BASTA TEOCRAZIA: fuori Dio dallo Stato e dalla Pubblica Istruzione!
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30 luglio 2006

Se questi sono uomini


Dici: «Per noi va male. Il buio cresce. Le forze scemano. Dopo che si è lavorato tanti anni noi siamo ora in una condizione più difficile di quando si era appena cominciato. E il nemico ci sta innanzi più potente che mai. Sembra gli siano cresciute le forze, ha preso una apparenza invincibile. E noi abbiamo commesso degli errori, non si può più mentire. Siamo sempre di meno. Le nostre parole d'ordine sono confuse. Una parte delle nostre parole le ha stravolte il nemico fino a renderle irriconoscibili. Che cosa è ora falso di quel che abbiamo detto? Qualcosa o tutto? Su chi contiamo ancora? Siamo dei sopravvissuti, respinti via dalla corrente? Resteremo indietro, senza comprendere più nessuno e da nessuno compresi? O dobbiamo sperare soltanto in un colpo di fortuna?» Questo tu chiedi. Non aspettarti nessuna risposta oltre la tua.
(da "Lode del dubbio", Bertold Brecht)
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Habemus Capa

Venerdì, in compagnia di Antonio, Sergio, Laura e Fabio, mi sono visto CapaRezza in piazza del comune a Sesto. Un applauso alla parola gratis.
Non è una notizia eclatante, ma ho riflettuto su quanta gente con la quale parlo abitualmente di musica mi "rimproverebbe" per una tale piccolezza. In molti disapproverebbero. Curiosamente, maglietta dei Sadus indosso, ho intravisto un tipo con la t-shirt degli Anthrax ed uno addirittura con quella dei Suffocation (ci siamo scambiati i classici sorrisetti e battute degne dei tempi in cui bastava riconoscersi "metallari" per strada e si dava per scontato di poter essere immediatamente amici). Sono dettagli che danno speranza.
Il Capa dopo il tormentone della sigla di Zelig è sulla bocca di grandi e piccini, con ciò che ne consegue. Infatti appena ha attaccato "Fuori dal tunnel" i soliti pischellini sono schizzati sotto al palco, come se il resto delle canzoni fosse pura immondizia. Ma anche questo fa parte del gioco, ed è sempre stato così anche nei concerti hard rock quando arrivava il momento del singolone. Che poi oggi la "cultura" musicale, o la semplice "passione", sia messa alla berlina in favore delle suonerie dei cellulari, dei tormentoni degli spot e dei "po-poroppo-po-po-po" è un altro dato di fatto. Non ha quasi più senso scandalizzarsi. C'è chi segue se stesso e chi segue gli altri. E' così dappertutto e tanto vale che ognuno vada per la sua strada.
Il suddetto Capa non è oltretutto esente da critiche, se si pensa alla fase "Mikimix", in cui era ciò che ora afferma di detestare. Una specie di DJ Flash ancora più inetto e vuoto.
Ma chi non ha sbagliato un disco, dei tanti "eroi del rock" che spesso si osannano solo perché imbracciano una Les Paul? E quanti di quegli stessi eroi hanno dei testi che esulino dal "baby ti rocko duro tonight" o "bacia il caprone"?
In sintesi. Mi piace CapaRezza. E non mi vergogno neanche un po'.
Non è un paroliere del calibro di Frankie Hi NRG ma ha personalità, allestisce show teatralmente coinvolgenti ed incide dischi con testi sarcastici e sonorità attuali che (una volta tanto) non ti costringono al solito catenaccio: "Scusa se sembra Vasco e suona di merda ma, sai, è un disco italiano".
P.S.: Ignobile il gruppo spalla, che di fronte a gente ignara della sua presenza non si è nemmeno presentato (hanno annunciato una canzone come il loro singolo... ebbene: singolo di chi?). Sei/sette litanie finto-rock loffie ed innocue e si sono levati dalle palle. Ma non dopo aver detto l'unica cosa che dovevano evitare di dire: "Non siate impazienti: tra un po' tocca al Capa ma ora ci siamo noi"... Ma "noi" chi?
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28 luglio 2006

