Merdaset in calo
E il procedere delle contrattazioni non cambia il pesante segno meno del titolo, che continua a perdere oltre il 5%.
Come si spiega il calo di raccolta pubblicitaria? Semplice: da aprile 2006 Mediaset non ha potuto più usufruire della comoda logica di mercato alla "uno per tutti" del Berlusca. Quella logica che ha visto, nel lustro della vergogna, calare l'afflusso pubblicitario della Rai della stessa misura in cui è salito sulle reti del Biscione. Combinazione. Son cose che succedono quando sei Presidente del Consiglio e possiedi o controlli il 90% del sistema televisivo, no?
Specie se da buoni dittatori si epura le voci scomode ma celebri (Santoro, Biagi, Luttazzi, Guzzanti), si imbavaglia i giornalisti (ricordate il corteo di pace a Firenze, la diretta impedita, le parole tabù come "pacifista" e il divieto di mostrare le bandiere arcobaleno? No? Male.), si cambia continuamente presidente e direttore generale, si impoverisce intenzionalmente la programmazione, appiattendola sul modello "proprio" (ovvero commerciale) ma in peggio. Dimenticando che la Rai era ed è un servizio pubblico, non un bene momentaneamente privato da sfruttare, facendo sembrare Mediaset meno trash di quello che è.
In sintesi: meno appeal, meno raccolta pubblicitaria. Ecco come andò. E tutto quello che non entrava da una parte entrava da quell'altra. Vasi comunicanti. Non che ora la Rai sia molto meglio e non che la pubblicità sia il vero oggetto di ogni discussione che voglia puntare a concetti come "qualità", "informazione" o "pubblica utilità". Ma è un business, e senza soldi non si ragiona.
Occorre una "fase due", finché regge questa coalizione con fin troppi centristi (e il centro sta nel mezzo per un motivo semplice: non sa dove andare e nel dubbio sta fermo. Qualcuno passerà, si dice.). La riabilitazione dalla feccia, oggi dovrebbe passare anche da una profonda revisione del ruolo della Rai: taglio di sprechi (dalla Hunziker in giù), alt all'inutile e fuorviante competizione a suon di share (serve alla pubblicità ma non alla qualità: elaborare formula per svincolarsi da questa assurdità e ragionare finalmente come "servizio" anziché "prodotto"), eliminazione fisica immediata di programmi da quoziente -12, cambio di immagine e, dulcis in fundo, aut aut al finanziamento ("o" pubblicità "o" canone). Ci si vede costretti a eliminare un canale? Bene, fuori. Se nell'Italia del pentapartito ne servivano almeno tre, col maggioritario dovrebbe bastarne uno...
Rimarrebbe infatti da discutere della famosa lottizzazione. Ma abbiamo imparato a nostre spese che un'oligarchia di piccoli pesci è largamente preferibile alla monarchia di un pescecane.
P.S.: Mi scuso con chiunque, simpatizzante di destra, non avesse gradito l'ennesima riproposizione del "conflitto di interessi", cui ho accennato senza approfondire. So che per voi è un argomento un po' "retro". So che voi guardate avanti. Premesso che "avanti" è parola di sinistra, se aveste guardato anche in basso vi sareste accorti della merda in cui quel mafioso vi ha fatto inzaccherare per cinque anni. Sarebbe l'ora che l'unico collante dell'attuale centrosinistra (l'antiberlusconismo) fosse condiviso anche da chi ha vissuto all'ombra del nano ricoprendosi di ridicolo per un tozzo di pane.
Dai, facciamo outing, una volta tanto. Si va tutti a Uno Mattina: camicie nere e rosse, piangiamo un po', si confronta i malesseri in comune, ci si riconcilia e poi nemici come prima.
Etichette: conflitto d'interessi, Mediaset, pubblicità
2 Comments:
Del conflitto d'interesse si parla con grande accanimento da una decina d'anni. Ma si parla e si continuera' a parlare, guardandosi nbene da fare qualcosa di veramente decisivo. Perche' qualcosa di veramente decisivo va a colpire TUTTI i merdoni, e i merdoni non vogliono essere colpiti.
Magari a D'Alema fischiassero le orecchie.
E magari fosse l'unico a doversi sentire in colpa...
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