L'ineluttabile angolo della prosa 2
"TRILOGIA DELL'ASTIO" (parte seconda)
"DUE PER UNO"
21-22 settembre '02
Sudo un po', ma ne valeva la pena. L'importante è che nessuno veda.
(Vi ho fregato, figli di baldracca.)
Copro il fagotto che rischia di sciogliersi sulle mie gambe dopo la brusca frenata del 2B.
(Due idioti in motorino che tagliano la strada a un bestione come questo. Idioti.)
Le due gemelle salite due fermate fa continuano a guardarsi e sghignazzare come oche giulive ad ogni minimo avvenimento all'interno del bus: gente che scende, che sale, che barcolla, che spinge ed urta, che scambia due chiacchiere.
Sono le una e quarantaquattro. Piemme, dicono quelli con la puzza sotto al naso.
Gamba anchilosata. Fantastico. Sopprimo il formicolio concentrandomi sul pulsante per prenotare la fermata.
(Ancora due passi e ci siamo.)
Le due porte cigolanti mi rilasciano ineluttabilmente nella strada fatta di cose e case che so già. Posso riprendere a respirare. Guardingo.
Li rivedo tutti e ripasso il nemico con lucida acrimonia.
Vedo l'ufficio e le note stonate di una segretaria a mala pena riconducibile al novero degli esseri umani (Non si guarda. Da nessuna angolazione.).
Vedo gli occhi di mia madre. Due giudici verdognoli senza memoria né prospettive.
Vedo le scuse pietose e le pantomime azzardate di quella che credevo essere l'unica diversa da tutti questi bipedi appaiati dal caso e dalle circostanze. Ho fatto bene a far sì che se ne andasse. E che credesse di essere stata lei a deciderlo. Due rotture; una ogni due anni. Andata.
Vedo le coppie che non si pongono il problema di esser troppi o troppo pochi per definirsi felici.
Vedo gli stivali che ho risuolato Dio solo sa quante volte (sicuramente più di due), ma che imperterriti mi portano di sventura in sventura, tra chiacchiere, ghigni, sigarette, gambe, fumo, colori, gente.
Odio la gente.
(Bivio. La seconda a destra e ci siamo per davvero.)
Il sudore non imperla più la fronte ormai. Pelle fredda e unta. (Gran cosa la seborrea, se devi attaccare un francobollo e sei sprovvisto di spugnetta; ma per il resto…)
Un po' di affanno, quello sì. Ma vale proprio la pena, ribadisco.
(Un paio di minuti ancora).
Ansia.
Il tempo gradatamente si sfilaccia sotto il peso della soddisfazione. Quasi la sensazione di un trionfo. Tutto in un fagottino (…Come lo guardavano quei ficcanaso al negozio, in tintoria, sul bus e anche ora, tra i pedoni della scalcinata scacchiera chiamata "il posto dove vivo" - perché il nome del quartiere non me lo ricordo neanche, da quanto è amorfo; per dire dove abito rispondo sempre "a un paio di isolati da qui" -…).
Affretto il passo, per quanto mi conceda il formicolio alle gambe, e mi imbottiglio tra le due siepi sfatte del viottolo.
Terriccio. Ghiaia. Cartine colorate. Un portiere grasso. Rami. Ghiaia. Sassi. Grigio. Marciapiede. Portone. Chiavi. Affanno. Attenzione. Saluto cordiale (Non so chi sia, ma neppure lui.). Fretta. Ascensore. Lucetta spenta. Lucetta rossa. Lucetta bianca. Rumorini. Chiave. Portone. Casa.
Luce, per Dio. Seggiolina? Divanetto. Più intimo.
Celebrare con semi di sesamo e succo multivitamine (cartoccio arancione).
L'occhio di bue della mia attenzione (ovvero di tutta la stanza, della casa, del condominio e forse di tutto l'emisfero, uno dei due) impala il fagottino.
Sei mio.
"Alla faccia vostra, comprimari."
Ho ragione, inutile negarselo. Vi ho surclassato. Sono finalmente due spanne avanti.
Ed è tutto qui dentro (acquolina da conquista).
Guardate.