La pressione degli impiastri

Cinque personali spunti di conversazione rude con i simpatici farmacisti. Non tutti per fortuna, come si può leggere nell'articolo de La Repubblica.
Primo: Non avete diritto di chiamarlo "sciopero". Lo sciopero lo fanno i dipendenti e gli impiegati, non i datori di lavoro (e di nepotismo). La vostra è casomai una "serrata".
Secondo: Il vostro dissenso non è rappresentativo -come grugnite nelle interviste televisive- di un presunto malumore generale nel mondo dei professionisti circa l'operato del nuovo governo. Siete solo "una" lobby col fuoco al culo per dei privilegi di casta che finalmente e giustamente vengono intaccati.
Terzo: Parlate di operazione in favore delle multinazionali. La connotazione negativa del termine è forse sfruttata per raccogliere improbabili consensi tra le masse? L'industria farmaceutica è un magna-magna vergognoso gestito dalle multinazionali, ma voi vendete i loro prodotti: non siete né paladini né mujadin. Siete dei "commercianti" e come tali è meglio che teniate fuori questioni etico-economiche che vi vedrebbero uscire con le ossa rotte da un'eventuale parata di panni sporchi.
Quarto: In nome di un rischio futuro, fuori discussione e solo supposto (che la libertà di commercio estesa alla grande distribuzione si allarghi anche ai prodotti non da banco) lasciate nel presente malati di tutte le risme senza i necessari medicinali. I malati non sono multinazionali. I malati non sono il governo.
Quinto: Foste ancora ciò che eravate riuscireste ad attirare più consensi. Una volta il farmacista era l'anticamera del dottore: andavi da lui e ti preparava, da buon artista galenico, impacchi, cataplasmi, composti, le famose bustine e via dicendo. Ora voi farmacisti siete solo negozianti. Nel senso più robotico del termine. Ed è giusto che dei negozianti che impongono in blocco prezzi esosi su alcuni prodotti vengano messi al corrente che esiste un concetto chiamato "concorrenza". Concetto che cozza con quello di "lobby", talvolta.
Ma si sa: tutti vogliono che si migliorino le cose per il bene comune, ma guai a sottrarre loro un coriandolo di bene personale, per quel bene comune. Chiedete ad un tassista per rendervene conto. Anzi, i vostri cortei carnascialeschi fateli proprio in taxi. Se è vero che due torti non fanno una ragione, almeno mi toglierò la soddisfazione di vedere due scioperi di ladri in una volta sola.

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Riapre il Siddharta

"Sabato 23 settembre 2006 riapre il SIDDHARTA. Dopo una pausa di quasi 3 anni torna a Prato la realtà che ha fatto la storia del rock in tutte le sue forme, il locale che ha segnato il passo del movimento alternativo italiano. (continua)"
Ebbene sì. Inaugurazione sabato 23 settembre, ingresso libero. Non avrà "fatto la storia del rock" (chi l'ha fatta davvero, poi?), ma tanti bei concerti li ho visti proprio lì (Impious, Tankard, Necrodeath e Jeff Scott Soto tra gli ultimi). Penso valga la vecchia raccomandazione: entrare, vedere il concerto, fare una sola bevuta, evitare sia la dancehall dei fighetti gothic coi tubi in testa che si sparano le pose che la stanzina dei metallari col broncio ed uscire soddisfatti.
Garantito al limone: tutti i buboni che gioirono per la sua chiusura saranno lì a fare la coda, magari col sorrisetto da "bentornati", al primo concerto "true". Scommettiamo?

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26 luglio 2006

"In casa mia fa un caldo tale che..."

Concorso letterario improvvisato. In palio l'ambito cercapersone di Giove Pluvio. A trentanove gradi non pretendo slanci poetici: mi basta la vostra visione delle cose. Completate la frase in modo personale.
Inizio io.
"In casa mia fa un caldo tale che scaldo i wurstel in frigo"
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24 luglio 2006

W.A.S.P. - Blind In Texas

Troppo, troppo caldo. Non mi veniva in mente altro video, coi neuroni in pappa e la pelle appiccicosa come carta moschicida.

Gli W.A.S.P. sono da sempre uno dei miei gruppi preferiti. Nonostante le attuali chiappe flaccide di Blackie Lawless ed il livello medio/basso degli ultimi lavori (i primi due album rimangono insuperati, a più di vent'anni). Che dire. Notevole la gara degli armadilli...

