WORLD BELOW - "Sacrifices To The Moon" (Doom Symphony, 2004)
Ce ne hanno messo di tempo gli svedesi WORLD BELOW per arrivare al full lenght: dopo cinque lunghi anni di gavetta nella scena doom giunge il debutto sulla attenta Doom Symphony (divisione della nostrana Underground Symphony dedita al metal più ossianico).
Premetto che la mia concezione di “doom” è molto meno metal e molto più rock/sperimentale/psichedelica di quella adottata dagli autori di “Sacrifices To The Moon”: per dare un’idea, ai CATHEDRAL preferisco nettamente i primi ELECTRIC WIZARD, i SALLY, i momenti più contenuti dei COMETS ON FIRE e gli immensi ed italianissimi UFOMAMMUT (l’UNICA band italiana musicalmente affine di spessore internazionale e capace di un autentico studio del suono, senza clonare mezzo riff dei SABBATH all’infinito). Dico questo per permettere ai fruitori del genere di prendere atto di mie eventuali castronerie.
L’album è bello, questo è fuor di dubbio. Sebbene la fredda voce di Mikael sia il tallone d’Achille per chi non regge solenni litanie (si ascolti la title-track per puntuale verifica), i brani mostrano una drammatica ed inesorabile applicazione degli stilemi slow-motion tipici del genere in questione. Una manna dal cielo per gli affezionati ai MEMENTO MORI, o ai CANDLEMASS più distaccati e cerimoniali.
Proprio dai creatori di “Epicus Doomicus Metallicus” si attinge all’apertura delle danze: la cadenza mortifera di “Blood For Draculic”, passando il microfono a Messiah Marcolin, non avrebbe certo stonato sulla pietra miliare “Nightfall”.
Nella loro “messa funebre al rallentatore” i WORLD BELOW offrono discreti picchi qualitativi. La gelida liturgia di “Ancient Rites Of The Black Cult” è un’implacabile excursus dai toni plumbei ed avvolgenti, con delle ripartenze davvero notevoli che spezzano la generale monoliticità, rendendola ancora più opprimente al suo (inevitabile) ritorno. “A Forgotten Civilization”, ispirata a “Mountains Of Madness” (H.P. Lovecraft), è una marcia densa e variegata, con valide intuizioni strumentali. “Vengeance” ha un incedere più ostinato ed elettrico, che ricorda da vicino i vecchi ma indimenticati TROUBLE, ed è impreziosita da squarci orientaleggianti ben collocati. La voce dilatata vira lontano dalla band di Eric Wagner, con esiti tutto sommato positivi.
Ispirato il mood decadente degli altri brani, sempre in bilico tra sofferenza e tensione. Va ricordato che non è così facile concepire dischi doom che siano al tempo stesso originali e fruibili: chiaramente le soluzioni compositive non sono mille, nel settore, ma in questo caso ci si muove abilmente quel tanto che basta per dare alle tracks la giusta personalità: (pochi) stacchi veloci, segmenti acustici, alternanza vocals pulite/aspre. L’atmosfera è ovunque autenticamente negativa ed intensa. Non escludo che anche i fans di certi passaggi lugubri (ma puliti) degli OPETH potranno trovare questa release interessante, oltre ai canonici “drogati” di SAINT VITUS ed OBSESSED.
Vediamo cosa porterà il futuro. Forte della recente entrata in formazione del drummer Ronnie Bergerstal (dai sottovalutati deathsters CENTINEX) e della nuova ascia Per Nillson (ALTERED AEON, SCAR SYMMETRY), diamo appuntamento al quartetto svedese sull’ormai imminente seguito “Maelstrom”. Uscita prevista: fine marzo 2005.
In effetti questi dischi, per vocazione, non possono uscire che durante festività consacrate o “lieti” eventi storici: essendo i Morti già passati, non rimanevano che le Idi di Marzo…
Doom or be doomed!
Etichette: Archivio Hammerblow, giornalismo, metal
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