Voi con le vostre Biturbo, con i due carburatori a doppio corpo. Con la Duetto per le ferie. Il bilocale con i doppi servizi. In bagno due alla volta. Voi coppie, a volte doppie, vestite oppure no (non bluffate mai per aprire?). Due ante, due piazze, due vani. Voi in doppio petto abbinato a gemelli con due iniziali. Voi che doppiate i più lenti e date loro due giri. Voi coi vostri due passi, due parole, due mesi in Thailandia. Due liste, due turni, scorporo e doppio ballottaggio per due anni di governo. Voi addoppiati nel traffico con due airbag ovunque e altri due seduti alla destra (anche se non è una seconda). Voi e il duemila. Due salti in disco. Voi e le due chiavi di lettura. Due pesi e due misure. Voi col vostro biprocessore a doppia ventola e due monitor. Il doppio strato, il doppio ripieno bi-gusto, la doppia copertura. Voi due, l'ultimo e il primo, che vi scambiate per voleri supremi (ma almeno Lui ne contava tre: quando si dice sapersi distinguere). Due testine, due passate, due velocità. Voi due al primo banco, legati a filo doppio. Doppelganger, Duplo, bis e bisex. Voi in fila per due. Voi che vi gemellate. Che appaiate soluzioni. Raddoppiate prezzi. Abbinate profili. Sdoppiate entrate e uscite. Doppi sensi, doppi giochi e doppie facce. Film due, detersivo due, figli due (lavati e teledipendenti). Doppio passo, doppietta, due a zero a tavolino. Voi con due lauree, due master, due anni di esperienza nel settore. Bob a due, ambo al tombolone e varietà sul secondo canale. Due scelte, due mentalità, due alternative. Voi che duellate a duecento all'ora e vi spalmate alle due. Doppio colpo, duplice omicidio. Due gusti. Doppia durata. Doppia mandata. Due al prezzo di uno (due in economia). Voi che "dove si sta in due si sta anche in tre" (due in matematica e due in geometria). Voi col doppio misto e il doppio fallo (due in anatomia).
Voi doppioni!
A voi, a tutti voi (schiudo bavosamente il nodo e rivelo il prodigioso acquisto), posso finalmente sbattere in faccia la realtà.
Anche io NE HO DUE.
Ma stavolta vi ho schiacciato: non avete il mio stile.
Nessuno di voi ha due bei mazzi di carte da solitario così.
Nessuno.
E ora lasciatemi giocare.
"DUE PER UNO"
21-22 settembre '02
Sudo un po', ma ne valeva la pena. L'importante è che nessuno veda.
(Vi ho fregato, figli di baldracca.)
Copro il fagotto che rischia di sciogliersi sulle mie gambe dopo la brusca frenata del 2B.
(Due idioti in motorino che tagliano la strada a un bestione come questo. Idioti.)
Le due gemelle salite due fermate fa continuano a guardarsi e sghignazzare come oche giulive ad ogni minimo avvenimento all'interno del bus: gente che scende, che sale, che barcolla, che spinge ed urta, che scambia due chiacchiere.
Sono le una e quarantaquattro. Piemme, dicono quelli con la puzza sotto al naso.
Gamba anchilosata. Fantastico. Sopprimo il formicolio concentrandomi sul pulsante per prenotare la fermata.
(Ancora due passi e ci siamo.)
Le due porte cigolanti mi rilasciano ineluttabilmente nella strada fatta di cose e case che so già. Posso riprendere a respirare. Guardingo.
Li rivedo tutti e ripasso il nemico con lucida acrimonia.
Vedo l'ufficio e le note stonate di una segretaria a mala pena riconducibile al novero degli esseri umani (Non si guarda. Da nessuna angolazione.).
Vedo gli occhi di mia madre. Due giudici verdognoli senza memoria né prospettive.
Vedo le scuse pietose e le pantomime azzardate di quella che credevo essere l'unica diversa da tutti questi bipedi appaiati dal caso e dalle circostanze. Ho fatto bene a far sì che se ne andasse. E che credesse di essere stata lei a deciderlo. Due rotture; una ogni due anni. Andata.
Vedo le coppie che non si pongono il problema di esser troppi o troppo pochi per definirsi felici.
Vedo gli stivali che ho risuolato Dio solo sa quante volte (sicuramente più di due), ma che imperterriti mi portano di sventura in sventura, tra chiacchiere, ghigni, sigarette, gambe, fumo, colori, gente.
Odio la gente.
(Bivio. La seconda a destra e ci siamo per davvero.)