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21 luglio 2006

Mutzhi Mambo e Valvolettes

Lunedì 24 Luglio 2006 - ore 22:00
Festa Dell'Unità di Firenze (al Caffè Melkweg)
MUTZHI MAMBO (psychobluesr'n'r)
vs
LES VALVOLETTES (girls in the garage)
E' un appuntamento della Repvbblica Popolare del Rock'n'Roll, quindi non mancate.
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19 luglio 2006

Per tutti l'artri


...Un classico. Buone ferie a chi le fa. Io le mie le chiamo "disoccupazione".
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18 luglio 2006

Proiettili fantasma

Si incappa spesso in trafiletti di cronaca che narrano di regolamenti di conti, risse, aggressioni, tentate violenze, follie del sabato sera. Può succedere che si verifichino episodi del genere in locali all'aperto. Può succedere che il locale sia lo ScusaMario e che i dettagli parlino di uno zingaro, una ragazza e degli albanesi, un litigio ed una pistolettata nella gamba. Può succedere che la cosa finisca sulla prima pagina della cronaca di Firenze in varie testate, con beneficio del dubbio poiché "le versioni non collimano". E può succedere, trattandosi de "La Nazione", che la notizia sia invece data per certa benché COMPLETAMENTE INFONDATA. L'episodio non è MAI ACCADUTO. Ma il nome del locale intanto è stato sbattuto in prima pagina nell'edizione di oggi, per un fatto NON accaduto, apparentemente domenica sera.
Intervistato oggi nell'edizione delle uno del radiogiornale di Controradio, Francesco Mini (gestore dello ScusaMario, che nel pomeriggio smentirà l'accaduto anche ai microfoni di Lady Radio) ha definito "allucinante" che si pubblichino articoli di questo genere senza riscontri. Pienamente d'accordo. E' inutile aggiungere quanto una notizia del genere possa nuocere a un locale e a chi lo gestisce. Ed è altrettanto inutile aggiungere che stiamo però parlando di un quotidiano che, con la scusa di essere "apolitico" (seh), "di Firenze e per Firenze" (ri-seh), continua imperterrito per la sua strada di facilonerie, scandaletti di provincia (oggi articolino di punta su un pregiudicato quarantacinquenne che faceva sesso in spiaggia... con una bambola!) e rigurgiti bottegai destrorsi, tipici della Firenze tabaccaia. Scritto ed impaginato coi piedi, non mi stupisce che prima pubblichi degli articoli e poi, forse, ne verifichi la veridicità.
Salvo inutili rettifiche, chi paga un danno d'immagine di questo tipo ad un locale in piena stagione? E soprattutto: se nella cronaca locale si commettono simili ingenuità, cosa accade in reparti più "importanti" dell'informazione quotidiana?

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16 luglio 2006

La bella Antonia, prima monica e poi dimonia

Storielle di periferia, di reliquie e di idolatria (tra l'altro concettualmente avversata nel cattolicesimo moderno, ma si sa che un sangue che si scioglie e un piede di santo da baciare fanno sempre il loro gioco). Storie squallide di menti senza direzione e senza autonomia. Storie di miti pecorelle che si scoprono ciniche bestie senza unghie, cui restano solo il ringhio omofobo (contro "fenomeni pseudoculturali che dichiaratamente combattono la fede") e l'ira infantile ed egocentrica del bebè privato dell'orsetto amato (la solita patetica tiritera su Grillini e Luxuria e la presenza di "chi invocava punizioni sugli incolpevoli incaricati del trasporto").
Le pecore, d'altronde, sono animali.
Ma queste non fanno nemmeno la lana.
+++
L'ospite dell'Affilatrice al 66 è però un altro genio porporato: il Cardinale Angelo Scola, patriarca di Venezia. Comica (ma come sempre nociva politicamente) la sua uscita sulla Scuola Pubblica. L'essenziale struttura di uno Stato di Diritto che possa dirsi tale è stata bollata dal cardinale come "superata": secondo lui è «tempo che la gestione passi alla società civile, superando la connessione tra laicità, neutralità e unicità della scuola di Stato».
No. No. E ancora no. La Scuola è un servizio pubblico che DEVE continuare ad essere garantito dallo Stato, LAICO, NEUTRALE ed UNICO. E se non funziona lo si deve far funzionare, non sostituirlo con i Vostri (ed altrui) circolini ricreativi a obolo fisso. Sappiamo dove vuoi arrivare. Il Paradiso dei "Sacri Cuori", dei Cepu e delle "Sorelle Genuflesse Foraggiate dall'Immacolata Promozione". Matematica l'immediata claque dei catto-conservatori, che attendono sempre e solo il la di queste sparate corporative: Volonté (UDC, chi altri?) aggiunge bello carico che ci si deve muovere contro «il retaggio anacronistico del risorgimento». Anacronistico? Stavamo parlando di Chiesa Cattolica Romana? Già. Allora sì, anacronistico.

