Ovvio esito oscurantista della vicenda RA-RE
Come da copione.
Quasi inutile, tanto era prevedibile, leggere l'articolo di Repubblica gentilmente passatomi da *R*.
Avevo segnalato la recente campagna pubblicitaria di Toscani ritenendola simpatica e civilmente trasgressiva. Come previsto ha vinto l'insurrezione delle "mamme che non sanno come parlare di omosessualità ai loro figli". Poverette... Però le veline gliele fate guardare ai vostri futuri maschioni, succubi che non siete altro! E lo stesso dicasi per le squallide pubblicità della Sisley, volgari e di una sessualità avvilente per una donna che si ritenga moderna e liberata da schemi sessisti. Quelle non vi destabilizzano, piccole ipocrite borghesi.
Se c'era da aspettarselo nei contenuti non c'era però da aspettarselo nella forma. Per i seguenti punti, a mio avviso:
1) Il Comitato di Controllo dell'Istituto dell'Autodisciplina Pubblicitaria (IAP) ha vietato la prosecuzione dell'affissione.
Un organo di autoregolamentazione come questo, per chi lo conosce, ha la stessa valenza corporativa pseudomassonica del corrispettivo organo che rappresenta i giornalisti (l'Ordine dei Giornalisti offre sovente congiure di palazzo contro le "persone non grate"). Corrispondenza non casuale, visto che oggi l'informazione e la pubblicità coincidono perfettamente, e quando ciò accade si può parlare a ragione di propaganda. Ma si rischia di uscire dal seminato, quindi lascio la provocazione in sospeso. Rimane il fatto che si tratta di una "famiglia" la quale come ti accoglie ti rigetta, se i familiari potenti o avversi ti ritengono dannoso, anche se sei nella PIENA legalità. Mafia? No, dai, non mettetemi questi paroloni in bocca...
2) "I manifesti, già esposti ai primi di settembre, avevano suscitato le proteste di molti cittadini: da qui l'intervento del Comitato.".
Quando i cittadini, molti di più e per cause molto più nobili che un posterino per vendere calzoni, si incazzano, dove sono gli organi di autodisciplina della pubblicità? Saranno troppo occupati a valutare quale sia la "squinzia del mese" nelle pubblicità di telefonini? O semplicemente guardano dall'altra parte?
3) "L'ostentazione volgare e provocatoria di situazioni legate all'intimità sessuale - si legge nel testo - porta la comunicazione a scadere in una inaccettabile lesione della sensibilità del pubblico".
Da quando la metonimia "una parte per il tutto" ha valenza così lampante ed efficace in una società civile, senza passare dalla sede processuale, democraticamente preposta alle verifiche di legalità? Chi è questo "pubblico" e chi e perché mai ha deciso per lui? Da quando l'intimità sessuale esposta pubblicamente scandalizza? Maimaimai vista una pubblicità più esplicita e volgare di questa in giro? Mi sento preso per i fondelli. Inoltre se il "pubblico" rigetta un messaggio proviamolo: chiediamolo a tutto il pubblico (il sito RA-RE mostra le immagini della campagna con tanto di scritta cliccabile "cosa ne pensi?", linkata a un form per avere feedback immediato dai naviganti: l'IAP no...). E teniamo conto che se anche ciò avviene non costituisce comunque motivo valido per impedirne la diffusione, perché anche una capra sa quale è la logica conseguenza del "dare al pubblico ciò che il pubblico vuole" ( e SOLO QUELLO). Accendete la TV e capirete di cosa parlo. Matematicamente la "quantità" non fa la "qualità" e politicamente i diritti (pensiero, parola, stampa, affissione) non si uccidono con i privilegi (concorrenza sleale, lobbismo, cartelli, potere economico/contrattuale/intimidatorio).
4) La perla: "Oltre a turbare un pubblico adulto, possono colpire l'attenzione dei minori che non hanno chiavi di lettura per capire le immagini, provocando loro ansia e disagio".