Il sudore non imperla più la fronte ormai. Pelle fredda e unta. (Gran cosa la seborrea, se devi attaccare un francobollo e sei sprovvisto di spugnetta; ma per il resto…)
Un po' di affanno, quello sì. Ma vale proprio la pena, ribadisco.
(Un paio di minuti ancora).
Ansia.
Il tempo gradatamente si sfilaccia sotto il peso della soddisfazione. Quasi la sensazione di un trionfo. Tutto in un fagottino (…Come lo guardavano quei ficcanaso al negozio, in tintoria, sul bus e anche ora, tra i pedoni della scalcinata scacchiera chiamata "il posto dove vivo" - perché il nome del quartiere non me lo ricordo neanche, da quanto è amorfo; per dire dove abito rispondo sempre "a un paio di isolati da qui" -…).
Affretto il passo, per quanto mi conceda il formicolio alle gambe, e mi imbottiglio tra le due siepi sfatte del viottolo.
Terriccio. Ghiaia. Cartine colorate. Un portiere grasso. Rami. Ghiaia. Sassi. Grigio. Marciapiede. Portone. Chiavi. Affanno. Attenzione. Saluto cordiale (Non so chi sia, ma neppure lui.). Fretta. Ascensore. Lucetta spenta. Lucetta rossa. Lucetta bianca. Rumorini. Chiave. Portone. Casa.
Luce, per Dio. Seggiolina? Divanetto. Più intimo.
Celebrare con semi di sesamo e succo multivitamine (cartoccio arancione).
L'occhio di bue della mia attenzione (ovvero di tutta la stanza, della casa, del condominio e forse di tutto l'emisfero, uno dei due) impala il fagottino.
Sei mio.
"Alla faccia vostra, comprimari."
Ho ragione, inutile negarselo. Vi ho surclassato. Sono finalmente due spanne avanti.
Ed è tutto qui dentro (acquolina da conquista).
Guardate.
Voi con le vostre Biturbo, con i due carburatori a doppio corpo. Con la Duetto per le ferie. Il bilocale con i doppi servizi. In bagno due alla volta. Voi coppie, a volte doppie, vestite oppure no (non bluffate mai per aprire?). Due ante, due piazze, due vani. Voi in doppio petto abbinato a gemelli con due iniziali. Voi che doppiate i più lenti e date loro due giri. Voi coi vostri due passi, due parole, due mesi in Thailandia. Due liste, due turni, scorporo e doppio ballottaggio per due anni di governo. Voi addoppiati nel traffico con due airbag ovunque e altri due seduti alla destra (anche se non è una seconda). Voi e il duemila. Due salti in disco. Voi e le due chiavi di lettura. Due pesi e due misure. Voi col vostro biprocessore a doppia ventola e due monitor. Il doppio strato, il doppio ripieno bi-gusto, la doppia copertura. Voi due, l'ultimo e il primo, che vi scambiate per voleri supremi (ma almeno Lui ne contava tre: quando si dice sapersi distinguere). Due testine, due passate, due velocità. Voi due al primo banco, legati a filo doppio. Doppelganger, Duplo, bis e bisex. Voi in fila per due. Voi che vi gemellate. Che appaiate soluzioni. Raddoppiate prezzi. Abbinate profili. Sdoppiate entrate e uscite. Doppi sensi, doppi giochi e doppie facce. Film due, detersivo due, figli due (lavati e teledipendenti). Doppio passo, doppietta, due a zero a tavolino. Voi con due lauree, due master, due anni di esperienza nel settore. Bob a due, ambo al tombolone e varietà sul secondo canale. Due scelte, due mentalità, due alternative. Voi che duellate a duecento all'ora e vi spalmate alle due. Doppio colpo, duplice omicidio. Due gusti. Doppia durata. Doppia mandata. Due al prezzo di uno (due in economia). Voi che "dove si sta in due si sta anche in tre" (due in matematica e due in geometria). Voi col doppio misto e il doppio fallo (due in anatomia).
Voi doppioni!
A voi, a tutti voi (schiudo bavosamente il nodo e rivelo il prodigioso acquisto), posso finalmente sbattere in faccia la realtà.
Anche io NE HO DUE.
Ma stavolta vi ho schiacciato: non avete il mio stile.
Nessuno di voi ha due bei mazzi di carte da solitario così.
Nessuno.
E ora lasciatemi giocare.
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