebbene, se vi rispecchiate in questo schemino dopo un assaggio del CD, molto semplice: passate oltre.
Se invece ascoltate HEAVY FUCKING METAL e sapete distinguere la pupù dalla cioccolata, poche storie: sganciate i soldi e disegnatevi un altro logo con l’Uni-Posca nero sul vostro tappezzatissimo giubbotto di jeans.
P.S.: Per la cronaca: Il giubbotto deve essere senza maniche e va indossato sopra ad un chiodo abbastanza stretto. Se lo spazio sul giubbotto è insufficiente (passati i 25/30 anni i nomi sono parecchini), scatta l’Uni-Posca bianco e vai con le maniche del chiodo!
Etichette: Archivio Hammerblow, giornalismo, metal
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