HOLY MOSES - "Strength Power Will Passion" (Armageddon Music, 2005)

Venticinque anni di attività e decima fatica in studio per i thrashers crucchi più amati e longevi, assieme a SODOM e DESTRUCTION. La band si ripresenta a noi con immutato entusiasmo dopo il precedente (non imprescindibile) “Disorder Of The Order” con una sola grande novità: l’assenza alle sei corde dell’inossidabile Andy Classen, marito della feroce singer Sabina. Il disco fortunatamente non ne risente più di tanto, grazie alla buona preparazione del subentrato Hankel e all’oramai rodata ascia di Brotz. Il thrash tedesco tutto d’un pezzo degli HOLY MOSES si ripropone, fedele a se stesso, ancora una volta: con “forza, potenza, volontà e passione”, proprio come dichiarato nel titolo. E d’altronde Sabina e compagni non potevano certo chiamarlo “innovazione, giovinezza, contaminazione, elasticità”, ‘sto benedetto disco... Non è compito loro aprire nuove strade, né cercare fortuna dove non saprebbero neanche come orientarsi. Metallo ossuto e tagliente, semplice nella concezione, affilato come un rasoio. Questo è quanto il gruppo ha sempre garantito, rispettando la tradizione teutonica e le aspettative dei fans di lungo corso. Il recente ritrovato entusiasmo per sonorità speed/thrash ha poi fatto sì che le vecchie glorie non solo non cadessero nel dimenticatoio, ma acquisissero nuovi adepti, garantendo continuità ad una scena che vede passare il testimone alla nuova guardia senza scossoni. Vedremo a breve se le nuove leve europee (ed i “ritardatari” americani) faranno tesoro delle quattro prerogative indicate dai MOSES. Intanto gustiamoci brani come l’indiavolata “End Of Time”, che pare uscita da quel capolavoro di devastazione a titolo “All Hell Breaks Loose” (DESTRUCTION). Oppure facciamoci sedurre dalla bestiale furia di Sabina nella forsennata “I Will”. La variegata “Space Clearing” ha un feeling tetro e l’ottimo basso di DeBlanco pulsa a dovere, sotto chitarre ora ruvide come carta vetrata, ora inclini al lavoro di rifinitura.
L’unico appunto che mi sento di muovere alla produzione, generalmente superiore a quella dell’ultimo studio album, è riguardo ai suoni della batteria: freddi e troppo finti. Il basso invece è stato sorprendentemente graziato, dando all’insieme un calore ed una personalità spesso accantonati in questo genere.
Altre sfuriate che non faranno prigionieri sono “Lost Inside” (pogo garantito nella parte centrale) e “Seasons In The Twilight” (Sabina sputa letteralmente bile). Nella conclusiva “Say Goodbye” fanno capolino dei riff che ricordano i KREATOR di “Extreme Aggression”, con le loro armonizzazioni secche e grevi che precedono le classiche scorribande in palm muting. Brano nascosto, dopo un quarto d’ora di silenzio, una joke song in tedesco che francamente non ho identificato; ma che dovrebbe rinvigorire le sbronze dei maniaci di Onkel Tom Angelripper, perché il clima è proprio quello da birraioli fradici!
Come si evince, “Strength Power Will Passion” non offre in fin dei conti niente di sconvolgente, se non la pura e semplice genuinità di un gruppo che non vuol essere nient’altro che se stesso. Come recitava un quadretto in casa di mia nonna: “Qui si fa quel che si sa, ma si sa quel che si fa”. Ecco, gli HOLY MOSES nel 2005 sono così.

Il solito consiglio per i più giovani: ogni fan dell’ultimo momento degli ARCH ENEMY dovrebbe dare un’ascoltata agli HOLY MOSES, se non altro per scoprire chi abbia “insegnato” ad Angela Gossow ad usare il growl pur essendo una graziosa donzella. Non sono commerciali come la band di Amott, né altrettanto moderni, ma hanno ancora tanto da dire (e da distruggere!) prima di appendere gli strumenti al chiodo. Quando volete, il disco sapete dove trovarlo: vecchie querce ed innocenti virgulti, fateci un salto. Magari mano nella mano, così diamo l’idea di gente pacifica, una volta tanto.