Libri di sangue
Notizia di questi giorni (ripassata anche dal TG1 di stasera): "Salvato da una trasfusione di sangue autorizzata dal giudice ma non dai figli". Bollate (MI), notte di S. Silvestro. Protagonista tale Rocco, 68 anni, che giunge all'ospedale con un'emorragia cerebrale. I figli non vogliono la trasfusione e lo dimostrano con dei fogli firmati dal padre, ma l'obbligo dei medici (grave pericolo di vita) ha la meglio ed i figli... dichiarano che denunceranno l'ospedale! Chiaro che si sta parlando di Testimoni di Geova, primitivi quanto inquietanti fanatici del door2door. La logica fa fatica ad ammettere che possa esistere gente così, ma la cronaca aiuta.
Cerco di fare altrettanto io, ricordando a chi non conoscesse questi ottenebrati cosa succede a chi dissente da dettami MEDIEVALI (non c'è Dio che tenga, poche storie). Avevo già letto di possibili revisioni interne sulla questione trasfusione, ma senza grosse novità. Più che altro fu una questione di terminologia: "dissociazione", "disassociazione", "espulsione", "scomunica"... BLA BLA BLA. La verità, come sempre, è limpida e semplice: chi ostenta pensiero critico viene ostracizzato (non solo nella Chiesa Cattolica). La "mia" verità, parimenti limpida e semplice, è che chi "non vuole" essere salvato forse "non merita" di essere salvato. E' il contrappasso degli ingrati.
Il Times, nel 2000, riportava quanto segue:
Lo scorso gennaio una giovane madre, Beverly Matthews, 33 anni di Stockport, morta dopo avere rifiutato una trasfusione d'emergenza. Nel marzo dello scorso anno l'Associazione degli Anestesisti aveva emesso una nuova disposizione in cui si affermava che i Testimoni di Geova potevano essere lasciati morire nel caso avessero rifiutato di essere trasfusi.
Sono già state inviate lettere agli Anziani di tutta la Gran Bretagna, che conta circa 130.000 Testimoni, dove si spiega che non devono più espellere i membri che accettano il sangue. La stessa lettera è stata inviata agli Anziani dei circa 6 milioni di fedeli nel mondo. Gli Anziani dovranno conferire con i loro comitati di collegamento con gli ospedali locali, che tengono i contatti tra Testimoni e lo staff medico.
I Testimoni di Geova vedono la vita come un dono di Dio, rappresentato dal sangue. Interpretano certi passaggi biblici come un divieto ad accettare qualsiasi forma di trasfusione. L'insegnamento sul sangue non è cambiato, ma fino ad ora il Testimone che consapevolmente accettava il sangue, o permetteva trasfusioni per i figli, anche neonati, sapendo che senza sarebbero morti, affrontava la “disassociazione”. Paul Gillies, portavoce dei Testimoni di Geova, che hanno la loro sede britannica a Mill Hill, North London, ha detto che non accettare il sangue è ancora un «valore centrale» della religione. «E’ possibile che chi si trova sotto pressione su un tavolo operatorio accetti una trasfusione perché non vuole morire. Il giorno seguente deve però pentirsi. A quel punto gli daremo conforto ed aiuto. Non si prenderanno provvedimenti contro di lui. Lo considereremo come un momento di debolezza». (Falso: la prassi documentata è sempre e comunque quella dell'isolamento dal branco: nessun rapporto deve intercorrere tra la comunità ed il "colpevole", familiari inclusi. E chi non si "pente"...? NdJV)
Lo scorso gennaio una giovane madre, Beverly Matthews, 33 anni di Stockport, morta dopo avere rifiutato una trasfusione d'emergenza. Nel marzo dello scorso anno l'Associazione degli Anestesisti aveva emesso una nuova disposizione in cui si affermava che i Testimoni di Geova potevano essere lasciati morire nel caso avessero rifiutato di essere trasfusi.
Sono già state inviate lettere agli Anziani di tutta la Gran Bretagna, che conta circa 130.000 Testimoni, dove si spiega che non devono più espellere i membri che accettano il sangue. La stessa lettera è stata inviata agli Anziani dei circa 6 milioni di fedeli nel mondo. Gli Anziani dovranno conferire con i loro comitati di collegamento con gli ospedali locali, che tengono i contatti tra Testimoni e lo staff medico.
I Testimoni di Geova vedono la vita come un dono di Dio, rappresentato dal sangue. Interpretano certi passaggi biblici come un divieto ad accettare qualsiasi forma di trasfusione. L'insegnamento sul sangue non è cambiato, ma fino ad ora il Testimone che consapevolmente accettava il sangue, o permetteva trasfusioni per i figli, anche neonati, sapendo che senza sarebbero morti, affrontava la “disassociazione”. Paul Gillies, portavoce dei Testimoni di Geova, che hanno la loro sede britannica a Mill Hill, North London, ha detto che non accettare il sangue è ancora un «valore centrale» della religione. «E’ possibile che chi si trova sotto pressione su un tavolo operatorio accetti una trasfusione perché non vuole morire. Il giorno seguente deve però pentirsi. A quel punto gli daremo conforto ed aiuto. Non si prenderanno provvedimenti contro di lui. Lo considereremo come un momento di debolezza». (Falso: la prassi documentata è sempre e comunque quella dell'isolamento dal branco: nessun rapporto deve intercorrere tra la comunità ed il "colpevole", familiari inclusi. E chi non si "pente"...? NdJV)
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