Rovine
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Dando fustigate a destra e a manca quando si tratta di descrivere l'"intellettuale stanco", le crisi di identità e le inerzie dei popoli del ventesimo secolo, non poteva non colpirmi la sua lapidaria analisi dell'America:
"L'America si erge di fronte al mondo come un nulla impetuoso, come una fatalità priva di sostanza. Niente la preparava all'egemonia; e tuttavia tende ad essa, non senza qualche esitazione. Al contrario di altre nazioni che dovettero passare attraverso tutta una serie di umiliazioni e di sconfitte, l'America non ha conosciuto finora che la sterilità di una fortuna ininterrotta. (...) Coloro che presiedono ai suoi destini, che prendono a cuore i suoi interessi, dovrebbero prepararle dei brutti giorni; perché smetta di essere un mostro di superficialità, ha bisogno di una prova di grande portata. Forse non ne è lontana. Dopo aver vissuto finora ignara dell'inferno, si appresta a discendervi. Se cerca un destino, lo troverà solamente sulle rovine di tutto ciò che fu la sua ragione d'essere."
Beata filosofia. Sembra un estratto da un'intervista a Moore o a Schechter (a proposito, affrettatevi a prendere in edicola il DVD "WMD - Weapons of Mass Deception", che, insieme ad "Outfoxed", mette a nudo lo squallore dei media statunitensi), per non dire una di quelle rivendicazioni "casualmente" pervenute ad Al Jazeera. Che poi, ridendo ridendo, è di proprietà ANCHE americana e trasmette grazie a un satellite americano, ma qui la storia si fa lunga...
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