HIDEWEAVER - “Time To Rise” (autoprodotto, 2004)
Trentasei minuti di “semplice” heavy metal sono nel 2004 un buon passaporto, specie per chi, come gli HIDEWEAVER, si presenta su demo curando tutti i dettagli in modo encomiabile. Ottimo ed esauriente packaging, artwork personalizzato (a cura della pittrice Daniela Montanari e veramente ben riuscito) e registrazione professionale donano la giusta “forma” ad un CD di “sostanza” e qualità.
La band di Forlì è attiva dal ’98 e ci presenta questo lavoro dopo svolte stilistiche, cambi di line-up e di moniker, passando da THEMSELVES… IN THE LAST CHIMERA a THEMSELVES, a THEMSHELLVES, all’attuale HIDEWEAVER. Il demo di debutto risale al 2002 (“…In The Last Chimera”) e gli hanno fatto seguito apparizioni su compilation (“Italian Metal Alliance” e il Volume 17 della Compilation Underground Lituana “Atlantida Productions”), fino ad arrivare all’attuale secondo parto “Time To Rise”. Chiariamo subito che di novità, sperimentazioni e contaminazioni qui non se ne trovano. Vizio o virtù, questo sta a voi deciderlo; fatto sta che l’heavy metal qui è concepito come essenziale connubio di melodia e potenza, linearità ed impatto. Niente elucubrazioni tecniche, niente picchi negli arrangiamenti, nessun personalismo ai danni della musica “di gruppo”. Vecchia scuola di semplice e sincero metallo anni ‘80, senza doppie casse, svolazzi autoerotici e castrati “un tanto al chilo” dietro al microfono. Non che questo implichi una automatica superiorità del prodotto su altre autoproduzioni, ma quantomeno indirizza il lavoro a chi consciamente ricerca questo tipo di suono e di impostazione. Siamo sulla “scuola di pensiero” IRON MAIDEN/JUDAS PRIEST/ARMORED SAINT, più primo true metal americano (ma meno grezzo) e recente metal europeo (ma meno tecnico).
Detto questo, il demo ci offre una band affiatata, senza primedonne e dall’approccio genuino quanto basta per poterli etichettare, come a loro stessi preme, “true heavy metal”. Se siete dei modernisti sapete che state sprecando tempo, quindi passate oltre.
Dopo l’intro (in effetti siamo ad un passo dal full lenght, quindi ben venga anche l’intro), ci accoglie “Shinin’ Walls”, ritmata ed incalzante come si confa ad un’opener. Tra parentesi, potete saggiare il brano e farvi un’idea generale sullo stile della band, scaricandolo dal loro sito (vedere in fondo). Impostazione e struttura davvero niente male. Personalmente i ritocchi in “sweep picking” li trovo superflui e un po’ leziosi, ma generalmente il pubblico power ama questi preziosismi. In ogni caso ottimo inizio.
Ecco quindi giungere in corsa la seconda track vera e propria, una “Standin’ On The Fate’s Shoulders” che mette in risalto il buon equilibrio della band tra corazza elettrica e sintesi melodica. Un plauso stavolta alle asce di Fabio e Luca, che ricamano senza strafare (comunque ottimo l’assolo) un brano ben concepito e trascinante.
La doppietta “Victory”/“God Of The Mountain” rappresenta a mio parere il momento migliore del demo: splendide atmosfere e puntuali svisate chitarristiche a suggellare due “visioni” di metallo antico e roboante.
La furia epica della prima ben si accosta alla elaborata severità della seconda. E’ qui che emerge maggiormente la vecchia scuola e forse anche qualcosina del passato 70’s oriented dei nostri. Veramente buone.
Purtroppo “The Dreams Crusher” non brilla eccessivamente, essendo una ballad che mette in evidenza qualche legnosità individuale (batteria scarna) e risultando alla lunga freddina e poco coinvolgente. Belle comunque certe soluzioni vocali, che in taluni passaggi mi ricordano ERIK A.K. (FLOTSAM & JETSAM) in “Escape From Within”.
L’ottima “Channel H8” ci riporta sui canoni del metal diretto: quattro quarti semplice e un buon tiro generale. Anche l’assolo è azzeccato, in bilico tra tecnica e melodia, non eccessivo.
Chiude il demo la meditata title track, inizialmente un po’ sorniona ma dalla buona ripresa finale.
Piccole (minuscole) pecche da riscontrare nell’uso non perfetto della lingua inglese, nella linearità degli arrangiamenti (ma questa ritengo sia una scelta consapevole) e nei limiti di un cantato che non osa troppo, preferendo la maniera all’avanguardia. Niente di cui preoccuparsi: viste le premesse, la prossima sortita degli HIDEWEAVER dovrebbe già avere i connotati dell’uscita professionale, con annessi e connessi.
Dimenticavo: quando avrete il CD tra le mani date inoltre un’occhiata ai testi, che spesso evitano la banalità, elevando ulteriormente il potenziale del gruppo.
A presto, ragazzi.
Per contattarli: http://www.hideweaver.com/ e info@hideweaver.com.
Etichette: Archivio Hammerblow, giornalismo, metal
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