RAGING SPEEDHORN - "How The Great Have Fallen" (SPV/Steamhammer, 2005)
Inglesi, terzo disco. Musica di confine, la loro: tra abrasività sludge, groove stoner e furia hardcore. Molte bands si sono cimentate nel settore, dagli oramai imborghesiti avanzi della Man’s Ruin agli iconoclasti targati Relapse. Pochi approcciano il genere/non-genere con la convinta fisicità dei RAGING SPEEDHORN.
Produzione ruvida (molto “live”) di Joe Barresi e qualche progresso compositivo della band fanno il resto, ponendo “How The Great Have Fallen” al vertice della loro discografia.
I riff SABBATHiani di “Master Of Disaster” e “Don’t Let The Bastards Grind You Down”, i PANTERA più sudici e maceranti dell’iniziale “A Different Shade Of Shit” e di “Dead Man Walking”, il melmoso tappeto di chitarre della title track, lo screaming/growling tetro e malato della coppia Regan/Loughlin che garantisce uno spettro dall’ultra-doom al deathcore: molte sono le ragioni di interesse in un album intransigente.
La forma-canzone non è certo una priorità per i nostri, tutti volti alla costruzione di atmosfere malsane ma mai prive di autentica rabbia primitiva. Nell’economia del disco prevalgono spontaneità ed aggressione, ai danni di scelte memorabili e grandi intuizioni. Ma nel contesto questo comporta un attestato di merito, piuttosto che una sgridata.
In sintesi, per fans già rodati di IRON MONKEY, WARHORSE e dei primi, coriacei, ALABAMA THUNDER PUSSY. Se invece cercate gli edulcorati ed innocui intellettualismi rock dei QUEENS OF THE STONE AGE girate rigorosamente alla larga: il nome di Barresi è in tal senso solo una pia illusione e qui i controlli sugli ampli sono ancora tutti (se Dio vuole) girati sul dieci.
Certo, ci stanno come il cavolo a merenda su Hammerblow, ma se non vi spaventa separarvi per una volta dalle vostre spade... perché no?
Etichette: Archivio Hammerblow, giornalismo, metal
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