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18 luglio 2005

CONQUEST OF STEEL - "Conquest Of Steel" (No Face Records, 2004)

Prosegue con entusiasmo l'indagine di Hammerblow sulla scena britannica. E' la volta dei true metallers CONQUEST OF STEEL, da poco approdati al full lenght grazie alla piccola ma operosa No Face Records.
I cinque appartengono alla schiera di bontemponi che amano omaggiare il "metallo che fu", beandosi dei cliché che hanno caratterizzato il vecchio power. La buona notizia è che, una volta tanto, si annusa una sincerità di fondo che fa perdonare l'ingenuità di operazioni come questa. Nella triste risma di band semiamatoriali di ex-musicisti, band-farsa di fans che vogliono "dire la loro" (tanto basta ricoprirsi di toppe e scrivere titoli che contengano la parola "steel") e gruppi semplicemente ridicoli al cui confronto i Manowar paiono progressivi, i CONQUEST OF STEEL riescono a ritagliarsi uno spazio proprio. Il loro debut è difatti onesto, godibile e ben suonato. Sufficiente la produzione e classicissimo l'artwork, muscolare ed artigianale quanto basta.
Tra MAIDENismi chitarristici e balde scudisciate alla MANOWAR, i nostri evitano alla grande la classica (e spesso attesa) figuraccia e ci regalano alcuni pezzi decisamente memorabili.
Entusiasmante la cavalcata iniziale di "Only The Devil Can Stop Us Now" (scaricabile dal loro sito), premiata dal ritornello migliore dell'album, e non mancano altri colpi messi a segno con un'ottusità encomiabile! Credevo di aver trovato il disco "duro e puro" dell'anno dopo aver sentito gli intransigenti SOLITAIRE, ma giunto a fine 2004 penso che opterò per un parimerito. Per certi versi vicini agli autori di "Extremely Flammable" (diciamo "filosoficamente", va'!), il quintetto inglese è meno estremo ma suscita le medesime buone vibrazioni. Come non commuoversi, d'altronde, di fronte ai fraseggi spudoratamente Murray/Smith di "Bitch Of Steel"? Come non tifare per l'intro arpeggiata alla MANOWAR della title track, spezzata da una voce tanto convinta ed eroica quanto sgraziata? Come opporsi a cori che trasudano antica onestà ed, in pari quantità, ostinato immobilismo? "Can't Stop The Metal" fa suonare i KROKUS come degli innovatori ("metal, be my guide"… "666" ed altre chicche…). "In Victory Or Death" dipinge epici paesaggi in cui IRON (era DiAnno), EXXPLORER e una dozzina di altri prime movers della N.W.O.B.H.M. si compiacerebbero di essere ritratti. Da solo, il testo di "Summoning The Gods (Of War)" potrebbe convincere i GODDESS OF DESIRE a fare fagotto ed abbandonare la corsa al trono di band-tributo al "sacro metallo". Perché, come i Goddess, i Solitaire ed altri (pochi davvero quelli che riescono a suonare credibili… solitamente hanno più borchie che idee), questo sono i CONQUEST OF STEEL. Non una band che suona metal, ma una band che suona "per" il metal, in quanto tale.
Non so se riesco a far passare il concetto, ma ho davanti uno di quei gruppi che tecnicamente non avrebbero un beneamato da dire nel terzo millennio; quello che fanno lo fanno semplicemente come meglio possono e… dopo un paio di ascolti te ne innamori e ti ritrovi a cantare cose in cui tu stesso non credi più dall'84!

Detto fatto. A trentuno anni suonati non resisto neppure a tentazioni così flebili: CONQUEST OF STEEL… Can't stop the metal!

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