Le chiavi di lettura per il MONDO (per le guerre, la fame, l'omosessualità, la povertà, la tecnologia, l'interculturalità, la tolleranza, la politica, lo sviluppo sostenibile) le danno i GENITORI. Non la scuola, non il prete. Smettiamo di delegare tutto a mo' di scaricabarile. Che si prendano la responsabilità che HANNO VOLUTO e cui non vogliono far fronte. Non c'è una Scuola Guida per tutto. Rimboccatevi le maniche, mamma e papà: spegnete la TV, gettate Amica nel cesso e PARLATE AI VOSTRI FIGLI DEL MONDO E DELLA GENTE. Delle diversità e delle similitudini, delle paure (anche le vostre) e dei sogni (se ancora ne avete), delle pulsioni di ogni tipo, anche quelle di cui preferireste fare a meno. Perché i bambini devono essere pronti a vivere in un modo fatto di PERSONE, di STORIE e di DIVERSITA'. Parole che avete dimenticato, affogati come siete nella bambagia delle piccole sicurezze, narcotizzati da pallonari, concessionari di auto e sommelier. Se credete di poter fare altrettanto bene rimpiazzando l'educazione con un telefonino, un vestitino di marca ("sennò mio figlio si sente escluso") e una PlayStation avrete dei problemi seri; è solo questione di tempo. D'altronde i genitori di oggi sono stati adolescenti nei futili e tronfi anni '80: cos'altro poteva partorire quella decade infame?
5) "Rappresentazioni volgari tout court"
Mai visto le modelle unte e a bocca aperta col latte di mucca spalmato addosso? Era una pubblicità di moda. E nomi come Adriana Lima, Megan Gale e quelli di tutto il resto della carne da macello che va in onda tutti i giorni (comprese ore pasti) non vi dicono niente? Sono meno volgari? No, sono donne. Vi ci hanno cresciuto e vi ci siete abituati. Anche voi donne. Fino a considerarle non "modelle", ma "modelli".
6) Logico che si arrivi qui: "Non si tratta né di censura né di discriminazione contro gli omosessuali - hanno spiegato allo IAP - ma di semplice tutela della sensibilità dei cittadini, soprattutto dei minori. Se si fosse trattato di eterosessuali sarebbe stato lo stesso".
Cosa dicevo giusto due righe più su? C'è poco da sperticarsi in conclusioni: siamo (e siete) vittime e carnefici in un sistema ancora grottescamente maschilista, bigotto ed omofobico, tipico del nostro DNA mediterraneo. Solo la donna può essere oggetto sessuale condiviso nella costante orgia dei media, convinta poi (poveretta pure lei) che sia una sua scelta, e con l'abbaglio quindi di diventare "soggetto". In quanto istituzionalizzata diviene socialmente accettabile e svolge la sua funzione di abbocco carnale. Per tutto il resto (bisessualità, omosessualità, alternative fetish e via dicendo) scatta il taglio censorio: è "immorale", è "di cattivo gusto", è "osceno". Il "celodurismo" non è solo un neologismo dei razzisti del nord: è la mentalità che tutti paiono condividere. Una sorta di status quo morale.
"Non è censura" fa quasi tenerezza. Cos'è? Controllo del traffico? Dazio sui finocchi? Prima c'era, poi non c'è più: anche Gasparri (che reputo romanissimamente etero) arriverebbe a capire che è "censura". Non si può rigirare il senso di una parola all'infinito: prima o poi ritornerai a quello originario.
Difficilmente questa sarà un'occasione di battaglia per i diritti civili. Ce ne sono altre, molto più importanti, da studiare e portare avanti. E' solo un piccolo gesto di insicurezza ed ignoranza, di volgare quanto arrogante censura, messo in atto da gente ancor più piccola. Che maschera la propria ristrettezza mentale e la propria sudditanza alla reputazione con il "decoro" e l'"etica". Il dissenso ha, purtroppo per loro, una forza creativa e CIVILE che questi personaggi piccoli piccoli non capiranno mai.
Un buon tornasole del Bel Paese, anche se, non dimentichiamolo, vendere un vestito è dopotutto il più venale e futile dei fini.
Etichette: censura, chiesa, pubblicità
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