L'ineluttabile angolo della poesia

Maledetti Marco e *R*... Mi avete fatto svegliare quello "spirto guerrier ch'entro mi rugge"...
Anni fa scrivevo cose senza motivo e senza senso (la coerenza prima di tutto) e ogni tanto ritrovo foglietti e/o file di allora con improponibili pensieri, rivolti per lo più a donne e concepiti solitamente nella mestizia più fangosa.
La soddisfazione personale è stata, nel caso specifico, constatare di non provare più rabbia, rimpianti o rimorsi per ciò che è stato. Ho notato come il tempo, tanto tempo, abbia reso tutto finalmente "normale", in prospettiva. E come un ebete mi sono sentito bene.

"Nella lontananza tutto diviene poesia", diceva Novalis. "Grazie, Baci Perugina", dico io.

Uno di quei pensieri che mi hanno fatto sorridere, di me stesso ma anche della persona a cui era rivolto, faceva così:

"PALCO"
(maggio '01)

Mi dici teatrale
perché gli altri si innamorano
e io vado a caccia di fiori nelle fogne.

Sono teatrale certo
gli altri legano con tutti
io amo le persone, ma odio la gente.

Ancora teatrale
tutti rossi o neri
io un estremista di centro.

Ma quanto sarò teatrale
se tutti parlano a briglia sciolta
e io aspetto di avere qualcosa da dire.

Sempre teatrale
se chi ti ha perso grida il suo dolore
e io fingo sicurezza
e dico quello che posso:

"Casomai ti arriverà
un barattolo di lacrime.
In contrassegno."
(sperando che tu soffra almeno un po')

Teatrale.

Non è colpa mia se non sai recitare.