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Morti, rimorti e trimorti

Giuro che al prossimo remake americano vado al Warner Village più vicino e lo faccio brillare.
Non di stelle hollywoodiane, s'intende.
Remake, schifezze tratte da fumetti, prequel e sequel nascondono solo una squallida mancanza di idee e coraggio. L'industria cinematografica statunitense ha in questi anni toccato il fondo in questo senso: lo ha raschiato per un po' e poi si è gettata a testa bassa per scavarsi la fossa in modo sempre più inesorabile. Complici l'ignoranza ed il totale disinteresse di un pubblico grossolano e senza pretese (come di default). Gente che quando dici che "anche Ocean's Eleven è un remake" ti squadra tra il sorpreso e l'ipnotizzato, come si farebbe allo zoo di Pistoia davanti alla gabbia dei babbuini. Ma i babbuini qui sono quelli che foraggiano ciecamente una forma d'arte (meglio: una sua versione) oramai andata ai vermi, con poche illuminazioni schiacciate da una spessa massa fecale di paccottiglia da pop corn. L'horror è uno dei pochi baluardi "di genere" che riescono ogni tanto a mettere il naso fuori dalla suddetta massa, ma ciò nonostante è anch'esso vittima di abusi, storpiature, contaminazioni, forzature.
Come mi dovrei porre nel 2006 di fronte all'imminente "NIGHT OF THE LIVING DEAD 3D", in uscita in autunno? In teoria dovrei fare i salti di gioia, trattandosi di uno zombie movie. In pratica mi viene voglia di divorare i miei stessi intestini e soffocare prima ancora che il film, bello o brutto che sia, giunga nelle sale.
Quanti yankee ci vogliono per partorire un'idea che sia una? E quanti giga di RAM per il povero addetto agli effetti speciali, su cui grava oggi tutto il peso della riuscita visiva dell'opera (una volta patrimonio -ed eredità- di registi, sceneggiatori e scenografi)?

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15 luglio 2006

Buon compleanno

Mi è sfuggito, ma tra una bischerata e l'altra è un anno che questo blog è aperto!
Auguri a me stesso.
Chissà cosa mi sono regalato.
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13 luglio 2006

Non sono vecchio. Sono diversamente giovane.

Ieri pizza-revival nel parco autoproclamatosi "Stato Libero dei Renai". Protagonisti i canonici "compagni del liceo". O meglio: i "sopravvissuti" dei compagni del liceo. Gianluca, Davide, Filippo, Fabio, Sara, Chiara, Francesco, Luca. Eravamo solo in sette (Luca ha salutato il gruppo per poi riattaccare a lavorare), ma tra una pizza e un ammazzacaffè le solite chiacchiere fatte di ricordi e aggiornamenti sull'attuale stato di cose l'hanno fatta da padrona come sempre. C'è chi, in evidente imbarazzo da conversazione, ha preso due dolci. Non faccio nomi. Io. Dopo due antipasti e la pizza maialona. Mah.
E' un peccato essersi persi di vista. Mi terrorizzano i complimenti genuini-ingenui di chi, non vedendoti da 4/5 anni, si aspetta sempre che tu sia diventato un fossile e invece esclama convinto "Ma hai più capelli di prima!". E tu non sai se metterti a ridere, a piangere o semplicemente ribattere: "Anche tu non sei male per la TUA età". Cazzo, io questi "quasi 33 anni" non me li sento addosso.
C'è chi ha messo al mondo tre figli. E ciò nonostante è contento.
C'è chi dimostra sempre 15 anni. E ovviamente è contento.
C'è chi non è voluto venire. E, contento lui, è contento.
Ci sono io, che faccio tanto l'acido ma poi vengo via puntualmente coi lucciconi agli occhi. Forse perché, nel bene e nel male, la mia vita non è cambiata poi tanto. E con lei neppure io. E sono contento.
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11 luglio 2006

Antonini, ai piedi di chi ha testa.

