Senso dell'umorismo
Quando ad una vignetta satirica seguono considerazioni (Pisanu) quali "Bisogna capire che la religione non deve essere oggetto di satira" mi si gela il sangue. A vedere musulmani che sfilano in strada incazzati come vipere con cartelli che recitano "Prendete lezioni dall'11 settembre" e "Uccidete chi insulta l'Islam" viene meno anche la mia già scarsa tolleranza di qualsivoglia religione. E non sopporto neanche più i qualunquisti distinguo tra "religioso" e "fanatico", perché non credo esista religione che non sia così totalizzante da precludere ogni deviazione dalla "retta via". "Quanto" retta, ahimé, io ateo non lo so.
So che lezioni di democrazia da Bush non ne prenderò mai, ma neanche da dei pazzi imbevuti di Allah, Dio, Quèlo o chi per loro.
Qui un'interessante analisi del sito Articolo21.
Qui le news di ADN Kronos sulle ambasciate danesi e norvegesi incendiate in Siria.
Qui il video dell'ambasciata danese di Damasco in fiamme (Repubblica).
Qui un articolo di Affari Italiani sulle rivolte violente che hanno fatto seguito alla pubblicazione delle vignette.
Jon Vendetta
Contro, Senza o Nonostante Dio dal 1973
Etichette: giornalismo
5 Comments:
“Mosè, Paolo di Tarso, Costantino, Maometto, in nome di Jahwèh, Gesù e Allah, loro utili finzioni, si danno da fare per gestire le forze oscure che li invadono, li agitano e li tormentano. Proiettando sul mondo le loro perfidie essi lo oscurano ancora di più e non si liberano di nessuna pena. L’impero patologico della pulsione di morte non si cura con un’irrorazione caotica e magica, ma con un lavoro filosofico su di sé. Un’introspezione ben condotta ottiene che arretrino i sogni e i deliri di cui si nutrono gli dèi. L’ateismo non è una terapia, ma una salute mentale recuperata.” (Michel Onfray)
Io non ho parole
In realtà ne ho poche anche io. Non sappiamo niente dell'Islam, è bene rendersene conto, ma queste cose non fanno che rendere più difficile una mutua comprensione, specie a chi crede a luoghi comuni che paiono tragicamente confermati.
Tollerare senza essere tollerati, accettare senza essere accettati. Non è facile confrontare culure così differenti, specie oggi che pensiamo di sapere tutto (ma quanto "sappiamo" e quanto -e quando- "capiamo"?).
E' una situazione tragicomica! Da una parte in Danimarca quelle vignette sono state pubblicate da un giornale dell'ultra-destra, che in precedenza aveva pubblicato violente satire antisemite ( da noi sono state ovviamente pubblicate dalla Padania). Insomma ben pochi hanno ritenuto corretto pubblicare cose che potevano essere ritenute offensive (vista anche la situazione di crisi politica con il medio-oriente):tutto sta nel buon senso!
Dall'altra i governi islamici, o, meglio, alcuni gruppi di fanatici, che probabilmento non hanno neanche visto quelle vignette, le hanno prese a pretesto per scatenare paure che già da tempo erano previste!Insomma, cosa c'è da preoccuparsi, in questo clima di generale terrore, in cui si ha paura dell'atomica dell'Iran, ma non delle minacce di Chirac di reagire bombardando quello stato proprio con l'atomica?
In effetti il buon senso può poco di fronte a mezze verità e pieni privilegi (due pesi e due misure sono quanto ci offrono i media occidentali, liberi e democratici spesso più a parole che nei fatti). E infatti stiamo qui a parlare non delle vignette in sé (magari di cattivo gusto), ma degli effetti che hanno sortito su gente che culturalmente non è come noi, e reagisce differentemente da come faremmo noi. Ci si sposta dalla causa all'effetto. Vero è qualcosa che ci si poteva aspettare e proprio il buon senso suggeriva magari di smorzare i toni (NON di abolire la libertà di espressione o limitarla come proposto). Tra l'altro la satira dovrebbe attaccare i potenti, non gente con la barba solo in quanto "gente con la barba" (alimentando magari stereotipi che qui si discutono civilmente, mentre là causano una jihad al giorno, con o senza manipolazioni politiche).
Rimane lo choc per tanta inutile, barbara, medievale violenza. Se la reazione fosse stata proporzionata all'azione tutto si sarebbe potuto risolvere diplomaticamente.
E invece di andare avanti, mostrando loro che la civiltà si misura sull'uomo e non sul Dio di turno, che si basa sull'accettazione delle umane diversità, in nome delle nostre libertà si accendono altri focolai che ci allontanano ancora di più.
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