FALCON - "Falcon" (Liquid Flames Records, 2004)
Con tanto di dedica a Jerry Fogle, chitarrista originale dei CIRITH UNGOL, giunge a noi il debut CD della band di Greg Lindstrom, anch'egli membro della stessa band fino a "Frost And Fire". Per metà scritto dal cantante Grayson, per metà da Lindstrom (con una cover dei BANG a fare da spartiacque), "Falcon" può offrire molto agli affezionati dell'hard rock sound databile tra '69 e '75. Niente di eclatante, di particolarmente ispirato o ben assemblato, ma comunque un sostanzioso ed onesto Bignami musicale.
Giunti in ritardo anche per approfittare della cometa dello stoner rock, Lindstrom e soci ripassano la lezione di primissimi JUDAS, BLACKFOOT, BLACK SABBATH, SIR LORD BALTIMORE ed altri, attraverso la ricerca di quei vetusti mood in forma di power trio, altro antico retaggio rock.
Nell'opener "Downer" fa capolino quanto proposto negli esordi dalla band di Halford, ma è un fuoco di paglia. La successiva "Castle Peak" vira subito su lidi cari ai CATHEDRAL e "On The Slab" arriva addirittura a strizzare l'occhio ai THIN LIZZY. Da segnalare la presenza di Bobby Liebling (PENTAGRAM) alle prese con le linee vocali della seconda, dedicata proprio al povero PHIL LYNOTT.
Tra brani dilatati ed affrettate scorie rock, il disco fa trasparire altre influenze: la sanguigna chitarra blues di "Throwback" non può non rimandare ai CREAM, così come la riproposizione di "Redman" (ignorando per un attimo che si tratta di una cover) suona come potrebbe fare "Evil Woman" dei SABBATH, se interpretata dai TROUBLE di "Psalm 9".
Stranamente e nonostante l'ampio spettro di ispirazioni, la ricerca del groove non è sempre premiata dai risultati, che mostrano una certa ripetitività di fondo e forse anche uno scarso entusiasmo nella composizione. "Shelob's Lair", ma non solo, mostra infatti il lato peggiore dei FALCON, ovvero la sterile ed innocua riproposizione di stilemi biker-rock e "desertici" senza nerbo. Tradotto in parole povere: scordatevi gli STEPPENWOLF, che già non erano dei geni, e pensate ai FU MANCHU più ottusi. Altra caratteristica mutuata da questi ultimi è la voce con il perenne tono interrogativo, che personalmente detesto.
Per il resto, non mancano momenti che ricordano chitarrismo essenziale alla ZZ TOP, come cupe riesumazioni del sound degli OBSESSED, sebbene in chiave più bluesy. A tratti potreste persino pensare di trovarvi di fronte ai nuovi LIQUID JESUS, sfortunati epigoni dell'hippie rock di fine novanta, se non altro per l'approccio scanzonato e senza troppe pretese.
In sintesi, per i neofiti dei '70 meglio concentrarsi sugli "originali", prima di procedere all'acquisto. Per chi invece è già avvezzo a queste sonorità, mal digerisce lo stoner ed è annoiato dal doom, i FALCON potrebbero rappresentare un buon compromesso. Unico rischio: ammaliare tutti per non accontentare nessuno.
Etichette: Archivio Hammerblow, giornalismo, metal
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