Era lo slogan delle scarpe da ginnastica Antonini. Anni ottanta, testimonial Enrico Montesano. Ma non penso che il pelato permaloso avesse quelle, ai piedi. Forse Zidane stava solo canticchiando tra sé e sé "Use Your Head" degli Overkill. O forse ha fatto un salto a Pamplona pochi giorni fa e si è entusiasmato al punto di voler giocare a cornate. Con la differenza che il rosso l'ha visto dopo, non prima. Chissà. Rimane la figura PATETICA di un campione mondiale alla sua ultima partita, davanti al mondo intero. Disquisire su tipologia e gravità della provocazione subita è assolutamente fuori luogo: con questa reazione l'unica qualità mondiale dell'ex gobbo che ricorderemo è la STUPIDITA'. Peccato: mi piaceva come giocavi, ZinZinZanZan, ma ora so che tipo sei.

Adieu, BAMBOCCIO.

P.S.: Il fatto che l'opinione pubblica francese ti difenda rafforza lo stereotipo che mi ero costruito circa i tuoi connazionali: qualche buon film, qualche pensatore illuminato, ma tanta tanta spocchia.

UPDATE del 12/07/2006 - Fairplay di famiglia: la stampa riporta oggi che la madre di Zidane ha proposto di castrare Materazzi. Allora ce l'ha davvero, la mamma stronza.

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10 luglio 2006

Zizou e Zigiù


CAMPIONI DEL MONDO. Incredibile.
Con i soliti amici dai soprannomi insensati (Cisco, Zazza, Ozzo, Kabal e via dicendo) e con quelli che un soprannome non l'hanno mai avuto (Simone e le donne di quelli coi soprannomi surreali) abbiamo -si può dire?- goduto come scimmie. Quattro volte campioni del mondo. Male come solo a noi riesce diventarlo, ma lo siamo. Gattuso col suo cubetto di ghiaccio infilato in posti impronunciabili (leggere La Repubblica per maggiori delucidazioni), Cannavaro col suo gioco "a tutto corpo", Pirlo (che ho visto perfino sorridere, a un certo punto), l'uomo-ovunque Materazzi e gli altri salvabili hanno trascinato la nazionale oltre la cortina di sfiga che hanno sempre rappresentato i rigori. Per una volta ci ha detto bene. Olé.
A casa il tronfio Domenech ("Meritavamo noi di vincere". Segue pernacchia con "r" moscia.), a casa il piagnucoloso TreSéghe, a casa il torello Zidane, che ha avuto un rigurgito finale da "gobbo inside" e ha dimostrato al mondo intero che i campioni non esistono. Lode invece agli onesti "pedatori" di Breriana memoria. Lode al pallone di vero cuoio e a chi, tra limiti e paure, lo gioca fino alla fine, come gli anglosassoni ci hanno insegnato. Zero protagonismi e civetterie, 90% di sudore e 10% di assist della Dea bendata.
Va detto che per uno "stile Juve" che emerge nelle gesta poco atletiche di ZinZinZinZan c'è anche uno "stile Vendetta" che mi ha contraddistinto nella due-giorni di finalina e finalissima.
Alla prima sono stato abbandonato da Bella Gente dall'altra parte della città alla ricerca di un biglietto dell'autobus (tutti i giornalai e tutti i tabaccai chiusi) per un autobus che non c'era (sciopero dei Cobas fino alle 23:15), ma che poi è arrivato proprio quando ero a metà tra due fermate. In sintesi: uno scatto alla Mennea in barba alla legge di Murphy, 1 euro e 50 di biglietto acquistato sul bus e un totale di un'ora e mezzo per essere finalmente a casa e saltare doccia e cena.
Alla seconda sono riuscito a far scivolare le chiavi di casa nella fessura dell'ascensore al mio rientro. Il che mi ha lasciato fuori da un'abitazione vuota fino a mercoledì e con l'espressione deficiente di chi non riesce a infilare una sigaretta in un tombino neppure e pagare, ma si scopre fine centrista nell'insaccare un possente mazzo di ordigni metallici in un interstizio minimo. Salvato nottetempo dal solito Bella Gente (che come la nazionale di Lippi c'è sempre, bene o male che vada) ho almeno raccattato qualche ora di sonno, per poi tornare a pancia piena in mattinata e dover aspettare i tizi dell'assistenza: altre due ore e mezzo di attesa su una panchina e 15 euro di pizzo. Più o meno come una prostituta bruttina. Ora posso finalmente innaffiare le piante.
Campione del mondo, a modo mio...
P.S.: Interrogato sull'evento e dimentico che la "Padania" non era presente ai mondiali (sostituita evidentemente all'ultimo minuto da una più generalista e sovietica "Italia") è stata impeccabile la solerte dichiarazione dell'ex-ministro Calderoli, che dalla sua caverna di polenta ha puntualizzato che "è stato bello vincere contro una squadra con molti negri e anche qualche comunista". Si aggiudica una fornitura per un anno di fosforo. In supposte.
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08 luglio 2006

Crashdïet - It's A Miracle

Ci siamo. Caldo. Troppo caldo. Pioggia (calda pure quella). Ancora caldo. Quarantotto ore su un lavoretto di grafica "strano forte". Mastella continua a dare il meglio di sé. Follini spinge a sinistra (prima o poi qualcuno se ne accorgerà, pensa lui). Io insisto coi miei progetti di eliminazione fisica di mia madre (sembro Stewie Griffin ma ci guadagno con gli anni). Escono quotidiani come "Il Firenze" (tutto il mondo è Milano: "il Giorgio", "il Gino"...). Dormo poco e soprattutto male. Sudo come se non ci fosse un domani e penso sia sempre giugno (chi è lo scellerato che ha detto che il tempo vola quando ci si diverte?). Leggo cose brutte, il più delle quali scritte da me. Credo ancora nel rock come sopravvivenza a se stessi. Penso che domani (o "da grande") farò qualcosa degno di nota (anche un fa diesis). Faccio sesso con donne vergognosamente procaci (poi mi sveglio e l'unica cosa reale è, nuovamente, il sudore). Aspetto momenti che non arrivano mai. L'unica cosa certa è che "ci siamo". Un Jon Vendetta sempre più italiota, sempre più dimentico dell'astio anticlericale che lo contraddistingue nel suo condominio dell'intolleranza, sempre più futile e legato alle contingenze è qui, mutande indosso, ad attendere come tutti il gran finale. La grande finale. Domani ventidue miliardari in mutande (buffa analogia) rincorreranno un troiaio di cuoio decidendo le sorti del mondo. Quello del pallone. Nell'immagine a lato un breve sunto del desiderio maximo per l'italiano medio, in cui puntualmente mi riconosco, nonostante le passate velleità intellettualoidi. Fateci caso: in realtà vi ci riconoscete anche voi e cambia solo l'avversario.

E siccome sappiamo tutti come ci siamo arrivati, in finale, la miglior dedica che posso fare è il video degli sfortunati Crashdïet.

E' un miracolo: godiamocelo.

P.S.: Forse riesco a farmi portare per vie traverse la tanto sospirata t-shirt dei Crashdïet direttamente dalla Svezia. Peccato che, nel caso, arriverà a novembre, quando l'estate sarà ormai solo un ricordo.

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05 luglio 2006

Ich habe sauerkraut in meinen lederhosen

ITALIA-GERMANIA 2-0
Appena tornato e già mi devo ricredere. La partita con l'Ucraina (a proposito, per pietà: "Ucràina", non "Ucraìna", ok?) non è stata solo una felice casualità. Abbiamo vinto giocando bene anche coi crucchi.
Che bello vederli tornare, anzi restare, a casetta, dopo le stronzate scritte da Der Spiegel e dopo le sozzerie in campo di Ballack, scorretto e supponente -presunto- campioncino. Ora posso finalmente gettare nel cesso i dischi di Blind Guardian e Running Wild (pochi, per la verità) e quelli di Udo (che non ho mai comprato, visto che di Paperino mi basta quello di Walt Disney). Raus!
Per quanto riguarda me ed il mio esilio, ho rafforzato in quattro giorni l'idea che i vecchi sappiano essere dei parassiti come pochi altri. In compenso ho finito un altro libro e giocato con un bambino che, una volta tanto, non si è messo a piangere. I peperoncini in terrazza sono sopravvissuti all'improvvisa siccità dovuta alla mia assenza. Sono anzi più rigogliosi di prima; il che mi dà da pensare sull'effettiva irriconoscenza di chi curi con affetto. Ah, ho anche visto dei bellissimi fuochi d'artificio e sto assistendo in questi giorni alla rinascita sentimentale del mio più caro amico.
Penso non ci sia altro.
Per ora il bicchiere è mezzo pieno.
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